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Piano piano (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 giu
  • Tempo di lettura: 4 min
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Piano piano

Italia 2022 dramma 1h24’

 

Regia: Nicola Prosatore

Sceneggiatura: Nicola Prosatore, Antonia Truppo, Francesco Agostini, Davide Serino

Fotografia: Edoardo Carlo Bolli

Montaggio: Marco Signoretti

Musiche: Francesco Cesari

Scenografia: Gaspare De Pascali, Brunella De Cola

Costumi: Giuseppe Ricciardi

 

Dominique Donnarumma: Anna

Giuseppe Pirozzi: Peppino

Antonia Truppo: Susi

Giovanni Esposito: Totonno

Antonio De Matteo: il Mariuolo

Massimiliano Caiazzo: Ciro

Lello Arena: Don Gennaro

Brunella Cacciuni: Sabrina

 

TRAMA: In una palazzina periferica, destinata a scomparire per una sopraelevata, Anna, 13 anni, sogna di crescere in fretta. Tra i trucchi rubati alla madre e le ore al piano, sa che su di lei pesano aspettative irrealizzate. L’incontro con il timido Peppino e il temuto Mariuolo del quartiere la spingerà oltre l’infanzia, verso il futuro

 

VOTO 6,5

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Determinante è, come spesso accade, l’ambiente, dove il fato che uno nasce, dove vive, dove, soprattutto, cresce e quindi ne estrae la mentalità e il modo di concepire come la vita va affrontata e vissuta. Questo ambiente è un piccolo universo che sembra staccato dal resto del mondo. Sì, le inquadrature, specialmente finali, che Nicola Prosatore - tanti lavori per la TV e qui esordiente – dedica dall’alto (con l’ormai immancabile drone senza il quale pare non si possa girare più nulla) al panorama circostante, mostrano che quel posto è un piccolo agglomerato di case “sgarrupate” lontane dalla città e dai suoi centri satelliti. È come se la vita di quegli abitanti sia circoscritta forzatamente in quel luogo: né si entra né si esce. Tranne che nel precipitoso finale.


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Napoli, quindi, è lontana ma il Napoli è nella testa, sia per le speranze di uno scudetto sempre sognato (Maradona docet), sia per le scommesse clandestine che girano i condomini della piazzetta gestite dal piccolo boss del quartiere, Don Gennaro (Lello Arena). Tutti sperano nella vittoria di entrambe le attività, con la speranza di cambiar vita. Lì vive Anna (Dominique Donnarumma), un’adolescente che si esercita al piano elettrico continuamente, interrompendo per le fughe truccata come una vera signorina con i trucchi della mamma Susi (Antonia Truppo), a sua insaputa, per cui quando torna, si ferma sul pianerottolo davanti alla bacheca della Madonna non per pregare ma per cancellare rossetto e liner. Osserva tutto dalla finestra della cameretta e nota il giovanotto prepotente, longa manus di Don Gennaro, Ciro (Massimiliano Caiazzo) che se la fa con la fanatica Sabrina (Brunella Cacciuni) ma che non disdegna di provarci con lei, sicuramente la più carina del luogo ma soprattutto la più appetitosa essendo la nuova preda da conquistare.


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Lei è attratta solo da Peppino (Giuseppe Pirozzi), figlio di Totonno (Giovanni Esposito), tutti alle dipendenze, ovviamente, del boss. Nel frattempo, c’è un personaggio scomodo, da far partire o addirittura eliminare, pur di farlo sgomberare dalla catapecchia di lamiere dove staziona momentaneamente. È il Mariuolo (Antonio De Matteo) ricercato da tutti: burbero, barbone, mette paura a chiunque, tranne che ad Anna, incuriosita, attratta, curiosa fino a spingerla a recarvisi con Peppino che gli porta da mangiare. In quel posto irregolare da tutti i punti di vista, eppure, c’è un’anima bella, Anna, l’unica che avrà il coraggio di parlare e guardare negli occhi chiari del Mariuolo e farsi rispettare, almeno per il fatto che gli ricorda la figlioletta che ha abbandonato chissà da quanto tempo per sparire dalla circolazione.


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Quasi inconsciamente, Anna sa affrontare anche la spavalda Sabrina, comincia a flirtare con il timido Peppino, tiene testa alla mamma Susi da cui si sente comunque protetta e spera di librarsi in volo verso una vita migliore. Magari l’occasione sarà lo sgombero che il Comune ha ordinato per far abbattere quei ruderi per far spazio ad una sopraelevata progettata da tempo, sfidando gli abitanti decisi a non mollare: dove sono le case promesse da anni e mai assegnate? Benvenuti al Sud!


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La sceneggiatura a quattro (anche la Truppo ci ha messo le mani, compagna del regista) ridisegna gli anni ‘80 napoletani, le musiche di Raf (Self Control), gli abiti, il 10 di Maradona, le speranze di un popolo eternamente sognatore, tutto allo scopo di una storia che è davvero, più che mai, di formazione, mettendo da parte la camorra come va di moda oggi ma invece investendo sui personaggi, le loro emozioni, le debolezze, le speranze, la sfide quotidiane. Perché lì, in quel luogo, si campa alla giornata e quando capiterà di “sistemare” la situazione fattasi complicata, scatterà il primo vero bacio e la fuga di chi deve scappare per davvero, dopo lo sgarbo di disobbedienza.


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Giochi di luci forti e penombre, come i pensieri che attraversano i personaggi, macchina da presa che inquadra le cose giuste e nel modo appropriato, attori, giovanissimi o maturi, che si muovono molto ben diretti, senza forzature nella recitazione. Un esordio, quello di Nicola Prosatore, delicato ma allo stesso tempo crudo e realistico, partendo dal punto di vista della protagonista che vive un periodo di vita positivo, emozionante, anche doloroso se vogliamo, che il regista ha voluto raccontare in prospettiva vincente. O, meglio ancora, positivo come il carattere di Anna.



Nell’anno della trama arriva il primo scudetto del Napoli (poteva un napoletano non inserire la festa in azzurro?) ma credo sia anche un buon esordio registico vincente e, se lo schema della fuga durante un grosso festeggiamento è un espediente classico e tanto sfruttato, coreograficamente va bene lo stesso, purché ogni personaggio trovi finalmente la sua strada. Lo sgombero? Chissà. Adda passa’ ‘a nuttate!


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Riconoscimenti

Nastro d’argento 2023

Premio Fondazione Claudio Nobis per Massimiliano Caiazzo

Candidatura al miglior soggetto

Candidatura al miglior casting director



 
 
 

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