Nuovomondo (2006)
- michemar

- 29 mag 2023
- Tempo di lettura: 4 min

Nuovomondo
Italia/Francia 2006 dramma 1h58’
Regia: Emanuele Crialese
Sceneggiatura: Emanuele Crialese
Fotografia: Agnès Godard
Montaggio: Maryline Monthieux
Musiche: Antonio Castrignanò
Scenografia: Carlos Conti
Costumi: Mariano Tufano
Vincenzo Amato: Salvatore
Charlotte Gainsbourg: Lucy
Aurora Quattrocchi: Donna Fortunata
Francesco Casisa: Angelo
Filippo Pucillo: Pietro
Federica De Cola: Rita
Isabella Ragonese: Rosa
Vincent Schiavelli: don Luigi
Massimo Laguardia: Mangiapane
Filippo Luna: don Ercole
Ernesto Mahieux: dottor Zampino
TRAMA: Inizio '900: la famiglia Mancuso (madre con figlio trentacinquenne, due fratelli minori e una sorella) vende tutto ciò che possiede a Petralia Sottana, un comune nel palermitano, e parte per gli Stati Uniti in cerca di prosperità. Una volta arrivati, i Mancuso vengono parcheggiati a Ellis Island con migliaia di altri emigranti.
Voto 7
La storia è ambientata all'inizio del XX secolo ed ha inizio nella dura vita rurale della Sicilia, dove Salvatore (Vincenzo Amato, attore già presente nell’esordio di Emanuele Crialese, Respiro) un contadino vedovo, soffre con tutta la famiglia di povertà, ricavando ben poco dal lavoro nella campagna di Petralia Sottana nella provincia di Palermo. Sognano tempi e luoghi migliori e l’uomo si affida, come da tradizione locale, alla Madonna dell’Alto, per cui, dopo averle offerto un sasso macchiato di sangue e portato in bocca in segno di sacrificio, si mette in fiduciosa attesa di un segno ben augurante, ipotizzando di partire per l’America. Il segno agognato arriva quando il fratello Pietro (Filippo Pucillo, anche lui nel film d’esordio del regista), muto, ma per motivi più che altro psicologici, gli mostra le foto di ortaggi, frutta e uova americane così enormi da dover essere trasportati a fatica: il Nuovo Mondo è davvero la terra della ricchezza e della felicità! È il momento, è il destino che parla, devono partire vendendo quel poco che hanno e lasciare quelle terre tanto avare. Con il poco ricavato, Salvatore compra qualche scarpa, qualche indumento presentabile e si avviano a piedi e col carro verso il porto da dove partono i bastimenti.

È una marea di povera gente che si ammassa sulla panchina siciliana, gente con il cuore colmo di speranze ma senza quattrini. Si salpa, osservando con sensazioni miste di tristezza e aspettative quelli che restano a salutarli. Chissà come sarà il futuro, ma senz’altro migliore di quella vita senza prospettive. A bordo sono tanti gli italiani ammassati sul ponte e nella stiva, tra cui, stranamente, una giovane signora inglese, Lucy (Charlotte Gainsbourg), alquanto spaesata e piuttosto reticente sul suo passato. In mezzo a tanta povera gente disperata, ella pare una signora istruita e forse una benestante decaduta, sembra una ex nobile, partita anche lei per chissà quali motivi. Ma chiaramente sbandata e alla ricerca di un uomo che possa in qualche modo sposarla per poter ottenere il permesso di entrare e stabilirsi negli USA. Il viaggio è lungo e per qualcuno non molto tranquillo, l’attesa di attraccare a New York è fervente e nel frattempo Salvatore promette a Lucy che la sposerà appena possibile, in modo da regolarizzare la loro posizione. Una volta giunti a destinazione, sono accolti e ammassati nel luogo dove vengono sbarcati tutti i migranti, a Ellis Island, dove vengono messi in quarantena e in attesa dei controlli sanitari e mentali (!). I test non sono così semplici per i contadini poveri e non scolarizzati provenienti dalla Sicilia: il loro destino è nelle mani dei doganieri.

