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Rebecca - La prima moglie (1940)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 20 ago
  • Tempo di lettura: 4 min
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Rebecca - La prima moglie

(Rebecca) USA 1940 thriller drammatico 2h10’

 

Regia: Alfred Hitchcock

Soggetto: Daphne du Maurier (romanzo)

Sceneggiatura: Robert E. Sherwood, Joan Harrison

Fotografia: George Barnes

Montaggio: W. Donn Hayes

Musiche: Franz Waxman

Scenografia: Lyle R. Wheeler

Costumi: Irene

 

Joan Fontaine: signora de Winter

Laurence Olivier: Massimo de Winter

George Sanders: Jack Favell

Judith Anderson: Dennie Danvers, la governante

Gladys Cooper: Beatrice Lacy

Nigel Bruce: maggiore Giles Lacy

Reginald Denny: Frank Crawley

C. Aubrey Smith: colonnello Julyan

Melville Cooper: medico legale

Florence Bates: Judytta Van Hopper

Leonard Carey: Ben

Leo G. Carroll: dottor Baker

Edward Fielding: Frith

 

TRAMA: A Montecarlo, una timida ragazza inglese dissuade dal suicidio il signor de Winter, da poco vedovo, il quale inizia a frequentarla e alla fine le chiede di sposarlo. In patria, nell’antica dimora di Menderley, sorgono le prime difficoltà: la nuova signora de Winter si rende conto che tutti la considerano inferiore a Rebecca, la prima moglie.

 

VOTO 8


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La storia inizia a Montecarlo, dove una giovane donna (Joan Fontaine) si guadagna da vivere come assistente di una ricca signora americana. Mentre la signora è colpita da una indisposizione, la giovane donna incontra e resta affascinata da un gentiluomo della Cornovaglia, Massimo de Winter (Laurence Olivier), uomo meditabondo e bello di cui si innamora perdutamente corrisposta. La loro vorticosa storia d’amore porta al matrimonio e lui la porta a casa come “seconda signora de Winter”. La sua precedente moglie, Rebecca, è morta in un incidente in barca diversi anni prima e, a quanto pare, la perdita lo ha reso molto triste, ma qualcosa nell’innocenza di spirito della sua nuova moglie ha riacceso l’amore per la vita, anche se afferma di non poter mai essere veramente felice.


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La nuova signora de Winter non trova facile essere la signora di Manderley, la vasta tenuta in cui vivono. Lei si affida alla governante, la signora Danvers (Judith Anderson), per l’aiuto nella gestione quotidiana delle cose, ma non si rende conto che questa non abbia a cuore i suoi migliori interessi. Nel frattempo, il ricordo di Rebecca, palpabile come uno spettro, infesta la villa. Le sue stanze sono conservate quasi come un santuario e i suoi beni possono essere trovati in tutta la grande casa. Non ci vuole molto prima che la signora de Winter senta di essere in competizione con chi l’ha preceduta e sta perdendo contro una presenza che non potrà mai sconfiggere.


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Il primo film americano del maestro Alfred Hitchcock fu tratto dal romanzo omonimo di Daphne Du Maurier, che aveva più una impronta melodrammatica che di intrigo giallo, ma il grande regista, pur cercando di accontentare il produttore americano su questo aspetto, virò ovviamente alla sua maniera verso il caro thriller. Ci sono tutti gli ingredienti tipici per far salire la tensione, in ogni momento il regista riesce a farci venire trasalimenti, aggiungendo sapientemente e con la consueta abilità ai momenti di tensione quelli mélo.


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È forse il colmo dell’ironia che l’unico film diretto dal maestro della suspense a vincere un Oscar come miglior film sia un melodramma gotico, anche se tinto di giallo. Questo non vuol dire che non ci sia tensione, ma questo è quanto di più lontano dal suo confortevole territorio thriller. Il risultato dimostra comunque che il regista fosse capace di una gamma che pochi gli attribuirebbero. Con il film, difatti, illustra un’attitudine a creare non solo terrore psicologico, ma anche dramma e romanticismo.


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Il sottile gioco psicologico è tutto sugli sbalzi d’umore dell’uomo che ha sposato la giovane, messa sempre a confronto con la prima moglie e la spettrale presenza della signora Danvers, governante che vive nel ricordo della defunta, situazione scomodissima che non fa che accentuare la sensazione di estraneità. Come quando, in una festa in costume, la governante induce l’ignara ragazza a indossare un vestito di Rebecca, per umiliarla e quasi spingerla a uccidersi.


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Questo capolavoro del 1940, vincitore di due premi Oscar, tra cui quello per il miglior film, rappresenta un esempio emblematico di come il cinema possa catturare e rappresentare le complessità emotive umane come, per esempio, esplorando profondamente le tematiche della gelosia e dell’invidia attraverso una narrazione carica di suspense e mistero, mentre le imponenti presenze di Laurence Olivier e Joan Fontaine rendono il film altamente appassionante.


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Joan Fontaine era una della lunga serie di bionde preferite da Hitchcock per i ruoli principali. Questa fu la prima di due apparizioni che avrebbe fatto nei suoi film. Fu nominata all’Oscar per questo film e ne vinse uno per Il sospetto. Quei primi anni ‘40 rappresentarono l’apice della sua carriera, che furono anche l’apice di Laurence Olivier sia come attore che come regista: quando girava questo, era a nove anni di distanza dal suo Amleto vincitore dell’Oscar. Per lui, fu il decennio in cui era diventato un’icona dello schermo.


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Per la signora Danvers è necessario un discorso a parte, perché è considerata da molti critici letterari tra le migliori cattive del XX secolo. Anzi, l’interpretazione di Judith Anderson ne migliora, se così si può dire, la reputazione. Dalla prima volta che si presenta davanti alla telecamera per dare il benvenuto al suo padrone di casa e alla sua nuova sposa a Manderley, c’è qualcosa di feroce e inquietante in questa donna fredda. L’unica volta in cui lei perde la sua severità è durante una breve sequenza in cui si perde nell’immaginare le cose come erano una volta. Ma questo è anche il momento in cui la seconda signora de Winter inizia davvero ad avere paura di lei.


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Siamo davanti ad un melodramma sapientemente girato, ma non c’è nulla di stilisticamente unico che lo distingua come uno dei film storicamente più venerati del regista. Dimostra, tuttavia, che un regista abituato a fare piccoli film in Inghilterra poteva abbracciare il sistema hollywoodiano e sviluppare un grande film che avrebbe trovato il favore della critica e del pubblico.


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Riconoscimenti

Oscar 1940

Miglior film

Migliore fotografia

Candidatura miglior regista

Candidatura miglior attore protagonista a Laurence Olivier

Candidatura miglior attrice protagonista a Joan Fontaine

Candidatura miglior attrice non protagonista a Judith Anderson

Candidatura migliore sceneggiatura non originale

Candidatura migliore scenografia

Candidatura miglior montaggio

Candidatura migliori effetti speciali

Candidatura miglior colonna sonora

 


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