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Quanto basta (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 8 ott 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

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Quanto basta

Brasile/Italia 2018 commedia 1h32’


Regia: Francesco Falaschi

Sceneggiatura: Filippo Bologna, Ugo Chiti, Francesco Falaschi, Federico Sperindei

Fotografia: Stefano Falivene

Montaggio: Patrizio Marone

Musiche: Paolo Vivaldi

Scenografia: Luca Gobbi

Costumi: Elisabetta Antico


Vinicio Marchioni: Arturo Cavalieri

Luigi Fedele: Guido Sernesi

Valeria Solarino: Anna Morelli

Nicola Siri: Daniel Marinari

Mirko Frezza: Marione

Stephanie De Jong: concierge

Benedetta Porcaroli: Giulietta

Gianfranco Gallo: Corradi

Alessandro Haber: Celso Conti


Trama: Arturo è uno chef talentuoso che, finito dentro per rissa, deve scontare la pena ai servizi sociali tenendo un corso di cucina in un centro per ragazzi autistici dove lavora Anna. Guido ha la sindrome di Asperger e una grande passione per la cucina. L'improbabile amicizia tra i due aiuterà Arturo a cambiare vita.


Voto 6

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Il film, che, meglio precisarlo, non pretende di mandare chissà quali messaggi morali né tantomeno sociali, punta semplicemente su tre cardini intorno ai quali far girare la trama e i personaggi principali (anch’essi tre), ognuno dei quali ovviamente con un carattere ben spiccato e con esperienze di vita molto differenti. I tre elementi sono la cucina, la diversità, il riscatto.

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La prima è l’ambiente e l’arte culinaria che ispira i due contendenti, due maschi non poco diversi per esperienze vissute. Arturo è un vero chef da 3 stelle Michelin, ma da considerarsi più esattamente un grande ex, dal momento che si è rovinato con il caratteraccio che lo possiede e che lo fa reagire istericamente in molti momenti. Opposto a lui troviamo Guido, un ragazzo con la sindrome di Asperger che frequenta il centro diurno dove Arturo è stato condannato a scontare una pena per aggressione, giusto a dimostrazione dei suoi modi di rapportarsi alla società che lo circonda. Infine c’è Anna, l’attraente assistente sociale, un po’ stravagante che gestisce il centro dove avviene questo scontro/incontro e che capisce ben presto il compito arduo che le sta capitando: fare da tramite tra i due che sono entrati immediatamente in rotta di collisione, ognuno per propri motivi.

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Poi si parla di diversità, che appare evidente osservando i comportamenti di Guido che, facile da intuire, affligge e condiziona il giovane, conscio di sé ma che ha una voglia matta di imparare il mestiere di cuoco ed avere una esistenza dignitosa e indipendente. E questo sì, è un problema grande che non riguarda solo Guido ma tanti giovani che vivono attorno a noi e che è giusto che trovino le occasioni adatte per sviluppare la loro personalità. Infine arriviamo al riscatto, a quello scatto che salva persone e situazioni nella vita ordinaria ma che, si sa, rappresenta spesso e volentieri il finale di parecchie pellicole ma abbonda soprattutto nei tanti film di media portata che cercano un espediente efficace per trovare empatia con il pubblico.

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E anche qui succede così, tanto che infatti il talento naturale di Guido per la cucina cambierà la vita di tutti, con tali conseguenze che significano l’evoluzione dell’aggressività che diventa predisposizione verso gli altri, la chiusura mentale che si ammorbidisce e svela il genio compresso, la dolcezza che converte anche il carattere più rigido. In buona sostanza, questa è una commedia senza pretese che punta sui sentimenti, quelli facili, anche da raccontare. Gli attori ci sono, eccome. Quelli già noti e quelli che stanno scalando l’ascesa alla notorietà.

La qualità del film? Sufficientemente simpatica, diciamo Q.B.. insomma.


 
 
 

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