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Per niente al mondo (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 2 feb 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 28 nov 2023


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Per niente al mondo

Italia 2022 dramma 1h45’


Regia: Ciro D'Emilio

Sceneggiatura: Ciro D'Emilio, Cosimo Calamini

Fotografia: Salvatore Landi

Montaggio: Gianluca Scarpa

Musiche: Bruno Falanga

Scenografia: Antonella Di Martino

Costumi: Veronica Fragola


Guido Caprino: Bernardo

Boris Isaković: Elia

Irene Casagrande: Giuditta

Antonio Zavatteri: Sergio

Diego Ribon: Stefano

Antonella Attili: avvocato di Bernardo

Josafat Vagni: Armando

Valentina Carnelutti: fisioterapista

Samuele Teneggi: Mattia


TRAMA: Bernardo è un uomo affascinante, di successo, pieno di amici, sempre alla frenetica ricerca della sua libertà. Per un brutto scherzo del destino un giorno tutto cambia e si ritrova di fronte a una scelta: accettare quello che è successo o diventare un altro, per riprendersi quello che la vita gli ha tolto. Una decisione dalla quale non potrà tornare indietro, per niente al mondo.


Voto 7

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Dopo il buonissimo esordio, Un giorno all'improvviso (2018), Ciro D’Emilio si ripete qualitativamente con questo film dall’aria rarefatta del nordest italiano con personaggi che sin dalle prime sequenze appaiono spinti da sincera amicizia e che trascorrono ogni momento libero assieme in giro e nei locali, bevendo e mangiando da veri intenditori, spinto dal protagonista Bernardo che è un molto più di un cuoco. È uno chef esigente con sogni crescenti che ama la cucina come un’arte, pieno di iniziativa e compagnone specialmente con i suoi due amici più intimi: un politicante del luogo che aspira a diventare sindaco del paese e un piccolo imprenditore. Più che amici di vecchia data, complici di tante avventure che si frequentano da sempre anche con le famiglie. Bernardo sogna in grande, vede nei pensieri l’ampliamento della sua attività, con clienti facoltosi e uno staff in cucina, tenuto sotto la sferza della sua severità professionale, preparato ed efficiente, di cui controlla – come si esige da ogni chef degno del termine – ogni particolare con precisione. La sua mania è il giusto dosaggio degli odori, importanti per dare ad ogni piatto il gusto che pretende. Un uomo, oltre che di carattere forte e deciso, di presenza fisica, che si impone. Vive, ma vede poco, solo con la figlia adolescente e che sia vedovo lo dimostrano le visite al cimitero.

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Tutto sembra che debba andare ancora meglio per la sua vita imprenditoriale, ma il destino lo aspetta al varco in maniera inopinata e terribile il giorno in cui, mentre sta dedicando finalmente un momento di cura e di vicinanza alla figlia, la polizia bussa alla porta di casa con un mandato di arresto e di perquisizione. La meraviglia dell’uomo è immaginabile, come capiterebbe ad ognuno di noi colti così di sorpresa: cosa sarà mai successo per essere sospettato di essere addirittura il capo di una piccola banda che compie rapine? Cosa c’entra lui? Chi mai lo ha indicato? Situazione così assurda – anche e soprattutto perché la rapina è avvenuta nella casa di uno dei suoi due amici intimi - che non ha neanche il modo e il tempo di reagire se non protestando debolmente, soprattutto a causa della meraviglia e dello spavento. Comunque, nel capo di qualche ora è sicuro che dimostrerà la sua totale estraneità e innocenza. Ed invece la sua vita subisce una svolta pesante e difficile da sopportare. Viene incarcerato e passa un anno in cella con uno slavo che cerca di alleviare la permanenza inculcando la necessaria pazienza e filosofia per poter sopravvivere una ingiustizia di tale portata. Lui resiste solo all’idea di uscire, tornare dalla figlia abbandonata all’improvviso e tornare alla sua amata attività, magari ricominciando a cercare i capitali necessari per realizzare il sogno interrotto.

