Tutto in un giorno (2022)
- michemar

- 9 set 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 27 set 2024

Tutto in un giorno
(En los márgenes) Spagna/UK 2022 dramma 1h43’
Regia: Juan Diego Botto
Sceneggiatura: Juan Diego Botto, Olga Rodríguez
Fotografia: Arnau Valls Colomer
Montaggio: Mapa Pastor
Musiche: Eduardo Cruz
Scenografia: Josep Amorós
Costumi: Wanda Morales
Penélope Cruz: Azucena
Luis Tosar: Rafa
Christian Checa: Raúl
Aixa Villagrán: Helena
Ame Aneiros: Diego
Font García: Germán
Adelfa Calvo: Teodora
Juan Diego Botto: Manuel
Nur Al Levi: Alejandra
TRAMA: Azucena ha ventiquattro ore per evitare che lei e la sua famiglia vengano sfrattate di casa. Rafa è un avvocato dedito a difendere le vittime di pignoramento, dovrà scegliere se rintracciare la madre di un bambino in affido, o focalizzarsi su sua moglie incinta. Teodora è una anziana malata in cerca di suo figlio per dirgli addio prima che la sua condizione peggiori gravemente.
Voto 7, 5

Venezia 79 – Sezione Orizzonti
Il regista e attore Juan Diego Botto nei pochi minuti dell’apertura ci mostra velocemente le tre figure su cui è imperniato il suo film, andando prima in un ordine, che poi inverte alla seconda passata e nel seguito diventa un vortice sempre più sovrapposto e concentrico, facendo sfiorare a pochi metri di distanza i tre personaggi tra loro e tra gli altri. C’è Azucena (la più smagliata e trascurata Penélope Cruz mai vista) una donna struccata e vestita alla men peggio con gli occhi gonfi di sonno perduto per le preoccupazioni e lacrime trattenute per un pelo. Sta preparando la caffettiera che non vuole sapere di avvitarsi, tanto da farla volar via. È chiaro che le angosce che l’angustiano sono pesanti e che non possono farla star tranquilla. È il mattino di un giorno molto difficile perché, con il lavoro precario che ha presso un supermercato e il marito Manuel che lavora alla giornata come operaio edile, le rate del mutuo sono diventate insostenibili alla luce della crisi economica che non fa vivere più nessuno. Entro la sera devono sistemare le pendenze con la banca che ha ipotecato l’appartamento e se la situazione non si accomoda l’indomani ci sarà lo sfratto esecutivo da parte della polizia.

Subito dopo possiamo notare una coppia (Rafa ed Helena) che sta organizzando la giornata: lui (Luis Tosar) è un avvocato (verrebbe da dire “delle cause perse”) che occupa gran parte del suo tempo per le persone povere e disagiate bisognose di assistenza legale, trascurando spesso il figliastro adolescente – che tra l’altro deve portare urgentemente a scuola per la partenza dei bus della gita a cui tiene tanto – ma soprattutto la moglie incinta, che proprio quella mattina deve fare il fastidioso esame di amniocentesi riguardante la gestazione della bimba che ha in grembo. Ci si rende immediatamente conto che lui vuol fare mille cose e tutte contemporaneamente, tutte nella stessa giornata, finendo immancabilmente per fallirle quasi tutte. È troppo generoso, troppo disponibile, ma non si accorge – o meglio, lo sa bene – che così allontana la moglie che ha bisogno di più presenza e aiuto da parte sua.

Poi c’è l’anziana Teodora che telefona incessantemente al figlio che non vede da mesi, il quale però non risponde mai. Con calma, in seguito, scopriremo che lui, Germán, si vergogna per aver visto fallire il suo negozio, rilevato con i soldi dei genitori. Da allora è sparito dalla circolazione e lavora quando lo prendono al volo per una giornata da muratore. È sul luogo di lavoro, nel palazzo in costruzione che incontra Manuel (il regista Juan Diego Botto) che cerca di fargli migliorare il cattivo umore e lo sollecita a rispondere finalmente alla madre preoccupata. Ed invece no, ad ogni squillo corrisponde la respinta della chiamata. Lui non può minimamente immaginare che la madre è sul punto di compiere l’estremo gesto per la vergogna dello sfratto imminente dalla casa di cui non è più in grado di pagare le rate del mutuo e vuole vedere per l’ultima volta l’amato figlio.

