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Operation Finale - Operazione Finale (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 set 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 5 ott 2022


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Operazione finale

(Operation Finale) USA 2018 biografico 2h2’


Regia: Chris Weitz

Sceneggiatura: Matthew Orton

Fotografia: Javier Aguirresarobe

Montaggio: Pamela Martin

Musiche: Alexandre Desplat

Scenografia: David Brisbin

Costumi: Connie Balduzzi


Oscar Isaac: Peter Malkin

Ben Kingsley: Adolf Eichmann

Mélanie Laurent: Hanna

Nick Kroll: Rafi Eitan

Joe Alwyn: Klaus Eichmann

Lior Raz: Isser Harel

Haley Lu Richardson: Sylvia Herman

Michael Aronov: Zvi Aharoni

Peter Strauss: Lothar Hermann

Ohad Knoller: Ephraim Ilani

Torben Liebrecht: Yaakov Gat

Pêpê Rapazote: Carlos Füldner

Greta Scacchi: Vera Eichmann


TRAMA: Negli anni Sessanta, l'agente segreto del Mossad Peter Malkin rintracciò e catturò Adolf Eichmann, SS-Obersturmbannführer del Reich durante la Seconda guerra mondiale e criminale di guerra, che sfuggì al processo di Norimberga e fece perdere le sue tracce in Argentina. Dopo la sua cattura venne processato e condannato a morte in Israele per genocidio e crimini contro l'umanità.


Voto 7,5

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Diverse volte il cinema ha prodotto film sulla cattura e sui processi dei responsabili della Shoah, tutti attenti alla fedele ricostruzione storica. Forse il più famoso, girato come un asciutto e spietato legal thriller perché puntava essenzialmente, come un giallo giudiziario, sul punto di vista processuale, resta Vincitori e vinti (Il processo di Norimberga) di Stanley Kramer, mentre altri hanno raccontato con precisione la caccia partita soprattutto da parte degli israeliani per rintracciare gli ufficiali nazisti fuggiti e sparsi su tutta la terra, specialmente in Sud America. I primi, subito dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale e dopo l’insediamento nel nuovo Stato, si prefissarono l’obiettivo di catturare e giustiziare tutti i maggiori responsabili dell’enorme crimine. Il film è proprio uno di questi: una accurata e minuziosa ricostruzione di come il Mossad agì in Argentina - stato che in qualche modo proteggeva l’anonimato di quelle persone, sia per una certa connivenza sia per convenienza politica - per rapire e processare Adolf Eichmann, il maggior responsabile dell'Olocausto, colui che aveva ed organizzato la logistica dei lager tedeschi, scappato dalla Germania al termine del conflitto. Come indica la didascalia che si legge nel film, tra il 1939 e il 1945, i nazisti uccisero oltre dieci milioni di “nemici dello stato”, sei dei quali ebrei europei. Alla fine della guerra, Hitler, Himmler e Goering sfuggirono alla giustizia. Togliendosi la vita. Altri responsabili dell’Olocausto svanirono nel nulla, sottraendosi al giudizio del tribunale di Norimberga. Dieci anni dopo molti avevano già smesso di chiedersi dove fosse finito il capo dell’Ufficio Affari Ebraici delle SS Adolf Eichmann.

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Per iniziare a dare un giudizio e scrivere sul film avrei potuto fare a meno di questa rituale introduzione cominciando semplicemente col dire che, pur essendo al corrente dai vari apprezzamenti già dati da altri appassionati, mi ha davvero sorpreso positivamente andando oltre le attese personali. Il motivo è che, e va chiarito subito, il regista Chris Weitz, noto per ben altri generi (il simpaticissimo About a Boy – Un ragazzo oppure, il mio preferito, Per una vita migliore [recensione]), ha firmato un film riuscitissimo. Prima di tutto per l’eccezionale ricostruzione storica, ambientale e cronachistica, poi per la sceneggiatura di Matthew Orton scritta oltremodo bene ed infine per la interpretazione dei bravi attori. Un cocktail straordinario che ha costituito le basi per l’eccellente risultato del film.

