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Operazione sottoveste (1959)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Operazione sottoveste

Titolo originale

Operation Petticoat

Produzione

USA 1959

Genere

commedia

Durata

2h4’

Regia: Blake Edwards

Sceneggiatura: Stanley Shapiro, Maurice Richlin

Fotografia: Russell Harlan

Montaggio: Ted J. Kent, Frank Gross

Musiche: David Rose, Henry Mancini

Scenografia: Alexander Golitzen, Robert E. Smith

Costumi: Bill Thomas

 

Cary Grant: comandante Matt T. Sherman

Tony Curtis: tenente Nicholas Holden

Joan O’Brien: tenente Dolores Crandall

Dina Merrill: tenente Barbara Duran

Gene Evans: capo Molumphry

Richard Sargent: guardiamarina Stovall

Virginia Gregg: maggiore Edna Heywood

Robert F. Simon: capitano J.B. Henderson

Robert Gist: tenente Watson

Gavin MacLeod: Ernest Hunkle

 

TRAMA: Durante la Seconda Guerra Mondiale, un comandante si ritrova bloccato in un sottomarino fatiscente, un vicecomandante imbroglione e un gruppo di infermiere dell’esercito

 

VOTO 6,5



Sorpreso dalla travolgente avanzata delle forze armate giapponesi, un sommergibile americano mezzo scassato, comandato da un ufficiale sempre più incredulo e da un ufficiale in seconda truffaldino, carico di capre, partorienti e ausiliarie e dipinto di rosa (il colore dell’antiruggine perché non c’è stato il tempo di riverniciarlo), vaga per l’Oceano alla ricerca della salvezza. Attaccato da una nave nemica, per far credere di essere stato affondato lascerà dietro di sé una scia di biancheria intima maschile e femminile. Il suo equipaggio diventa l’idolo della marina americana.



Solo Blake Edwards era capace di girare un film così. E difatti succedono cose imprevedibili e improbabili, con un cast che vede in cima alla piramide due attori che più simpatici non potevano essere.



Cary Grant, per esempio, offre una delle sue interpretazioni più raffinate e ironiche, incarnando il comandante Matt T. Sherman con un equilibrio perfetto tra rigore militare e umorismo sottile. Le recensioni americane e internazionali hanno spesso sottolineato come la sua performance sia stata fondamentale per il successo della commedia di Edwards, contribuendo a trasformare una satira militare in un classico del genere.



Appare come un ufficiale apparentemente inflessibile, ma capace di adattarsi con sorprendente flessibilità alle situazioni più assurde: dal dover gestire un sottomarino rattoppato e dipinto di rosa, all’imbarco di un gruppo di infermiere che sconvolge la routine dell’equipaggio. La sua recitazione si distingue per il consueto charme sornione, una qualità che gli americani hanno sempre amato in lui, e che in questo film si fonde con una vena comica misurata ma irresistibile.



Invece, nel ruolo del tenente Nicholas Holden, Tony Curtis sfodera una performance che ha segnato una svolta nella sua carriera, consacrandolo come uno dei volti più brillanti della commedia americana degli anni ‘50. Il suo personaggio, un ufficiale di marina più abile nel contrabbando e nella diplomazia da retrovia che nelle manovre militari, è l’antitesi perfetta del rigido comandante interpretato da Cary Grant. E proprio in questo contrasto nasce gran parte della verve comica del film.



Formidabile è la sua capacità di incarnare con naturalezza un tipo di comicità più estroversa e moderna, in netto contrasto con l’eleganza trattenuta dall’altro. La sua interpretazione fu definita “canagliesca” ma irresistibile, e la sua presenza scenica ha contribuito a rendere credibile e divertente la trasformazione del sottomarino Sea Tiger in un’improbabile arca rosa carica di infermiere e guai.



La chimica tra i due è la carta vincente del film: i due attori rappresentano due stili comici opposti ma complementari e il loro duetto ha dato vita a una delle coppie più riuscite della commedia americana dell’epoca.



In un contesto narrativo che gioca con i ruoli di genere, le convenzioni militari e l’assurdità della guerra, Grant riesce a mantenere il suo personaggio credibile e umano, anche nei momenti più farseschi. La sua battuta finale, pronunciata con orgoglio nonostante l’umiliazione apparente del sottomarino ros (Possiamo esser rosa ed essere vivi grazie a un reggiseno, però siamo vivi!) è emblematica del tono del film: dissacrante ma profondamente umano.



Con Blake Edwards non si scherza: si scherza sempre. È il cinema veramente brillante americano.



Riconoscimenti

Oscar 1960

Candidatura miglior sceneggiatura originale

Golden Globe 1960

Candidatura miglior commedia

Candidatura miglior attore protagonista in commedia a Cary Grant



 
 
 

Commentaires


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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