Oltre il giardino (1979)
- michemar

- 13 feb 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 9 dic 2023

Oltre il giardino
(Being There) Germania/USA 1979 commedia 2h10’
Regia: Hal Ashby
Soggetto: Jerzy Kosinski (romanzo)
Sceneggiatura: Jerzy Kosinski
Fotografia: Caleb Deschanel
Montaggio: Don Zimmerman
Musiche: Johnny Mandel
Scenografia: Michael D. Haller
Costumi: May Routh
Peter Sellers: Chance, il giardiniere
Shirley MacLaine: Eve Rand
Melvyn Douglas: Benjamin Rand
Jack Warden: Presidente "Bobby"
Richard Dysart: dr. Robert Allenby
Fran Brill: Sally Hayes
Donald Jacob: David, il maggiordomo
Richard Basehart: Vladimir Skrapinov
TRAMA: Chance ha vissuto sempre presso l’uomo che l'ha accolto da bambino: è buono, sa solo di giardinaggio e il resto lo conosce unicamente attraverso la Tv. Quando muore il suo benefattore e gli eredi lo buttano sulla strada, viene accolto in casa di un ricchissimo finanziere, consigliere del Presidente. Le sue frasi sul giardinaggio sono credute profonde metafore, ed eccolo al centro dell'attenzione economico-politica.
Voto 8

Anche se l'ultimo lavoro di Peter sellers è stato un altro film, Il diabolico complotto del dottor Fu Manchu (1980), questo è considerato il canto del cigno del grande attore. Basato sul romanzo di Jerzy Kosinski (qui autore della sceneggiatura), il film fu molto amato da Sellers, che era affascinato dal protagonista del libro, l’umile giardiniere Chance. Si narra che dopo averlo letto, l'attore inviò allo scrittore un telegramma che diceva: “Disponibile nel mio giardino o fuori” con a fianco il numero di telefono.

Peter Sellers deve aver influito molto sulla lavorazione del film, che è misurato e originale anche per gli standard di quegli anni ‘70. La storia è semplice: dopo la morte del benestante signore anziano, proprietario della bella casa in cui viveva il protagonista, che lo aveva accolto sin da bambino da chissà da quale provenienza, il suo giardiniere un po’ ritardato Chance (non è, come si suol dire un idiot savant: è un vero idiota, puro di cuore perché privo di qualsiasi sapere e dunque di qualsiasi malizia), viene scambiato per il padrone di casa dai due legali che si sono presentati e che devono porre in vendita l’immobile. Lui è meravigliato e perplesso dalla situazione creatasi e, non avendo altri punti di riferimento, non capisce esattamente cosa gli spetti fare. Si ritrova quindi fuori di casa dopo aver fatto la valigia (una lussuosa confezione di coccodrillo, in cui ha messo i suoi elegantissimi abiti che una volta erano del padrone di casa) e vaga per la città per un giorno intero, con valigia, ombrello, doppiopetto gessato, cappotto di classe, cappello e fame. Scacciato e senza meta, preda anche delle piccole gang del quartiere.

La sua passione maniacale è sempre stata guardare la televisione, unica sua fonte di formazione ma non di informazione, dato che non ha mai imparato a leggere e scrivere, sempre rintanato in quella casa e curando esclusivamente il bel giardino. Tanto poi ci pensava la cameriera a servire i pasti al padrone e a lui, senza mai perdere di vista i televisori di casa: ne riceveva in regalo dal suo benefattore uno per ogni stanza e cambiava continuamente canale senza mai capire molto di ciò che andava in onda, ma imitando i gesti delle istruttrici di ginnastica da camera. Nel girovagare per le strade di Washington si ferma incantato davanti alla vetrina di un rivenditore di televisori da cui una telecamera inquadra i passanti e proietta l’inquadratura su un grande schermo: affascinato e rapito da tale miracolo fa un passo indietro e scende dal marciapiede, restando leggermente ferito da una limousine che sta facendo manovra. È la lussuosa auto che porta in giro Eve (Shirley MacLaine), la consorte del potente ed influente uomo d’affari Benjamin Rand (Melvyn Douglas), la quale, preoccupandosi di soccorrere il malcapitato, lo porta nella sua fastosa e grandiosa villa per farlo visitare dal dottor Robert Allenby, lì costantemente presente per le ormai precarie condizioni di salute del signore di casa. A bordo osserva: “È come guardare la televisione. Solo che puoi vedere molto oltre.” Accolto con estrema gentilezza e disponibilità dai signori e dalla numerosissima servitù, come un misterioso ospite sconosciuto ma sicuramente di alto lignaggio e di prestigiosa professione, con chissà quale preparazione culturale, Chance borbotta alcune frasi casuali come suo solito che vengono però interpretate come acute osservazioni sulla condizione umana.

