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Oltre le regole - The Messenger (2009)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 26 ott 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

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Oltre le regole - The Messenger

(The Messenger) USA 2009 dramma 1h53’


Regia: Oren Moverman

Sceneggiatura: Alessandro Camon, Oren Moverman

Fotografia: Bobby Bukowski

Montaggio: Alex Hall

Musiche: Nathan Larson

Scenografia: Stephen Beatrice

Costumi: Catherine George


Ben Foster: serg. Will Montgomery

Woody Harrelson: cap. Tony Stone

Samantha Morton: Olivia Pitterson

Jena Malone: Kelly

Eamonn Walker: col. Stuart Dorsett

Yaya DaCosta: Monica Washington

Peter Francis James: dr. Grosso

Steve Buscemi: Dale Martin


TRAMA: Un sottufficiale americano lotta con un dilemma etico quando si accorge di sentirsi coinvolto con la vedova di un ufficiale caduto in guerra.


Voto 7

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Durante un dispiegamento in Iraq, il sergente dell'esercito americano Will Montgomery (Ben Foster) viene ferito a causa di un ordigno esplosivo e torna negli Stati Uniti per riprendersi dalle ferite più gravi, tra cui all'occhio e alla gamba. Ha ripreso la relazione con la fidanzata di lunga data Kelly (Jena Malone) nonostante lei ora sia fidanzata con un altro uomo che Will conosce. Con i pochi mesi di servizio che gli restano prima del congedo, l'esercito lo assegna al Casualty Notification Team della sua zona. È la squadra che ha uno dei più ingrati compiti in patria: notificare la morte di un militare alla sua famiglia. Non avendo esperienza nel campo specifico, ed in particolare di consulenza, psicologia o gestione del dolore, non è sicuro di essere adatto a questo lavoro. Viene affidato, per questo penoso compito, ad un soldato di carriera, il capitano Tony Stone (Woody Harrelson), il quale intuisce la situazione ed il carattere del giovane, soprattutto le difficoltà che avverte e quindi si assume il compito di insegnargli il protocollo necessario per svolgere efficacemente il lavoro.

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Gli spiega i pericoli psicologici e quelli del coinvolgimento e mentre Will impara rapidamente grazie alle prime notifiche adattandosi alla gamma di emozioni dei parenti che incontra, si trova però impreparato alla reazione di una di questi familiari, Olivia Pitterson, il cui marito è stato ucciso in Iraq. Il suo primo incontro con la donna lo porta a voler conoscerla meglio, il che potrebbe rappresentare certamente non la migliore posizione nei suoi confronti. Nonostante sia un alcolizzato in via di guarigione, il più esperto Tony cerca di guidarlo nel miglior modo possibile nelle circostanze più particolari come questa.

La sceneggiatura scritta dallo stesso regista (qui all’esordio) e da Alessandro Camon si rivela molto solida e incisiva, asciutta, senza inutili orpelli di sentimentalismi e retorica, con dialoghi perfetti, applicata da una regia attenta a far recitare i bravissimi attori quasi in sottrazione, badando all’essenzialità. Più che un dramma convenzionale che affonda comunque le mani nella tragedia delle notifiche e delle reazioni dei familiari interessati, il film si porta dietro il duro linguaggio bellico e l’asciuttezza della dialettica tra militari. Esemplare, a questo scopo, la prima parte dell’opera, in cui si ammira appunto come i due protagonisti si scambiano le impressioni e chiariscono il loro compito.

“Andiamo solo a notificare, non a fare le veci di Dio!” Il capitano Tony Stone (un ottimo Woody Harrelson, nominato per questa parte agli Oscar) è laconico: il sergente Will Montgomery, reduce dalla lunga degenza dopo essere saltato sopra una mina, deve ubbidire agli ordini del colonello Stuart Dorsett. Il capitano, lo si capisce immediatamente, è un tipo tosto: “So cosa stai pensando” gli dice a muso duro al primo incontro, “Stai pensando: che cazzo, sono un fottuto eroe di guerra, decorato, a tre mesi dal congedo e mi sbattono nella squadra degli Angeli della Morte. Ho un cercapersone, un discorso precotto e un ufficiale pazzo con cui fare surf in un cazzo di Oceano del Dolore”. “Più o meno” risponde Will. E infatti, portare il dolore nelle case dei congiunti non è un gioco da ragazzi. “Lo faccio io” afferma sicuro Will alla seconda notifica. E l’altro: “Ok. Allora infila la mano nei pantaloni, afferra una manciata di palle e fallo come si deve!”.

Duro, eh? Sembra l’incipit di un film di guerra durante l’addestramento preliminare ed invece siamo già oltre, siamo lontano mille miglia dalle battaglie, ma qui siamo sempre in guerra, una specie diversa di guerra. Da qui si intuisce anche come non sia stato facile il lavoro di un regista al suo primo impatto dietro la camera da presa, che invece si presenta in grado di mettere a nudo l’anima di un personaggio con precisione e compassione. Si rivela, cioè, capacissimo di saper gestire la situazione in cui si devono aprire le ferite inflitte dalla guerra e non sul campo di battaglia, ma nei cuori delle famiglie dei soldati che non sono mai tornati a casa, bussando alla porta delle case dove i genitori, le mogli e i mariti attendono notizie buone ed invece ricevono quella peggiore. “Nel nostro lavoro, non esiste un cliente soddisfatto” è una frase del tutto esplicativa.

Alcune scene sono davvero coinvolgenti e lo si spiega considerando che ci sono sei notifiche nel corso del film - tra cui quella con il personaggio di Steve Buscemi che è devastante, essendo l’attore nei panni di un genitore che esplode di rabbia per aver perso suo figlio – e per aumentare la spontaneità, Oren Moverman non ha sempre detto in anticipo a Harrelson e Foster come avrebbero reagito i parenti. Le raccomandazioni del comando militare sono chiare: niente abbracci o contatti fisici, niente campanelli che suonano (solo bussare) e assolutamente niente fraternizzare con chi è affranto. Ma quando l'ultima regola viene rapidamente infranta perché Will stringe un legame sempre più stretto con la neo vedova Olivia (l'eccellente Samantha Morton), che ora sta crescendo un figlio da sola, la trama prende un’altra piega ed apre un altro fronte nella narrazione.

Ogni componente è positivo ai fini della riuscita dell’operazione artistica: oltre alla già menzionata e ottima regia, alla performante sceneggiatura a quattro mani, gli attori sono tutti da elogiare, iniziando dal sempre bravo Woody Harrelson sino a Ben Foster, capace spesso di acuti eccellenti nella carriera, e terminare alla sempre trascurata Samantha Morton, attrice che riesce sempre a dare un forte impronta ai suoi personaggi.

Film che coinvolge ed emoziona, che fa capire anche quanto sia inutile e stupida la guerra, foriera solo di morte e drammi familiari.

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Riconoscimenti

2010 - Premio Oscar

Candidatura per il miglior attore non protagonista a Woody Harrelson

Festival di Berlino 2009

Orso d'Argento per la miglior sceneggiatura

Peace Film Award


 
 
 

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