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Padre e figlio (1994)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 25 feb 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

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Padre e figlio

Italia/Francia/Belgio 1994 dramma 1h35’


Regia: Pasquale Pozzessere

Sceneggiatura: Pasquale Pozzessere, Roberto Tiraboschi

Fotografia: Bruno Cascio

Montaggio: Carlo Valerio

Scenografia: Cinzia Di Mauro


Michele Placido: Corrado

Stefano Dionisi: Gabriele

Enrica Origo: Angela

Carlotta Jazzetti: Anna

Giusy Consoli: Valeria


TRAMA: Genova, metà degli anni '90. Corrado è un ex operaio che rimpiange la fabbrica ed è costretto, per tirare avanti, a fare il guardiano notturno. Per suo figlio Gabriele, invece, il problema del lavoro non si pone neanche: il suo è un presente da vivere alla giornata, senza alcuna prospettiva.


Voto 6,5

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Ogni volta che ci si accinge a scrivere del non sempre facile rapporto tra padre e figlio forse ci si ripete, si replicano schemi già letti, già conosciuti. Quando il maschietto di casa diventa grande e ragiona in maniera indipendente, cercando una certa indipendenza di azione e pensiero, lo scontro con il padre diventa una guerra di personalità, un duello che il cinema e il teatro (quello antico greco lo ha studiato a fondo, anche nei confronti della madre) esaminano come fosse un trattato di psicologia non solo familiare ma riguardante l’intera umanità. Che siano conflitti generazionali diventa una retorica scontata, ma moltissime volte si scontrano due caratteri, che rispecchiano le esperienze vissute. Diventa perfino pleonastico parlarne. Basterebbe questa trama.

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Tornato dal servizio militare, Gabriele trova un lavoro grazie al padre Corrado, ex operaio dell'Ansaldo di Genova. Gabriele però litiga con il caporeparto e viene licenziato. Questo fatto riacutizza i dissapori tra padre e figlio. Il giovane, poi, trova lavoro in una sala giochi dove conosce Valeria, un transessuale e per partire con lei tenta di rubare in casa del padre che lo sorprende. I due hanno una violenta colluttazione, ma poi sembrano riappacificarsi.

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In poche righe e in una breve sinossi, c’è la sintesi di ciò che potrebbe capitare per riassumere la guerra psicologica di cui si parla: da un lato chi si sta sacrificando per amore e dovere, dall’altro chi non ha ancora capito e scelto la propria strada. E non è semplice portare sulla carta una sceneggiatura e poi sullo schermo queste sensazioni, questo scontro, ma è un dovere per un autore provarci con impegno. Per esempio, qui, al suo secondo film dopo Verso Sud, Pasquale Pozzessere dimostrò di appartenere di diritto alla schiera dei giovani registi emergenti: già fattosi notare con quell’esordio significativo, in questa buona occasione ha la capacità di leggere tra le righe da lui stesso scritte con Roberto Tiraboschi, cosicché il suo diventa uno sguardo oggettivo che va oltre i nodi della sceneggiatura.

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Allora, la trama diventa la storia comune – che ogni volta diventa speciale - di una famiglia operaia, ridotta a padre e figlio che lottano contro l'insensatezza, la frustrazione espressa in modi diversi e l'incapacità di capirsi. Avendo a disposizione due ottimi attori, capaci di “leggere” l’essenza, esplode la chimica sullo schermo tra Michele Placido e Stefano Dionisi, molto bravi, i quali fanno davvero questo film, senza trascurare la buona prova che offre anche il resto del cast.

 
 
 

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