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Se il film sembrava puntare per mostrare lo scorcio difficile della vita carceraria, si stravolge quando finalmente Bernardo torna in libertà e il compagno di cella, uscito anch’egli, vedendo le prevedibili difficoltà per reimmettersi nella vita e trovare soprattutto i soldi da investire nel nuovo ristorante, gli suggerisce un piano criminoso per incominciare a sperare nel futuro. Una piccola rapina e via, solo una. Ed invece, lui ha bisogno di ben altro. Ma la delusione maggiore viene prima di tutto dai suoi amici: il rapinato non lo crede davvero innocente e non lo vuole incontrare più, l’altro, diventato ormai sindaco, si dice vicino a lui ma solo a parole e non riesce ad essere più quello di una volta. Bernardo è solo e disperato, deluso dalla giustizia italiana, dal destino amaro, dall’umanità assente delle false amicizie, buone solo in tempi buoni. Il mondo è contro di lui. Tocca compiere un’altra azione, decisiva e risolutiva, vada come vada, tanto è tutto perso.

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Non mi hanno tolto un anno, mi hanno tolto l’anima!” continua a ripetere. E lo si può capire. Era un professionista di valore nel suo campo ma l’errore marchiano del sistema giudiziario lo ha ridotto ad un animale ringhioso, solo, senza soldi, ferito nell’intimo, con le rovine della vita precedente che non esiste più. L’ingiusto carcere sembrava un incubo, ma anche ora lo sembra e venirne fuori non è facile. Tutto ciò viene mostrato con grande talento da Ciro D’Emilio, che utilizza primi piani per scavare nella mente, nelle piccole espressioni intense del duro viso di Bernardo, nei lunghi momenti di riflessione arrabbiata, nei sospiri che esprimono solo intenti di rivalsa, nei silenzi rivolti all’orizzonte, nel campo lungo rivolto alla piatta campagna, nelle battute prima felici e spensierate, poi in quelle schiumanti rancore verso il mondo che lo ha reso vittima. Meriti di vario tipo attribuibile anche ad un interprete di notevole recitazione, intensa e carica di emozioni che partono dall’animo di Guido Caprino, un attore che aveva già dimostrato talento in vari palcoscenici (teatro, televisione e cinema) ma che qui coglie l’occasione per una dimostrazione chiara del suo potenziale. Attore maturo e preparato, siciliano di origine che qui parla un veneto ineccepibile. È su di lui che si regge il film, praticamente dal primo all’ultimo istante, in ogni scena, prima divertito e qualificato intenditori di vini fino al punto da indovinarne l’annata, poi silenzioso rabbioso come una belva ferita che deve porre rimedio. Notevole anche il partner di azione, Boris Isaković, che con il suo italiano denso di accento balcanico è il perfetto compagno di cella e di disavventure, fino al finale che più tragico non si poteva immaginare. Si era partiti con una bottiglia di spumante in un locale notturno buio e musicato ad alto volume e si finisce in un bagno di sangue sul ciglio di una strada con l’urlo della sirena di un’autoambulanza.

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Un uomo di successo che si trova sull’orlo dell’abisso deve decidere se fare un passo indietro e accettare l’amaro calice del destino oppure affrontare a petto nudo il mondo per cercare il rispetto della sua vita. Sentimenti contrastanti e forti che nascono da un errore giudiziario che porta un uomo dal punto più alto della sua vita a cadere come purtroppo è successo a non poche persone. Un uomo che aveva tanto e ora non ha più neanche la fiducia nelle sfere più intime, trovando ostacoli anche nelle persone che una volta erano vicine, cioè i valori che sembra normalmente inattaccabili. E il cinema, che, non dimentichiamo, parla della vita quotidiana per metafore ed è la fotografia della verità che viviamo tutti i giorni, questa volta ci pone, tramite il film di Ciro D’Emilio, la domanda: cosa si è disposti a fare per recuperare quello che hai perso. Nella storia di cronaca molto simile che è accaduta veramente e da cui ha preso lo spunto il film non c’è il finale che qui si vede, ma qui è servito per ragionarci su e per offrire riflessioni. “La mia vita è come se fosse un film in VHS. Questi stronzi hanno rubato il telecomando e l’hanno lasciato in pausa. Hai presente quando escono le strisce sullo schermo? Va bene, quando esco schiaccio play e vaffanculo a tutti.

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Perché, per niente al mondo, Bernardo rinuncerebbe a ciò che faticosamente e con merito aveva costruito fino a quel momento della sua vita, deragliata per colpa degli altri, di uno sbaglio non a lui imputabile, che ha scatenato una reazione sbagliata altrettanto, mai giustificabile. Ma chi lo ripaga?

Buonissimo film, regista interessante, interprete bravissimo.

Il cinema italiano ogni tanto dà segni eccellenti di vitalità.



 
 
 

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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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