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Cominciando dalla ricostruzione, è notevole la scenografia, la scelta dei luoghi e la sequenza delle varie scene, premiate ed esaltate dalla fotografia Javier Aguirresarobe, ricca di colori con una leggera tonalità seppiata. Pare di assistere ad un film dell’epoca ma con la indispensabile tecnica oggi a disposizione. I tempi serrati, i dialoghi avvincenti, i personaggi ottimamente descritti e seguiti, la composizione temporale delle azioni degli uomini inviati dal Mossad fanno sì che la trama diventi avvincente sin dopo i primi minuti, serviti al regista per introdurci nel momento storico e motivazionale, per spiegar bene l’atmosfera che regnava in Israele in quegli anni. Il contributo apportato poi dagli attori, una squadra ben assortita di primi attori e comprimari di buon livello, è stato sicuramente determinante. Oscar Isaac non è nuovo a personaggi d’azione e tormentati e rende il suo Peter Malkin (praticamente un eroe rimasto pressocché sconosciuto i più) un bel personaggio, con un doloroso ricordo che porta nell’anima e che viene fuori lentamente e soprattutto nel momento più delicato e drammatico della storia. Acconto a lui una vivace e determinata Mélanie Laurent e il simpatico Nick Kroll entrambi sempre efficaci. Ma un elogio a parte lo merita Ben Kingsley per il suo ruolo antipatico e difficile da rendere: il terribile “architetto”, come fu definito, del sistema di distruzione della razza ebrea, Adolf Eichmann. La difficoltà di saperlo rappresentare a cavallo tra un ufficiale fiero e altezzoso, responsabile e testimone dell’immane eccidio, e l’uomo che ha il coraggio – quasi immediatamente dopo la cattura – di dichiarare le proprie generalità e una vaga ammissione degli errori del terzo Reich (ma è davvero sincero? qui sta il sottile gioco della complessa personalità dell’uomo su cui gioca la regia di Chris Weitz), quella difficoltà era severa e di notevole impegno recitativo. Ben Kingsley supera con grande maestria ogni ostacolo e offre ancora una volta una prestazione straordinariamente pregevole, di altissima qualità, degna solo di un grande attore.

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Se il film piace i motivi sono facili da individuare: una storia vera interessante e appassionante, una missione sulla carta piena di enormi ostacoli in cui solo una organizzazione di altissimo addestramento (unita alla enorme voglia di giustizia/vendetta che animava gli israeliani) come il Mossad poteva riuscire, la magnifica interpretazione di Oscar Isaac e Ben Kingsley e i duetti determinanti della sceneggiatura tra Malkin e Eichmann, la perfetta ricostruzione dell’intera vicenda. Un film avvincente che sorprende anche per la precisione della narrazione. Dal primo all’ultimo minuto, alla pari di un thriller.

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I titoli di coda chiariscono per chi non conosce la Storia: “Adolf Eichmann è stato impiccato il 1° giugno 1962, essendo stato giudicato complice nel genocidio di sei milioni di persone. Il suo corpo è stato cremato in un forno costruito per l'occasione e le ceneri sparse in mare, per privarlo di una dimora fissa in cui riposare. Il processo è stato trasmesso in mondovisione. È stata la prima testimonianza oculare dell'Olocausto a essere vista da tutto il mondo. Malkin parlò della missione a sua madre solo dopo molto tempo, poco prima che lei morisse. Le sue ultime parole furono: ‘Sapevo che non avresti dimenticato Fruma.’ Peter Malkin è morto nel 2005, lasciando moglie e figli.Fruma era la dolcissima sorella dell’agente, che fu barbaramente uccisa in un bosco dai soldati nazisti e il ricordo che portava dentro di sé era la molla che lo spingeva nell’attività affidatagli, che lo accompagnava sempre, anche nei momenti più cruciali della missione argentina.

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Per la minuziosa scrittura non solo dell’azione degli agenti ma anche dei legami che si erano instaurati tra il famigerato personaggio e le autorità locali e il particolare rapporto che nacque tra l’ufficiale nazista e Malkin, relazione chiave che produsse un patto e una promessa e risolse un grave momento di impasse nella missione, si può affermare con sicurezza che il regista Chris Weitz ha fatto un ottimo lavoro e ha diretto con sicurezza e maestria l’eccellente cast. Teniamo presente che il processo contro Adolf Eichmann fu il primo mai trasmesso in TV, mettendo al corrente tutta l’opinione pubblica mondiale, tra la commozione dei diretti interessati e dei parenti dei sopravvissuti e lo sbigottimento dei cittadini di ogni nazione. Speriamo come monito per il futuro.




 
 
 

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Il Cinema secondo me,

michemar

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