Prey (2021)
- michemar

- 14 set 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 6 dic 2024

Prey
Germania 2021 dramma/avventura 1h27’
Regia: Thomas Sieben
Sceneggiatura: Thomas Sieben
Fotografia: Andreas Berger
Montaggio: Robert Rzesacz
Musiche: Michael Kamm, Maximilian Stephan
Scenografia: Agi Dawaachu
Costumi: Sophie Klebba
David Kross: Roman
Hanno Koffler: Albert
Robert Finster: Peter
Yung Ngo: Vincent
Klaus Steinbacher: Stefan
Maria Ehrich: Eva
Livia Matthes: Lisa
Nellie Thalbach: Jenny
TRAMA: Roman, alla vigilia delle sue nozze, decide di festeggiare l’addio al celibato con suo fratello e tre amici compiendo una escursione un parco nazionale, dove improvvisamente vengono presi di mira da un misterioso tiratore che dà loro la caccia per ragioni sconosciute. Per gli uomini, inizia una disperata lotta per la sopravvivenza.
Voto 6,5

Avevamo lasciato David Kross nei ricordi del bel The Reader – A voce alta (2008) di Stephen Daldry, giovane partner coprotagonista vicino a Kate Winslet, poi, almeno in Italia, se ne erano perse le tracce se non per una partecipazione al War Horse (2011) di Steven Spielberg. Oggi, dopo diverse apparizioni in film per lo più tedeschi, lo ritroviamo 31enne, quindi uomo fatto, in questo bel film di tensione, protagonista assieme ad altri quattro giovanotti ritrovatisi a loro insaputa e soprattutto malvolentieri al centro di una vicenda oscura ed inspiegabile, nelle vesti scomode di obiettivi. Obiettivi proprio nel senso di essere presi di mira da un fucile di alta precisione in mano a qualcuno che lo sa armeggiare con grande abilità. I cinque uomini, Roman, Albert, Peter, Stefan e Vincent, sono un gruppo di amici che sono stati invitati dal primo a compiere una bella passeggiata in un parco nazionale che in quei giorni ha assunto i meravigliosi colori autunnali: un paesaggio naturale affascinante. Lo scopo è quello di festeggiare in maniera salubre l’addio al celibato di Roman, al posto della solita sbornia in un locale contornati da spogliarelliste, alternativa che rimpiangeranno amaramente.

Son cinque ragazzi molto diversi tra loro dal punto di vista caratteriale e delle professioni che esercitano nella vita, caratteristiche che si noteranno sempre più man mano che la vicenda pericolosa si svilupperà. Perché, come avviene sempre, quando le cose vanno lisce non ci sono discussioni o divergenze di vedute e di comportamento, ma quando invece la situazione è messa male, anzi pessimamente come succede a loro, le discussioni e i litigi degenerano fino ad arrivare allo scontro non solo verbale. L’agitazione e la concitazione dovute alla situazione rendono nervosi e non fanno riflettere prima di parlare e prima di agire. Roman è non solo il festeggiato ma anche il più maturo dei cinque, il più riflessivo e nel prosieguo si manifesta anche colui che prende il comando delle decisioni; Albert è suo fratello, sottomesso ma con qualche segreto scomodo che quando salterà fuori rovinerà il rapporto fiduciario che ha con l’altro; Peter è il più agitato, il meno paziente, il più irruento e litigioso, meglio non averci a che fare; Stefan è il più esperto dei boschi e il migliore nell’orientamento: è lui che li porta con sicurezza in cima ad un picco per poter ammirare la bellezza del panorama della bella giornata di sole che hanno avuto la fortuna di godere; Vincent che è il più debole di tutti, fisicamente e mentalmente, chiaramente origini asiatiche, sin dalle prime difficoltà spera di rientrare presto in auto e tornare a casa, essendo il più fragile emotivamente.

La tragica disavventura in cui il gruppo di giovani si trova ad affrontare, improvvisamente e senza una plausibile motivazione, li sconvolge e li spaventa a morte (letteralmente) e non riuscendo a risalire in auto per scappare da quel luogo divenuto inospitale cercano di trovare rifugio nell’immenso bosco tra gli alberi e gli scoscesi pendii che si nascondono pericolosi: ritirata confusionaria, cadute rovinose, inciampi, infortuni, spari da parte dello sniper nascosto chissà dove. La gita è diventata una fuga precipitosa senza un riparo sicuro, con i primi proiettili che cominciano a colpirli. Il cecchino rivela una mira pressocché infallibile, così precisa che colpisce chirurgicamente dove e come vuole. Loro sono la sua preda (Prey, il titolo originale): un gioco molto pericoloso, che sa tanto di gatto con il topo, che appare purtroppo in trappola. Si riaffaccia alla mente il bellissimo Un tranquillo weekend di paura (1972) di John Boorman, in cui un gruppo di amici decide di navigare in canoa lungo il fiume Cahulawassee in Georgia quando la loro gita si trasforma presto in un incubo. Proprio come questo (che inizia proprio con l’escursione in canoa), con la differenza che lì c’erano abitanti per nulla rispettosi degli ospiti indesiderati, qui un misterioso personaggio che ha la chiara intenzione di ucciderli tutti. Chi sia questa persona e perché si stia scagliando brutalmente sui cinque si scoprirà solo nel prosieguo, in un crescendo di tensione e di uccisioni, che non risparmia neanche le persone che loro avvicinano per chiedere aiuto. Il finale, classico come un western, ci porta al duello decisivo e alla rivelazione che causerà il dissidio tra i due fratelli Roman e Albert. E si rivelano due sorprese non da poco.


Plot interessante, peccato che la sceneggiatura però crei qualche dissonanza e qualche facilitazione per condurre la trama lì dove vuole arrivare, causando alcune perplessità su alcune scelte di sviluppo della storia, mentre la regia del tedesco Thomas Sieben, ancora alle prime armi e con giudizi alterni sui film precedenti, si dimostra adeguata alle circostanze e si rivela senza macchia e senza lodi, diciamo sufficiente. Film nel complesso godibile che non possiede ahimè la spettacolarità del cinema anglosassone o della tetra atmosfera che sanno creare i registi scandinavi, ma che distribuisce una giusta tensione e una buona ansia per tutta la durata, aiutate sin dal principio da una colonna musicale che preannuncia chiaramente l’atmosfera da thriller. Tra gli attori emerge ovviamente David Kross, il più bravo ed esperto di tutti, con ormai una buona esperienza alle spalle, anche se in Italia non si vedeva appunto dai tempi del bel film di Daldry.
Giudizio positivo.






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