Pride and Glory - Il prezzo dell'onore (2008)
- michemar

- 20 mar 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 19 mag 2023

Pride and Glory - Il prezzo dell'onore
(Pride and Glory) USA/Germania 2008 thriller poliziesco 2h10’
Regia: Gavin O'Connor
Sceneggiatura: Joe Carnahan, Gavin O'Connor
Fotografia: Declan Quinn
Montaggio: Lisa Zeno Churgin, John Gilroy
Musiche: Mark Isham
Scenografia: Dan Leigh
Costumi: Abigail Murray
Edward Norton: Ray Tierney
Colin Farrell: Jimmy Egan
Jon Voight: Francis Tierney Sr.
Noah Emmerich: Francis Tierney Jr.
Jennifer Ehle: Abby Tierney
John Ortiz: Ruben Santiago
Frank Grillo: Eddie Carbone
Carmen Ejogo: Tasha
Shea Whigham: Kenny Dugan
Lake Bell: Megan Egan
Manny Perez: Coco Dominguez
Ramón Rodríguez: Angel Tezo
Wayne Duvall: Bill Avery
TRAMA: Ray Tierney, detective della squadra omicidi di New York, si trova a investigare su un caso di corruzione all'interno del dipartimento. Mentre le indagini proseguono, Ray scopre che suo fratello Francis e il suo amico potrebbero essere coinvolti nello scandalo. Ray dovrà scegliere tra la lealtà alla famiglia e quella al distintivo che indossa.
Voto 7,5

Ci sono registi che sanno narrare meglio di altri la cosiddetta retorica americana, spesso dedicata ad imprese personali e sportive mediante forme allegoriche. È il caso di Gavin O’Connor, regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, commediografo e attore di Long Island che ama scavare nelle trame della quotidianità statunitense per raccontare le problematiche dei rapporti dei singoli o dei gruppi familiari con la società. Che sia un ambiente sportivo o criminale o poliziesco poco importa. Il soggetto, per esempio, scritto con il fratello Gregory, possiamo immaginare che voglia essere un omaggio al padre, che era stato un detective della polizia di New York. Il progetto fu portato avanti per molti anni, tra ritardi e sospensioni in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001, che resero poco opportuno, in quel periodo, affrontare il tema della corruzione nel corpo della polizia.

Storie perfettamente adattabili al cinema nel genere noir, le sue storie trovano spazio tramite la drammaturgia, sempre che scelga attori adatti, come perfettamente in questo caso, dove al centro della scena c’è una famiglia che ha prestato tutti i suoi uomini alla polizia. Siamo a New York e un fatto tragico piomba sul corpo degli agenti: la morte di quattro poliziotti in un blitz sospetto, praticamente una trappola, fa esplodere la pentola a pressione che era sulla fiamma da tempo, dato che sia il crimine che i rappresentanti della legge condividono gli stessi interessi, e stavolta devono scendere a patti. Lo stato delle cose si riflette su inevitabilmente sulla famiglia Tierney.

Che succede quando un poliziotto sospetta che il fratello ed il cognato, anch’essi agenti in divisa, siano complici di brutali spacciatori? Che succede se il padre, poliziotto, prima gli dice di scoprire le mele marce e poi lo scongiura di non farlo? Dal massacro di quattro agenti su cui indaga uno dei più sofferti e densi Edward Norton mai visti, inizia un terribile noir che alterna riti domestici di una intera tribù familiare in divisa a spedizioni metropolitane che culminano in momenti di tensione quasi insostenibile. Ed è anche il periodo natalizio, quello adatto appunto ai riti familiari, alle riunioni durante le quali ci si ritrova guardandosi negli occhi ben sapendo cosa pensa o sta architettando l’altro. Ci si ritrova all’eterna guerra tra il Bene e il Male, e per un regista in stato di grazia si rende necessario, rendendolo tangibile, lo scavo caratteriale dei personaggi, l’indagine antropologica dei caratteri, perfino lo scontro fisico innervato dalla collera violenta.

Inevitabile ritrovare il cinema passionale e tragico di James Gray (giuro, spesso questi due autori li confondo!), ma anche l’ineluttabilità di Sidney Lumet. Quando il nostro Gavin O’Connor sa bene cosa girare, e questo ne è l’esempio più chiaro, diventa un vero autore della modernità vestita di classico: come una tragedia greca che si replica nel modello madre, l’evoluzione degli avvenimenti si srotola come inevitabile, portando dritto lo spettatore verso l’epilogo in cui il corpo si scontrerà nelle anime dei personaggi.


A contribuire nella riuscita conta non poco la adatta fotografia di Declan Quinn, scura e dai colori forti che accentuano il buio delle strade e delle divise blu, ma il cast è davvero in gran spolvero, tutti attori (è chiaramente un film di uomini) che hanno dato il massimo del loro lato drammatico e intenso, a cominciare da uno dei migliori Edward Norton mai visti al nevrotico Colin Farrell, due cognati che sono l’anima spirituale e carnale della storia. E poi gli eccellenti Jon Voight e Noah Emmerich: se del primo conosciamo tutta la potenza che imprime solitamente nei suoi personaggi, chi sorprende è il secondo. Davvero tutti bravi, tutti coordinati da un regista che in questa occasione ha toccato l’apice della sua carriera.
Un film che inchioda, che appassiona, che fa salire la tensione di minuto in minuto, fino al drammatico esito finale, quando il Jimmy di Colin Farrell è pervaso dai sensi di colpa e va verso il suo destino.






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