Parla con lei (2002)
- michemar

- 10 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 mag 2023

Parla con lei
(Hable con ella) Spagna 2002 dramma 1h52'
Regia: Pedro Almodóvar
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
Fotografia: Javier Aguirresarobe
Montaggio: José Salcedo
Musiche: Alberto Iglesias
Scenografia: Antxón Gómez
Costumi: Sonia Grande
Javier Cámara: Benigno Martín
Darío Grandinetti: Marco Zuluaga
Leonor Watling: Alicia
Rosario Flores: Lydia González
Geraldine Chaplin: Katerina Bilova
Paz Vega: Amparo
Caetano Veloso: se stesso
Pina Bausch: ballerina del Caffè Müller
TRAMA: Benigno e Marco sono due uomini molto diversi, uniti dal destino e dalla imprevista lunga convalescenza delle donne che amano o di cui comunque si occupano: Lydia e Alicia. La clinica El Bosque li vedrà fianco a fianco vivere una esperienza comune, tra passato e futuro, e scoprire un'amicizia e sentimenti non comuni a tutti.
Voto 7,5

Benigno è un infermiere. Nella clinica El Bosque si prende cura di Alicia, una ballerina entrata in coma a causa di un incidente stradale. Nello stesso ospedale è ricoverata Lydia, una donna torero ferita da un toro, anche lei in coma e fidanzata di Marco, uno scrittore quarantenne. Benigno ricorda di aver incontrato Marco durante uno spettacolo di Pina Bausch. Un giorno lo ferma per parlare un po' e da quel momento nasce un'intensa amicizia. Nelle ore passate tra le mura della clinica, le vite dei quattro personaggi si intrecciano e gli avvenimenti del passato, del presente e del futuro conducono Benigno, Marco, Lydia e Alicia verso il loro insospettabile destino.

Ci sono molti film disponibili su donne che parlano tra loro, ma i film che raccontano conversazioni profonde e significative tra uomini sono una rarità. La pellicola è uno di questi film insoliti, con Benigno e Marco che sviluppano un legame potente a causa delle loro circostanze comuni. Parlano con le loro donne in coma, ma, con sempre maggiore frequenza, iniziano a fare affidamento l'uno sull'altra. Potrebbe esserci un elemento di omoerotismo qui, almeno da parte di Benigno. È vergine e non è sicuro dei suoi sentimenti. È ossessionato da Alicia (a un livello che suo padre trova inquietante), ma ci sono momenti in cui la sua amicizia con Marco sembra insolitamente intensa. Benigno è chiaramente un individuo disturbato dai suoi problemi personali del passato, avendo trascorso 20 anni a prendersi cura di una madre costretta a letto prima di spostare la sua attenzione su Alicia. Alcune delle scene più significative su di lui sono i flashback, che lo mostrano spiare la ballerina da lontano prima di trovare il coraggio di avvicinarsi a lei. Il passato di Marco è meno inquietante, ma ha lasciato profonde ferite emotive.

Gli attori hanno l'equilibrio e la capacità di trasmettere i loro personaggi. Il ritratto di Javier Cámara offre un individuo che è allo stesso tempo ingenuo e allarmante. È il tipo di persona verso cui siamo naturalmente solidali, ma di cui siamo anche diffidenti. Il Marco di Dario Grandinetti è più diretto, un uomo che è stato segnato ma inizia a riscoprire se stesso attraverso i suoi rapporti con Lydia e Benigno. Forse il lavoro di recitazione più difficile appartiene a Leonor Watling, che è costretta a trascorrere gran parte del film in coma (e spesso nuda). Pedro Almodovar ottiene tutti i dettagli giusti, dalla danza di Alicia alla corrida di Lydia all'allattamento di Benigno. Come è marchio di fabbrica del regista, intreccia momenti di umorismo (di una varietà che a volte rasenta l'assurdo in una situazione come questa) nell'arazzo complessivo che è drammatico. Infatti, ci troviamo davanti ad un dramma di grande potenza, eppure alcuni potrebbero erroneamente pensare di aver visto una commedia. Il regista riesce anche a concludere il film con una nota di speranza.

Premiato con l'Oscar per la sceneggiatura dello stesso Pedro Almodóvar, è un grido per dichiarare il bisogno di amare, di donarsi a qualcuno che va oltre di noi. Pur conservando una parte della brillantezza quasi da commedia del lavoro precedente (Tutto su mia madre), il Pedro de La Mancha scivola verso una fase più moderata e regolare, ma anche più malinconica e potremmo forse perfino affermare sconcertante, per come sceglie di “zittire” le sue amate protagoniste femminili in questa storia.

Un’altra svolta rilevabile e rilevante di questo film rispetto al passato la notiamo a proposito della struttura di stile classico, soprattutto se la raffrontiamo con il tipico “disordine” a cui ci aveva abituato, emblema della sua visione fantasiosa e gioiosa sia del cinema che della vita in generale. Infine, è d’obbligo notare che stavolta i personaggi principali sono maschili e non come sempre femminili: il regista li mette al centro della nostra attenzione prima mostrando come reagiscono in maniera differente davanti allo spettacolo affascinante del ballo di Pina Bausch, poi per come loro cercano di dialogare con le donne della vita, entrambe in coma.
La musica di Alberto Iglesias e la eccezionale presenza di Pina Bausch e di Caetano Veloso aumentano il tasso di qualità del film, sicuramente tra i migliori del grande regista spagnolo.

2003 - Premio Oscar
Miglior sceneggiatura originale
Candidatura miglior regista
2003 - Golden Globe
Miglior film straniero






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