Dalle scene della aspra campagna siciliana si passa all’iconica visione della Statua della Libertà, come viene spesso vista e illustrata dai visi dei milioni di migranti che negli anni si sono mossi dall’Europa, dall’America del Sud e dall’Estremo Oriente. Quel monumento alla libertà e alla dignità dell’uomo è un simbolo ma è anche un traguardo agognato, almeno per quelle persone che riescono a superare i controlli dell’ingresso in quella terra desiderata. Lì si realizzano oppure si infrangono i sogni dei derelitti: i grattacieli che spiccano verso il cielo fanno esaltare l’attonito Salvatore che desidera, in quel momento, di vivere tra le nuvole.
La storia scritta e portata sullo schermo da Emanuele Crialese non segue i canoni tradizionali ma si rifugia, come per una salvezza dell’immaginario e delle speranze, in un’opera a tratti onirica, con svolazzi che cercano poesia, non sempre riusciti, ma che si fanno apprezzare per le belle intenzioni. Il massimo si raggiunge in un enorme galleggiamento in un liquido bianco latteo: è non è la terra dell’abbondanza? È anche una sottile storia d'amore, attraverso il corteggiamento trattenuto di Salvatore verso Lucy. Il regista intreccia la dura realtà con queste immagini magiche e fantastiche, aggiungendo un tocco di stravaganza e di sogno alla storia. L’operazione di Crialese si attua con raffinati dettagli, evitando di raccontare ancora una volta le solite storie di migrazione, senza sentimentalismo, piuttosto con minimalismo, con l’evidente ignoranza dei poveri contadini, mai derisi ma anzi inquadrati come vittime impotenti del destino. Sceneggiatura scarna, dialoghi fatti di sguardi furtivi, anche per non mostrare l’arretratezza che li abita. Ancora di più evidenziata dalle imbarazzanti domande che pongono loro gli agenti che li hanno selezionati.

È un film che sviluppa, come un intenerito ed emozionato fotografo, le immagini del mondo degli immigrati, facendoci venire in mente quello che hanno dovuto sopportare i nostri antenati all’inizio del ‘900, attraversando l’oceano nella speranza della nuova vita nel nuovo mondo. Crialese è perfetto nel catturare quei sentimenti di terrore, incertezza, eccitazione e dubbio.
Film duramente reale in una confezione onirica, in cui ancora una volta la camera da presa mette a fuoco - oltre alla famiglia protagonista, a Salvatore dagli occhi buoni ma infuocati dalla forte volontà, alla vecchia mamma (la sempre brava ed espressiva Aurora Quattrocchi) che deve subire l’amarezza del rimpatrio, non ritenuta idonea – la figura di una donna, misteriosa e incompiuta, così come era accaduta per l’incompresa Grazia di Respiro e come si ripeterà nel bellissimo L’immensità. Charlotte Gainsbourg è perfetta per un ruolo così arcano con quel suo viso sempre inesplicabile.
Se si ha pazienza e si dedica la giusta attenzione, è un film che si fa amare.

Riconoscimenti
2006 - Festival di Venezia
Leone d'Argento - Rivelazione a Emanuele Crialese
Premio Pasinetti al miglior film a Emanuele Crialese
Premio FEDIC a Emanuele Crialese
Premio CinemAvvenire a Emanuele Crialese
Premio SIGNIS a Emanuele Crialese
Segnalazione Cinema for UNICEF
2007 - David di Donatello
Migliore scenografia
Migliori costumi
Migliori effetti speciali visivi
Candidatura miglior film
Candidatura miglior regia
Candidatura migliore sceneggiatura
Candidatura miglior produttore
Candidatura migliore attore protagonista a Vincenzo Amato
Candidatura miglior fotografia
Candidatura migliore montaggio
Candidatura miglior sonoro
Candidatura Premio Film Commission Torino Piemonte a Emanuele Crialese
Candidatura Premio David Giovani a Emanuele Crialese














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