Presunto innocente (1990)
- michemar

- 15 apr 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 mar 2024

Presunto innocente
(Presumed Innocent) USA 1990 thriller 2h7’
Regia: Alan J. Pakula
Soggetto: Scott Turow (romanzo)
Sceneggiatura: Frank Pierson, Alan J. Pakula
Fotografia: Gordon Willis
Montaggio: Evan A. Lottman
Musiche: John Williams
Scenografia: George Jenkins
Costumi: John Boxer
Harrison Ford: Rusty Sabich
Brian Dennehy: Raymond Horgan
Raúl Juliá: Sandy Stern
Bonnie Bedelia: Barbara Sabich
Paul Winfield: giudice Larren Lyttle
Greta Scacchi: Carolyn Polhemus
John Spencer: det. Lipranzer
Joe Grifasi: Tommy Molto
Tom Mardirosian: Nico Della Guardia
TRAMA: Il viceprocuratore capo Rusty Sabich ottiene l'incarico di indagare sull'omicidio della collega Carolyne Polhemus, con cui in passato ha avuto una turbolenta relazione extraconiugale. Ma, durante le indagini, i sospetti ricadono su di lui, e in molti lo ritengono colpevole. Affidandosi al suo acerrimo rivale nel foro, ovvero l'avvocato Sandy Stern, cercherà di difendersi.
Voto 7

Una bella donna trovata violentata e uccisa nel suo appartamento. Un'indagine segreta sulla corruzione della polizia. Un procuratore che si ritrova sul banco degli imputati. Sono gli ingredienti del noir classico di Alan J. Pakula, regista che sa maneggiare temi come questo, che si svolge come un dramma giudiziario e si basa principalmente sulla complessità dei suoi personaggi.

Adattato da Frank Pierson e dallo stesso regista dal romanzo d'esordio di Scott Turow, lui stesso avvocato, lo scrittore ha radicato la sua storia nei dettagli della procedura giudiziaria, dandole solidità e intrighi, ma la vera chiave è la performance centrale di Harrison Ford. Fresco dei successi di Indiana Jones, l’attore era a un punto della sua carriera in cui era (temporaneamente) pronto a dire addio ai suoi giorni da eroe d'azione e cercare ruoli più impegnativi. E difatti il suo procuratore Rusty Sabich ci regala un eroe profondamente conflittuale, quasi al punto di essere antipatico, ossessivo e spesso sgradevole, ma la cui disperazione, quando viene accusato ingiustamente, attira tutta l’attenzione e tutta la comprensione dello spettatore. È un uomo difficile ma molto umano, qualcuno con cui ci si può identificare quando la sua esistenza è minacciata.

L'ossessione di Rusty è incentrata su Carolyn (Great Scacchi), una collega i cui alti principi trova scoraggianti anche se la sua ambizione lo impressiona. La donna è un personaggio complesso, che, per esempio, mette da parte questi suoi principi per andare a letto con un uomo sposato, ma che ben presto si annoia della loro relazione. La bella attrice, che purtroppo non è mai stata in grado di capitalizzare la breve celebrità che questo ruolo le ha dato (sicuramente il suo miglior ruolo e la sua più grande occasione), riuscì infatti a far affermare il suo sex appeal con un personaggio da femme fatale dai lati oscuri, in particolar modo nella sua scalata professionale. Tanto da portare Rusty a chiedersi se questo potrebbe essere stato il motivo per cui è stata uccisa.

Una volta che il protagonista si ritrova incastrato, il dramma in aula si concentra su un intelligente controinterrogatorio (Raul Julia brilla come sempre) e sull'analisi delle prove, e il vero focus del film diventa il tema dell'innocenza. Un classico per i thriller americani. Rusty potrebbe non essere colpevole di omicidio, ma è colpevole di aver tradito sua moglie, di molestare Carolyn, di nascondere la loro relazione alla corte e di mettere in generale il proprio benessere davanti a quello di chiunque altro, sollevando non pochi dubbi e domande sul perché questo sia più accettabile per lui che per Carolyn, una donna. Può davvero essere visto come un innocente? La sua sofferenza è la conseguenza naturale dei suoi precedenti fallimenti morali?

Sarà quello sguardo da disorientato che non sa spiegarsi, almeno sul momento, ciò che gli sta succedendo, sarò quell’espressione in cui è imbattibile, certo è che nessuno al mondo è in grado di sostituire un attore come Harrison Ford in quegli istanti e in quelle situazioni, soprattutto se ha alle calcagna un tizio con la grinta ineguagliabile di Brian Dennehy. Che poi è quello che si nota in Frantic, in Witness - Il testimone e in tanti altri film. Il suo personaggio scivola piano piano dal ruolo di investigatore a quello di sospettato da quando si trovano le sue impronte digitali su un bicchiere trovato sulla scena del delitto. Un bel guaio, come in una allucinazione.
Thriller appassionante, non lontano dalle atmosfere hitchcockiane, inquietante e coinvolgente, girato con tutto il solido mestiere di Alan J. Pakula.






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