Tutto intorno un brulicare di altri problemi e di povera gente che si riunisce per darsi e farsi forza, per fare resistenza passiva e civile a tutti gli sgomberi richiesti dalle banche. La crisi morde i polpacci della finanza e dell’economia reale e chi viene stritolato è sempre il più debole. Ed intanto Rafa corre da un punto all’altro della città per risolvere il caso dell’immigrata che vive con la sua piccola che viene trovata sola dalla polizia (lei fa più di un lavoro al giorno) e per questo è portata via dalla assistenza sociale. Rafa è alla caccia infruttuosa della donna per poterla ricongiungere alla figlia, è dietro ad altri casi umani che necessitano del suo intervento, ha un importante appuntamento del suo ufficio legale e lo sbriga in un minuto per strada incaricando un giovane collega e, da non dimenticare, deve accompagnare o almeno aspettare all’ospedale la moglie preoccupata per l’importante accertamento. Troppo. Troppi impegni per un uomo che non si accorge neanche di passare l’intera giornata senza mangiare e bere, né lui né il figliastro tenuto ormai in ostaggio.

Entro sera Azucena deve aver bloccato lo sfratto. Ma come?
Entro sera Rafa deve aver fatto tutto e lui non pensa se ci riuscirà, sa solo che deve aumentare il ritmo.
Entro sera Germán riceverà un messaggio video della mamma che finalmente lo fa smuovere ma forse è troppo tardi.
Entro sera il destino di molte persone avrà una svolta: positiva o negativa è difficile saperlo.
Un film sulla famiglia, sull’amore e sulla solidarietà. Un conto alla rovescia come un social thriller a cronometro, come la sveglia che suona nella prima scena, per le storie intrecciate di tre protagonisti, che cercano di restare a galla e superare le ventiquattro ore che cambieranno la loro vita. La storia esplora l’impatto della crisi economica sui rapporti personali e come l’amicizia e la solidarietà possano essere d’aiuto per superare i momenti più difficili della vita. Una corsa mozzafiato contro il tempo, ai margini di una grande città. Sembra il Ken Loach più pessimista che abbiamo conosciuto, è la versione spagnola delle premiate opere del regista inglese che non smette di filmare la sua protesta, così come fa in maniera sommessa e commovente l’attore e regista Juan Diego Botto, che è davvero argentino come il suo personaggio (è nato Buenos Aires il 1975) ed è figlio d’arte dell'attore Diego Botto e dell'attrice Cristina Rota, e ha iniziato a recitare già all'età di cinque anni. Tra le sue più recenti interpretazioni lo ritroviamo in The Suicide Squad – Missione suicida e la serie Good Behaviour, in cui interpreta Javier, un affascinante sicario con un codice morale.


Superfluo ribadire l’accorata interpretazione di Penélope Cruz, donna che quando prende a cuore un personaggio, cosa che le capita sempre, è impareggiabile. E in un gruppo di attori molto bene in parte si distingue il sempre più multiforme Luis Tosar, che ce la mette tutta e sa rendere, alla perfezione, umanamente comprensibili i suoi fallimenti familiari dovuti ad eccesso di altruismo: corre, corre, cercando sempre di portare a termine compiti ardui, ragionando poco perché c’è sempre meno tempo a disposizione. A volte le giornate ci sembrano lente, ma a questi personaggi 24 ore non bastano. Il compito dell’esordiente Juan Diego Botto era di descrivere le sfaccettature dei vari personaggi continuamente in fibrillazione, dai risvolti psicologici labili e logorati dagli eventi, e ci riesce benissimo, inquadrandoli da vicino ed estraendo dai loro volti le preoccupazioni e le speranze scarsamente fondate che vanno sempre a cozzare contro leggi inesorabili che, come ben sappiamo, funzionano inesorabili solo contro gli ultimi, con la burocrazia sorda e la finanza che detta i tempi della vita quotidiana. Il regista, su questo piano, diventa implacabile e chiaro tramite le varie sequenze vorticose che crea e a tal proposito lo spiega bene così: “Il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca scrisse che sotto le moltiplicazioni c’è una goccia di sangue. Lui si riferiva alla realtà che esiste dietro ai numeri e alle statistiche, e questo film dà un volto ad alcuni di questi numeri. In Spagna ci sono 41.000 sfratti all’anno, più di cento al giorno. Il film esplora l’impatto della crisi economica sulle relazioni di coppia, e tra genitori e figli. E all’interno di ciò, il ruolo delle madri come garanti dell’amore e del benessere della famiglia.”

Riconoscimenti
Premio Goya 2023
Candidatura al migliore attore protagonista a Luis Tosar
Candidatura alla migliore attrice non protagonista a Penélope Cruz
Candidatura al migliore regista esordiente
Candidatura al migliore attore rivelazione a Christian Checa
Candidatura alla miglior canzone originale a Eduardo Cruz e Rozalén per “En los márgenes”






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