top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

Primadonna (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 8 mar 2024
  • Tempo di lettura: 4 min
ree

Primadonna

Italia 2022 dramma biografico 1h37’

 

Regia: Marta Savina

Sceneggiatura: Marta Savina

Fotografia: Francesca Amitrano

Montaggio: Francesco De Matteis

Musiche: Yakamoto Kotzuga

Scenografia: Rachele Meliodò

Costumi: Francesca Rodi

 

Claudia Gusmano: Lia Crimi

Dario Aita: Lorenzo Musicò

Fabrizio Ferracane: Pietro Crimi

Francesco Colella: avvocato Amedeo Orlando

Manuela Ventura: Sara Crimi

Paolo Pierobon: parroco

Thony: Ines Faranda

Francesco Giulio Cerilli: Mario Crimi

Gaetano Aronica: avvocato Ragona

 

TRAMA: Lia è una giovane ragazza che reagisce alla più terribile delle violenze con un atto di ribellione che scardinerà le consuetudini sociali della sua epoca. In un mondo in cui regna la legge del più forte, dove la mafia è radicata e accettata come parte naturale della vita e dove i potenti decidono e i più deboli eseguono, il suo coraggio spalancherà la strada alla lotta per i diritti delle donne.

 

Voto 6,5


ree

Molti di noi conoscono la storia di Franca Viola, nata ad Alcamo il 9 gennaio 1947, che fu scandalosamente per i tempi ed il luogo la prima donna italiana ad aver rifiutato pubblicamente il matrimonio riparatore. Era la figlia maggiore di una coppia di coltivatori diretti e, all’età di quindici anni, con il consenso dei genitori si fidanzò con Filippo Melodia, nipote del boss mafioso Vincenzo Rimi e membro di una famiglia benestante. Tuttavia, in quel periodo Melodia venne arrestato per furto e appartenenza a una banda mafiosa e ciò indusse il padre di Franca, Bernardo, a rompere il fidanzamento. Per queste ragioni, la famiglia Viola fu soggetta a una serie di violente minacce e intimidazioni: il loro vigneto venne distrutto, il casolare annesso bruciato e Bernardo Viola addirittura minacciato con una pistola ma tutto ciò non cambiò la sua decisione.


ree

Questa è la cronaca di quei tempi e la volenterosa e promettente Marta Savina, dopo un corto sull’argomento, gira un lungometraggio mettendo al centro dello sguardo e dello schermo una ragazza limpida e orgogliosa, tenace e buona, caparbia e riservata, Lia, che incarna una figura i cui primi piani, puliti come lei, sembrano quelli di una Madonna, quella per cui si presenta in chiesa il giorno che il parroco deve scegliere la ragazza per la sacra rappresentazione. Sarà scelta un’altra ma lei ne diverrà un simbolo terreno, i cui poteri umani la spingeranno alla ribellione femminile. Il suo errore, ingenuo e sincero, è quello di dar corda al giovanotto che le piace, ma questo Lorenzo fa parte della famiglia Musicò, quindi figlio del capo mafioso locale e quando si rende conto con chi ha a che fare cerca di allontanarsene. Figuriamoci se un tipo del genere si arrende: a quei tempi e in quella terra i maschi, sentendosi prima machi e poi uomini, hanno un sistema facile, quello del rapimento camuffato per fuitina, cioè la fuga per rendere inevitabile la loro unione. Solo che lei, stavolta, non ci sta, non è consenziente e quindi ne subisce le conseguenze. Rapita e violentata per sancire il potere maschilista e l’obbligatorio matrimonio riparatore. Ma quando sono tutte e due le famiglie sedute a pranzo per ufficializzare il fidanzamento, alla presenza del parroco connivente e il maresciallo dei carabinieri a testimoniare il ritiro della denuncia e stabilire l’unione, ecco che la fierezza di Lia emerge. Lei rifiuta e, tra lo scalpore dell’ambiente, l’irritazione del prete compiacente, la reazione dei mafiosi e i timori del padre Pietro, la denuncia produce l’approdo in tribunale per una causa che tutti pronosticano perdente.



Come osa una ragazzina rifiutare quello che è ormai un rito sociale e una prassi accettata da tutti? Erano tempi e luoghi in cui la donna offesa, reagendo, rischiava di passare per oltraggiosa ed insolente, quindi di poco valore. Oltretutto, quale avvocato avrebbe mai assunto il compito di rappresentarla in aula? L’unico avrebbe potuto essere Amedeo Orlando che non pratica da anni la professione, un buon uomo emarginato dalla politica e dai tribunali perché gay (tempio difficili, “perché non ho moglie”, dice) ma che con coraggio e passione accetta di difenderla anche se riluttante. E sarò determinante perché come Franca Viola, Lia andrà a testa alta benché intimorita e beffeggiata e alla fine avrà la forza di portare a termine la battaglia, incoraggiata anche dalla “puttana santa” Ines, donna e testimone scomoda costretta alla fuga per salvarsi. Battaglia che non sarà più solo sua ma di tutte le donne, prima siciliane e poi d’Italia. L’ultima inquadratura è solo per lei che sorride con le lacrime davanti al bellissimo paesaggio siciliano delle montagne che precipitano nel mare azzurro, mentre la didascalia ci ricorda che: “Nel 1965 una ragazza si è ribellata per prima alla tradizione del matrimonio riparatore, che di fatto costringeva una donna a sposare il proprio stupratore. Grazie a suo no, la legge [aberrante, aggiungo io] è stata cambiata.” Si doveva però giungere al 1981 affinché questo avvenisse.



Dicevo regista coraggiosa perché Marta Savina rende linda e pulita la visuale sua e nostra alla pari del bel viso di Lia, perché gira l’intero film in dialetto siciliano (con i sottotitoli), inquadrando benissimo l’ambiente, le tradizioni religiose, il maschilismo imperante e il bellissimo rapporto tra il buon padre e la protagonista, mai abbandonata a se stessa, ma sempre confortata e sostenuta dalla famiglia, sebbene impaurita ma pronta piuttosto a partire per il nord che restare ostaggio della vendetta. Non un docufilm ma un vero dramma umano e sociale, con una ragazza semplice che assurge all’enorme compito di diventare una “primadonna” a tutto tondo. Una eroina in tempi difficili per una donna.



I dialoghi funzionano meglio quando comanda il vernacolo, sono più efficaci e qualcosa scricchiola e dimostra l’acerba esperienza registica, ma il buon cast sostiene la regista ed il film, al centro del quale emerge prima di tutto la buona prova di Claudia Gusmano, fino ad allora solo partecipante a serie televisive, a cui Marta Savina dedica bellissimi primi piani, e oltre al buon Francesco Colella, sono tutti bravi gli attori del cast restante, tra i quali spicca un grande attore mai sufficientemente premiato, Fabrizio Ferracane.


ree

Il film non è passato in silenzio, riscuotendo riconoscimenti nel 2023 all’Edera Film Festival, che si interessa solo di “filmmaker emergenti, impegnati a narrare la realtà e le sue trasformazioni, con particolare attenzione alla capacità di penetrare le contraddizioni del mondo contemporaneo e sperimentare forme di linguaggio originali e innovative”. E non solo: il film ha anche vinto nel concorso Panorama Italia di “Alice nella città” della Festa del cinema di Roma nel 2022. Un buon viatico per l’interessante Marta Savina.



 
 
 

Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page