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Ovosodo (1997)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 25 mag 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

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Ovosodo

Italia 1997 commedia 1h40’


Regia: Paolo Virzì

Sceneggiatura: Francesco Bruni, Paolo Virzì, Furio Scarpelli

Fotografia: Italo Petriccione

Montaggio: Jacopo Quadri

Musiche: Battista Lena, Snaporaz (Carlo Virzì)

Scenografia: Sonia Peng

Costumi: Francesca Sartori


Edoardo Gabbriellini: Piero Mansani

Marco Cocci: Tommaso Paladini

Nicoletta Braschi: prof.ssa Giovanna Fornari

Claudia Pandolfi: Susy Susini

Regina Orioli: Lisa

Gianna Giachetti: prof.ssa Maresca

Pietro Fornaciari: Nedo Mansani

Barbara Scoppa: Bianca Nesi Mansani

Alessio Fantozzi: Ivanone Mansani

Monica Brachini: Mara

Paolo Ruffini: Nicola Gargani


TRAMA: Piero è uno dei tanti ragazzi che abitano nel popolare quartiere di Ovosodo, periferia di Livorno. Trova un'amica nella sua professoressa Giovanna, che gli sta sempre vicino e gli presta i capolavori della letteratura che lui legge avidamente.


Voto 6,5

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Dopo i primi film d’esordio, La bella vita ma soprattutto Ferie d’agosto, che lo avevano fatto conoscere al grande pubblico, Paolo Virzì ebbe modo di sfondare e farsi apprezzare perfino a Venezia, vincendo il Gran Premio Speciale della Giuria, con una commedia molto attinente a quella cosiddetta all’italiana, almeno di quegli anni. Perché, come lo stesso regista affermava: “Non mi pare tanto allegro e non lo definirei un film comico. È una vicenda travagliata, un po’ melodramma e un po’ tragedia. Se ci si pensa bene, racconta di uno talmente sfigato…”.

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Definizione che delinea il contenuto, quello di un giovane proletario, Piero, che abita nel quartiere periferico di Livorno chiamato come il titolo e che divora libri, corre dietro alle ragazze, ma è vittima dei condizionamenti di classe. Uno scossone nell’ambiente della commedia nostrana, che fa divertire e riflettere ancora oggi a tanti anni di distanza. Argomento, tra l’altro, che è stato spesso il filo conduttore delle opere di questo regista.

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Edoardo Gabriellini fu una rivelazione e peccato che in seguito non abbia avuto il successo come merita, distinguendosi in ogni caso nel terzo film firmato da Luca Guadagnino, il bellissimo Io sono l’amore. Da citare anche, oltre alla già affermata Nicoletta Braschi, due attrici che ebbero modo di farsi notare ed iniziare una importante carriera: Regina Orioli e principalmente Claudia Pandolfi.

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La sceneggiatura, che è d’autore, lascia qualche graffio, come è nello stile di Virzì: “La felicità è la malattia degli imbecilli”.


Riconoscimenti

1997 - Festival di Venezia

Leone d'argento - Gran premio della giuria a Paolo Virzì

Premio Pasinetti a Edoardo Gabbriellini

1998 - David di Donatello

Migliore attrice non protagonista a Nicoletta Braschi

Miglior sonoro

Candidatura miglior film

Candidatura miglior regia

Candidatura migliore sceneggiatura

Candidatura migliore montaggio


 
 
 

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