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Padre padrone (1977)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 3 nov 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 6 mag 2023


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Padre padrone

Italia 1977 biografico 1h54’


Regia: Paolo e Vittorio Taviani

Soggetto: Gavino Ledda (romanzo)

Sceneggiatura: Paolo e Vittorio Taviani

Fotografia: Mario Masini

Montaggio: Roberto Perpignani

Musiche: Egisto Macchi

Scenografia: Gianni Sbarra

Costumi: Lina Nerli Taviani


Omero Antonutti: Efisio Ledda

Saverio Marconi: Gavino Ledda

Marcella Michelangeli: la madre

Fabrizio Forte: Gavino bambino

Stanko Molnar: Sebastiano

Nanni Moretti: Cesare

Gavino Ledda: se stesso


TRAMA: Gavino, un bambino sardo, studierebbe volentieri, ma a sei anni il padre già lo strappa dalla scuola per fargli fare il pastore. Un sopruso dopo l'altro (con tanto di botte), Gavino cresce. Va militare e comincia a leggere. Aiutato da un amico, riesce a farsi una cultura. Ma la lotta con il padre continua: finirà quando i due si scontreranno sul piano fisico e il giovane avrà la meglio. Gavino studia, va all'università e si laurea.


Voto 8

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In una delle ultime edizioni del Festival di Cannes sono scoppiate roventi polemiche riguardanti la partecipazione al concorso e alla proiezione dei film nati, prodotti e programmati solo per le piattaforme on line, ma queste discussioni non sono state le prime nella storia dell’evento. Se risaliamo al 1977 scopriamo che il film vincitore della Palma (e anche dell’ambito Premio FIPRESCI, quello della stampa internazionale) fu un film che era nato e girato come sceneggiato (come si diceva allora, oggi fiction) per la TV pubblica, la Rai. I fratelli Paolo e Vittorio Taviani infatti avevano realizzato probabilmente il loro miglior film della loro lunga attività di autori.

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Traendo spunto da un romanzo autobiografico dello scrittore sardo Gavino Ledda, i Taviani girarono una dura storia familiare di grande impatto sociale e di forte risonanza per il contenuto. Una storia potente che sollevò anche molte polemiche da parte della popolazione sarda, che vedeva la loro terra e la loro gente trattata non benissimo. Ma la polemica infuriò anche a Cannes, dove il presidente della giuria, Roberto Rossellini, si impuntò tanto affinché la Palma andasse a questo film, nonostante i vari pareri contrari. E fu un trionfo, comunque, anche per l’apprezzamento della critica ufficiale e per il grande valore artistico della pellicola, che rappresentò una svolta nella carriera dei due registi. Grandissima la recitazione degli attori, in primis quella di Omero Antonutti che così cominciò una notevole carriera di attore di film impegnati.

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Il film è una attenta osservazione e una vigorosa narrazione ambientata in una terra che è già di per sé ricca di colori, suoni e perché no di odori forti, una storia amara e psicologicamente violenta (anche fisica), con al centro un giovane mansueto dominato da un padre invasivo, padrone della vita dei suoi familiari, duro come una roccia sarda. Nel giovane Gavino, che il padre-padrone vuole sfruttare come strumento della sua attività di pastore, c’era uno spirito silenzioso ma indomito di ribellione e di libertà che lo porterà dalla ignoranza più assoluta fino alla cattedra universitaria.

Grande cinema!

Festival di Cannes 1977

Palma d'oro

Premio FIPRESCI

Festival di Berlino 1977

Grand Prix

David di Donatello 1978

David speciale

Nastri d'argento 1978

Miglior regia

Miglior attore esordiente a Saverio Marconi


 
 
 

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Il Cinema secondo me,

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cinefilo da bambino

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