Sbalordisce i padroni di casa per la sua semplicità e saggezza e riesce a confortare e far migliorare l’umore di Rand, la cui grave malattia sta peggiorando di giorno in giorno, chiama tutti per nome con una confidenza che disarma e a causa dell’ennesimo equivoco viene scambiato per un fine esperto di economia. Le frasi ingenue di Chauncey Gardner (ora tutti lo chiamano così avendo frainteso la sua presentazione “giardiniere”) che parlano di semplice giardinaggio vengono interpretate come sapienti aforismi, metafore intelligenti che rapportano il lavoro della terra alle importanti decisioni politiche e sociali, che paiono straordinari parallelismi tra le stagioni astronomiche e i cicli economici-finanziari. Tutti ne restano ammaliati, persino il Presidente degli USA che si è recato in visita all’ammalato e che lui chiama Bobby (Jack Warden). Lo cercano la stampa e la TV, tutti vogliono udirlo e dedurre ciò che lui invece non ha alcuna intenzione di dire, se non le banali osservazioni imparate dalla televisione e dedotte con la sua attività di giardiniere. Arrivando al punto che l’apparente sagacia di un uomo che non è mai andato oltre il giardino e che limita le proprie osservazioni alla cura delle piante, mette continuamente in ridicolo i veri sapienti, o presunti tali.

Inevitabile che anche la bella padrona di casa, Eve, ne rimanga attratta, anche fisicamente. Le sequenze degli incontri privati tra i due sono tra le più divertenti dell’intero film, specialmente quando lui continua a ripetere “Mi piace guardare”. Si riferisce, ovviamente, alla sua amata TV ma viene creduta una scelta sessuale che spinge la donna ad un atto di autoerotismo in una scena degna forse solo di Billy Wilder. Strepitosa la Shirley MacLaine che si masturba appassionatamente per gli occhi di lui, interessato però inesorabilmente solo allo schermo televisivo. Perché egli non conosce nemmeno il piacere, è creatura asessuata il cui sguardo non equivale alla lussuria. Tutt’altro. In verità, lui è un foglio di carta, ma carta bianca, su cui non è scritto nulla e tutti leggono qualcosa, anzi, quello che vogliono, che vogliono che sia scritto. In questa maniera, la sua candidezza mette in evidenza solo l’idiozia degli altri. Chissà, forse senza di lui non sarebbe arrivato Forrest Gump, o per lo meno lo ha preceduto alla grande. E senza l’immenso Peter Sellers forse non sarebbero stati coltivati personaggi “fuori giardino” come quelli di Sacha Baron Cohen, pur nel distinguo dei due risultati.

Cosa se ne può dedurre? Che niente, non c’è nulla da fare: in un mondo di raggiri e di doppiezza di convenienze e di falsità, la genuinità e la purezza d’animo di un uomo candido non è creduta e non è ritenuta credibile, per cui chi circonda e ascolta il nostro protagonista lo intende intelligente e preparato, una voce da prendere ad esempio, da seguire come un guru, capace di influenzare decisioni di primaria importanza in campo politico e di scelte di gestione dell’economia nazionale.
In mano ad altri registi il film avrebbe corso il rischio di trasformarsi in una parabola sciocca o in una fiacca satira sulla credulità umana, ma la sapiente regia di Hal Ashby, con la sua atmosfera tranquilla e invernale, e la favolosa a tratti surreale recitazione di Peter Sellers creano un film delicatissimo, privo di intenzioni didascaliche o sarcastiche, merito anche di un copione spesso esilarante giocato su infiniti equivoci verbali. Una volta l'attore ebbe a dire: “Non ho affatto una personalità. Sono un camaleonte. Quando non recito un ruolo non sono nessuno”. L'attore interpreta il ruolo con un inaudito stile impassibile, un altro dei folli personaggi della sua straordinaria galleria.
Un irresistibile film sul malinteso, sul vero/falso.

Magica e surreale la scena finale, durante i funerali del magnanimo defunto, quando i politici presenti, trasportando la bara, manovrano contro il Presidente ipotizzando una eventuale candidatura alla Casa Bianca proprio di Chance (!) e Eve lo cerca con lo sguardo notando che si sta allontanando. Lui sta passeggiando nell’infinito parco della enorme proprietà e si avvicina ad un laghetto dominato dalla gigantesca abitazione. Aggiusta un alberello sulla riva (chi meglio di lui?) e si incammina sulla superficie dell’acqua, comminandoci sopra come Gesù.
Perché Chance è davvero un uomo semplice e senza malizia. Perché è un povero di spirito. Perché “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.” (Matteo 5,1-12)

Riconoscimenti
1980 - Premio Oscar
Miglior attore non protagonista a Melvyn Douglas
Candidatura miglior attore protagonista a Peter Sellers
1980 - Golden Globe
Miglior attore in un film commedia o musicale a Peter Sellers
Miglior attore non protagonista a Melvyn Douglas
Candidatura miglior film commedia o musicale
Candidatura migliore regia
Candidatura miglior attrice in un film commedia o musicale a Shirley MacLaine
Candidatura migliore sceneggiatura
1981 - Premio BAFTA
Migliore sceneggiatura
Candidatura miglior film
Candidatura miglior attore protagonista a Peter Sellers
Candidatura miglior attrice protagonista a Shirley MacLaine






Commenti