Prima dell’alba (1995)
- michemar

- 14 dic 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 3 giu 2023

Prima dell’alba
(Before Sunrise) USA/Austria 1995 commedia romantica 1h41’
Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura: Richard Linklater, Kim Krizan
Fotografia: Lee Daniel
Montaggio: Sandra Adair
Musiche: Fred Frith
Scenografia: Florian Reichmann
Costumi: Florentina Welley
Ethan Hawke: Jesse
Julie Delpy: Céline
TRAMA: La francesina Céline è in treno, diretta a Parigi. Jesse è sullo stesso treno e deve tornare nel suo paese, gli Stati Uniti. Uno sguardo, qualche parola ed è subito feeling. Così Jesse convince Céline a fermarsi per qualche ora a Vienna. Non succede pressoché nulla, ma è come se succedesse tutto: dialoghi, silenzi, scorci della città, incontri, riempiono la sera e la notte. Poi, ognuno riprende la propria strada.
Voto 7

Richard Linklater – passando direttamente dai primi film di intrattenimento al romanticismo – e la co-sceneggiatrice Kim Krizan mettono i loro due personaggi principali su un treno diretto a Parigi. Jesse (Ethan Hawke) è in partenza per Vienna, dove trascorrerà un giorno e una notte vagando fino a quando il suo aereo partirà per gli Stati Uniti. Céline (Julie Delpy) sta andando a Parigi, dove tra poche settimane inizieranno le lezioni alla Sorbona. Hanno circa 20 anni, intelligenti, solari e pieni di meraviglia, curiosità e preoccupazione per la vita adulta. Iniziano il loro discorso nel vagone ristorante e, man mano che procede, sembrano sorpresi di non essersi ancora delusi a vicenda. Quando il treno arriva a destinazione, Jesse chiede a Céline di venire con lui e trascorrere la giornata esplorando Vienna. Lui si fida dell'istinto, che gli dice di aver incontrato un'anima gentile e lei dice di sì. Nei due giovani interpreti il regista si è reso conto di aver azzeccato pienamente due personaggi impeccabilmente vincenti: Delpy, con i suoi occhi assonnati, e Hawke, sorridente e felicemente sorpreso, interagiscono così delicatamente e spontaneamente che riescono a dare tale freschezza e sincerità ai continui dialoghi che si avverte la netta sensazione che sicuramente hanno contribuito a scrivere o a improvvisarli. Ed è una sensazione reale, perché, in corso d’opera, i due attori hanno davvero quasi riscritto la sceneggiatura, fino al punto che il regista non ha inserito i loro nomi come autori solo per evitare che i finanziatori del film si tirassero indietro.

Il piccolo/grande miracolo è che Richard Linklater è riuscito dove molti prima di lui normalmente falliscono e cioè a creare una storia d'amore moderna che sia allo stesso tempo originale e interessante. È come una piccola magia sentimentale, eppure tanto moderna. Fulcro centrale sono i dialoghi, che appaiono sì abbondanti ma variegati e hanno una ricchezza che poche sceneggiature riescono a mettere sulla carta. I due parlano, parlano e, una volta che lo spettatore si sintonizza sulla stessa frequenza d’onda si appassiona e vi partecipa emotivamente. Toccano argomenti di vario genere, i più disparati, mente loro stessi si accorgono, oppure no, che stanno provando un immenso appagamento in quello che dicono e che ascoltano. Chissà se si rendono anche conto che sta iniziando una bellissima storia d’amore. E senza alcun gesto che si possa riferire all’amore fisico.

Una delle prime cose che si possono notare è quanto tutto sembri completamente naturale. Il rapporto tra Jesse e Céline è così privo di artifici che a volte si ha anche l’impressione di stare a spiarli, a disturbarli nella loro intimità colloquiale. Ma noi restiamo lì, invece, come se vi facessimo parte: è un incontro inclusivo. Merito dell’idea del film ma anche (soprattutto?) dei due attori che si rivelano perfetti. Ma affinché questo film funzionasse, essi avevano un triplice compito: entrare totalmente nei loro personaggi, attrarsi a vicenda e connettersi con il pubblico. Ecco perché ci si sente partecipi. Sin dalla prima scena, dal primo incontro, dal primo sguardo scambiato non c'è mai stato alcun dubbio sulla loro chimica e il pubblico non impiega più di tanto per essere rapito da Jesse e Céline, proprio quanto ci mettono i due per innamorarsi. Loro – e il film - parlano della vita, del romanticismo, dell’amore. Ingrandiscono le piccole cose e prestano – chi lo ha mai fatto? - scrupolosa attenzione ai dettagli e al linguaggio del corpo. Un paio di esempi: c'è una scena in cui Jesse deve trattenersi dallo spazzare via una ciocca vagante dei capelli di Céline; e poi, in una cabina di ascolto musicale, in cui evitano nervosamente il contatto visivo. Questo è romanticismo autentico! Vengono persino sollevate domande sul destino e sulla natura transitoria delle relazioni, che poi, intelligentemente, vengono lasciate aperte alla riflessione del pubblico. Ci sono momenti di umorismo non forzato e momenti di intensità agrodolce.

Che poi durante la visione, per come è stato concepito e girato con queste caratteristiche, molti si possano annoiare è normale. Non tutti amano opere basate essenzialmente sul dialogo e pochissimi momenti di silenzio. Piuttosto fa da co-protagonista l’ambientazione e la bellissima città di Vienna. La camera da presa li accompagna tra viali e vicoli, piazze e panchine, bar e alberi, mentre il sole, ormai sparito da tempo, sta – purtroppo per loro – tornando a sorgere ancora, ponendo fine all’avventura mentale che stanno vivendo. Il saluto finale non vuole essere tale: si guardano ancora sorridendo, dicendosi ancora mille cose con gli occhi, e scatta una promessa, non facile da mantenere. Perché non sperare che il miracolo possa ripetersi? Il film finisce eppure si percepisce che non stia finendo la storia.

Richard Linklater e il tempo, quello narrato, quello interpretato. Per buona parte dei suoi film è un connubio che si ripeterà: al successo e alla ottima critica ricevuto da questo, seguirà un naturale e inevitabile seguito, Before Sunset - Prima del tramonto nel 2004 e poi il terzo, Before Midnight nel 2013, con i personaggi che sono ormai adulti. Ma il tempo di Linklater lo ritroviamo nel fluviale e premiatissimo Boyhood (2014), in cui il trascorrere degli anni lo include tutto in una unica opera.
Se si vuole stare al gioco, è un film sentimentale di rara empatia, senza l’estetica della città-cartolina, senza la ricerca dell’autorialità: è il film della giovinezza.






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