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Rain Man - L'uomo della pioggia (1988)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 27 mar 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 15 mag 2023


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Rain Man - L'uomo della pioggia

(Rain Man) USA 1988 dramma 2h13’


Regia: Barry Levinson

Sceneggiatura: Ronald Bass, Barry Morrow

Fotografia: John Seale

Montaggio: Stu Linder

Musiche: Hans Zimmer

Scenografia: Ida Random

Costumi: Bernie Pollack


Dustin Hoffman: Raymond Babbitt

Tom Cruise: Charlie Babbitt

Valeria Golino: Susanna

Gerald R. Molen: dottor Bruner

Jack Murdock: John Mooney

Michael D. Roberts: Vern

Ralph Seymour: Lenny

Lucinda Jenney: Iris

Bonnie Hunt: Sally Dibbs

Barry Levinson: medico fiscale


TRAMA: Charlie Babbitt, venditore di auto da corsa privo di scrupoli, scopre di non ricevere neanche un penny di eredità dal padre, con cui aveva interrotto i rapporti da anni. Quando l'identità del beneficiario dei tre milioni di dollari di lascito è rivelata, Charlie fa la conoscenza di un fratello maggiore autistico che non sapeva di avere, di nome Raymond.


Voto 7,5

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Charlie Babbit è un egocentrico commerciante di automobili sempre nei guai finanziari e in continuo equilibrio sul filo del fallimento, praticamente in guerra con la propria vita. Da giovane aveva guidato la pregiata Buick decappottabile del 1949 di suo padre senza permesso e, di conseguenza, era andato in prigione per due giorni perché il genitore ne aveva denunciato il furto. Un giorno, mentre è ancora in serie difficoltà per la consegna di tre auto di lusso ai suoi clienti, scopre che suo padre, che viveva chissà dove, è morto e gli ha lasciato con il testamento solo bazzecole e l'auto, mentre il resto, che significa ben tre milioni di dollari, va in un fondo fiduciario per assistere una certa persona che non conosce. Facile immaginare quanto sia arrabbiato e allora decide di saperne di più e andare a fondo alla questione. Scopre così che quel “qualcuno” sia Raymond, il fratello maggiore sconosciuto, un uomo affetto da autismo che vive in un mondo tutto suo, residente al Walbrook Institute. La decisione di Charlie è quanto meno da squilibrato ma in linea con il suo carattere e con la disperazione della instabile situazione finanziaria: decide di rapire quel fratello e di portarlo in un viaggio senza meta per trovare un modo qualsiasi per mettere le mani sulla fortuna ereditata. Le azioni e le lamentele di Raymond, incluse le frasi che ha imparato a memoria dai programmi televisivi di intrattenimento, oppure il rifiuto di volare su una compagnia aerea tranne Qantas, fanno impazzire Charlie. Ma a furia di andare avanti succede l’imprevedibile, perché fuori dal suo mondo egoista e in un viaggio attraverso il Paese, a furia di viverci accanto, il giovanotto si affeziona al fratello e scopre di non poterlo trattare male.

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Il film racconta i viaggi emotivi e fisici di questi due fratelli, disadattati tra loro, mentre attraversano l’America viaggiando da Cincinnati a Los Angeles in auto, avendo modo di conoscersi. La particolarità, come risulta evidente, è che il più anziano, Raymond (Dustin Hoffman), è quello che si potrebbe definire un idiot savant, incapace di vivere una normale relazione umana. Il minore, Charlie (Tom Cruise), che come si è visto è semplicemente un truffatore, ha una sola ragione per passare del tempo e instaurare un legame con l’altro, molto interessata, quella finanziaria. Il suo disegno è diventare il custode di Raymond in modo da poter avere accesso all'eredità di cui sente di avere diritto ad almeno alla metà. Lui è chiaramente un abile uomo d'affari, anche se le cose gli vanno ultimamente molto male ma quando si tratta di relazioni interpersonali non è altrettanto bravo. La dimostrazione è il rapporto non molto felice con la sua fidanzata, Susanna (Valeria Golino), frustrata dalla freddezza del rapporto.

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Raccontata la trama così, con un finale parecchio accomodante, dà l’idea di un film che punta sul sentimentalismo e sfrutta l’emotività del pubblico, quasi un progetto costruito a tavolino per conquistarlo. E forse lo è, ma la bravura dei due attori, le simpatiche, spesso divertenti, avventure e le imprevedibili reazioni di Raymond in alcune situazioni, creano un’atmosfera di enorme empatia e la storia conquista lo spettatore. Il film è il classico road movie che nelle infinite strade americane hanno il sapore dell’avventura, dell’imprevedibilità di ciò che può accadere da un momento all’altro, da una situazione all’altra, fino a far diventare un piacevole intrattenimento, pur stando nell’ambito di un’opera sufficientemente drammatica. Più esattamente una commedia seria. Sia perché il film affronta una malattia scomoda, sia l’evoluzione benigna di un rapporto fraterno che inizia molto male.

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La regia esperta di un autore come Barry Levinson, che vince addirittura l’Oscar, e l’eccellenza delle interpretazioni di Tom Cruise e Dustin Hoffman fanno volare, nonostante tutto, il gradimento del pubblico e seppure si possa affermare che ormai è un film datato, fa sempre piacere rivederlo. L’unica nota dolente è la scelta della partner femminile, in cui la nostra Valeria Golino sembra inadatta. Il giovane e pimpante Cruise era nel meglio della sua gioventù artistica e il personaggio gli calza a pennello, mentre Dustin Hoffman dà il meglio di sé, cercando di essere un autistico naturale, mimetizzandosi in un ruolo non facile da rappresentare senza rischiare di ridicolizzare un’affezione seria, trasformando i tratti negativi di questa malattia in amabili stranezze. E vince l’Oscar.

La critica non fu generalmente tenera ma i premi arrivarono ugualmente, ripagando lo sforzo del regista e degli attori.

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Riconoscimenti

Premio Oscar 1989:

Miglior film

Migliore regia

Miglior attore protagonista a Dustin Hoffman

Migliore sceneggiatura originale

Candidatura alla migliore fotografia

Candidatura alla migliore scenografia

Candidatura al miglior montaggio

Candidatura alla miglior colonna sonora

Golden Globe 1989:

Miglior film drammatico

Miglior attore in un film drammatico a Dustin Hoffman

Candidatura alla migliore regia

Candidatura alla migliore sceneggiatura

Festival di Berlino 1989:

Orso d'Oro a Barry Levinson


 
 
 

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