Ransom - Il riscatto (1996)
- michemar

- 15 ott
- Tempo di lettura: 3 min

Ransom - Il riscatto
(Ransom) USA 1996 thriller 2h1’
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: Richard Price, Alexander Ignon
Fotografia: Piotr Sobociński
Montaggio: Daniel P. Hanley, Mike Hill
Musiche: James Horner
Scenografia: Michael Corenblith
Costumi: Rita Ryack
Mel Gibson: Tom Mullen
Rene Russo: Kate Mullen
Brawley Nolte: Sean Mullen
Gary Sinise: Jimmy Shaker
Delroy Lindo: Lonnie Hawkins
Lili Taylor: Maris Conner
Liev Schreiber: Clark Barnes
Donnie Wahlberg: Cubby Barnes
Evan Handler: Miles Roberts
Nancy Ticotin: Kimba Welch
Michael Gaston: Jack Sickler
Dan Hedaya: Jackie Brown
TRAMA: Tom è proprietario di una compagnia aerea, è sposato con Kate e ha un figlio che adora, Sean. Si vede crollare tutto addosso quando una banda di criminali rapisce suo figlio. Dopo un tentativo fallito da parte dell’FBI, sarà lui che scenderà in campo in prima persona.
VOTO 6

Siamo sicuri che il denaro basti a risolvere ogni problema? Non ci crede nessuno: magari è meglio, ma non è detto che sia la soluzione sempre giusta e necessaria. Vediamo questo caso. Nel panorama dei thriller anni ‘90, questo film si distingue per una scelta narrativa audace: il protagonista non paga il riscatto, lo trasforma in una taglia. È una mossa che ribalta le regole del genere e mette in discussione il concetto stesso di potere.

Tom Mullen (Mel Gibson) è un imprenditore di successo, abituato a controllare tutto. Ma quando suo figlio viene rapito, il denaro - la sua arma più potente - non basta più. Invece di cedere al ricatto, Mullen va in diretta TV e offre la somma come ricompensa per chi gli consegnerà i rapitori. Da vittima diventa cacciatore. Da padre disperato, stratega spietato.

Ron Howard, ormai un riferimento fisso nel cinema americano, dirige con mano sicura alternando tensione e introspezione. Il film non si limita alla corsa contro il tempo: esplora le dinamiche interne alla banda, le ambiguità dell’FBI, le crepe nel matrimonio di Mullen. E soprattutto, ci costringe a chiederci: cosa faremmo noi, al suo posto?

Mel Gibson è perfetto nel ruolo: rabbioso, vulnerabile, determinato e Gary Sinise, nei panni del villain, è inquietante senza mai esagerare. La sceneggiatura, ispirata ad un film del 1956 (Il ricatto più vile, di Alex Segal), aggiorna il tema del rapimento con una riflessione moderna sul controllo e sulla fiducia.

La colonna sonora di James Horner accompagna con discrezione, mentre la fotografia urbana e fredda accentua il senso di isolamento. Il finale, pur virando verso l’azione più classica, lascia il segno: non c’è vera vittoria, solo sopravvivenza.

Il film anticipa molte tensioni contemporanee: la sfiducia nelle istituzioni, il potere dei media, la fragilità della famiglia sotto pressione. È un thriller che non cerca solo il colpo di scena, ma il conflitto morale. E in questo, resta sorprendentemente attuale.

Ron Howard consolida con questo lavoro il suo successo commerciale trasformando il thriller in uno dei film di maggior incasso americano del 1996 essendo un film apprezzabile per la tensione e la credibilità, nonostante alcune critiche che vanno mosse sulle relazioni tra i personaggi (vedi protagonista e moglie) e sottotrame non sviluppate, a cominciare da quel senso dell’urgenza dell’azione che normalmente muove i personaggi nei casi simili. Tant’è che il film parte lento poi trova il suo ritmo.

Resta comunque un film di buon intrattenimento, un solido thriller, come ci si può attendere dal cinema americano classico ed è interpretato da un cast di buonissimi nomi.

Riconoscimenti
Golden Globe 1997
Candidatura miglior attore in un film drammatico a Mel Gibson






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