top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

Red Shoes (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 6 set 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

ree

Red Shoes

(Zapatos rojos) Messico/Italia 2022 dramma 1h22’


Regia: Carlos Eichelmann Kaiser

Sceneggiatura: José Francisco González Garcia, Adriana Gonzáles Del Valle

Fotografia: Serguei Saldìvar Tanaka

Montaggio: Omar Guzmàn

Musiche: Camilla Uboldi

Scenografia: Nohemì Gonzales Martinez

Costumi: Carolina Burbano


Eustacio Ascacio: Artemio, detto Tacho

Natalia Solián: Damiana

Rosa Irine Herrera: Rosa

Phanie Molina: Alejandra

Jeorgina Tábora: Carlota


Trama: In un luogo sperduto tra le montagne messicane vive Artemio, un contadino che si vede scivolare tra le dita il desolato appezzamento di terreno su cui lavora e la sua stessa vita. Quando riceve una notizia sconvolgente, decide di partire per la città in cerca di redenzione, ma si trova ad affrontare un mondo brutale a lui completamente sconosciuto.


Voto 7,5

ree

Sezione Orizzonti Extra – Venezia79 2022

Il film di Carlos Eichelmann Kaiser, interpretato principalmente da Eustacio Ascacio e Natalia Solian, affronta la tematica della redenzione spirituale, messa in luce dai due personaggi centrali. Il titolo nasce da un elemento simbolico, le scarpe rosse, che rappresentano la lotta contro ogni tipo di abuso di genere e la denuncia contro la violenza sulle donne.

ree

In un luogo sperduto tra le montagne nel nord del Messico, vive Artemio, detto Tacho, un vecchio e silenzioso contadino – di cui non abbiamo notizie della moglie - che vede scivolare tra le proprie dita il suo desolato appezzamento di terreno e la sua stessa vita. Il raccolto di mais è scarso e quelle terre polverose e quasi desertiche, attorniato da montagne aride, rendono maggiormente l’idea dell’abbandono e dell’isolamento. È povero e sua figlia Rosa è andata via da tempo e non dà più notizie, sicuramente scappata da quel luogo per cercare fortuna in città. Un giorno viene convocato dalla polizia locale, che gli consegna una lettera che non avrebbe mai voluto ricevere: la notizia sconvolgente riguarda proprio sulla figlia, rinvenuta morta. A questo punto, affranto, decide di partire per la città in cerca di verità e redenzione ma non ha soldi per affrontare quel viaggio e le spese per riportare indietro il corpo: chiede soldi ad un suo vecchio datore di lavoro, da cui riceve solo un cacio. Per fortuna riceve un piccolo prestito da un amico che cerca di rincuorarlo.

ree

Con il suo tranquillo e silenzioso comportamento, ma sempre attento a ciò che accade intorno con occhi stanchi e liquidi, parte conscio di non conoscere esattamente dove andare se non per il primo passo presso la polizia cittadina, dove gli tocca, inizialmente, dover effettuare il penoso riconoscimento del cadavere. È proprio lei, facilmente identificabile dall’occhio della figlia danneggiato da un suo scatto d’ira quando lei viveva a casa sua. La città gli pare estranea e difficoltosa da vivere e solo l’aiuto di una sfrontata prostituta, Damiana, dopo un primo approccio equivoco, gli risulta utile e necessario per affrontare le difficoltà. Come spesso succede, nella vita come nei film, quella donna, solo apparentemente ostile, che ha scelto la via della mercificazione del corpo, si rivela una buona samaritana e, spinta dalla pietà umana, gli fa da guida e consigliera, ben conoscendo la vita della grande città, che riserva all’uomo anche una bruttissima avventura a bordo del bus con cui si muove tra gli uffici della polizia e la banca dove sbrigare le pratiche necessarie. La realtà è che Tacho si trova ad affrontare un mondo brutale, a lui completamente sconosciuto, pieno di insidie, persino deluso dalla rigida burocrazia che obbliga i cittadini a seguire norme precise in casi come questi.

ree

L’ultima sera trascorsa assieme, i due, anime in pena per ciò che hanno vissuto e dovuto superare psicologicamente, si confidano il passato e perché e come hanno sofferto. Afflizioni, dispiaceri e violenze che mettono in risalto quanto le donne siano sempre oggetto di soprusi e di sottomissioni dispotiche e manesche, fino a condizionare il futuro della femmina. Ognuno a suo modo. L’anziano perché riconosce di essere stato troppo impulsivo, la ragazza in quanto vittima della prepotenza maschile. Due vicende penose viste dall’occhio del poi: l’uno pentito e consapevole che un suo diverso comportamento avrebbe potuto dare una vita migliore alla figlia e che perciò oggi sarebbe ancora viva; l’altra, affranta, che si ritrova a vivere come non avrebbe mai voluto e (rim)piange una esistenza diversa e dignitosa, invece di raccattare per pochi soldi gli avventori dei bar. Un finale drammatico in cui i due attori dimostrano una grande qualità recitativa. Se Eustacio Ascacio è un Tacho che ricorda parecchio la mansuetudine e la determinatezza dell’Alvin Straight di David Lynch (in Una storia vera), Natalia Solián si rivela un’ottima attrice a cui il regista Carlos Eichelmann Kaiser concede un bel ruolo.

ree

Un film lento come l’andare del protagonista, film che si fa seguire con apprensione e silenzio, quasi con devozione, commossi da vicende umane che non sono rare, purtroppo. E il titolo ci ricorda l’emblema delle donne maltrattate rappresentato il tutto il mondo nella medesima maniera: le scarpe rosse. Per essere meglio presentato a Venezia 2022, per il film al Lido, infatti, è sbarcata l’artista messicana Elina Chauvet che per prima, il 22 agosto 2009, realizzò un’installazione artistica di scarpe rosse esposta nelle strade, nelle piazze, nelle scuole e nei palazzi del potere in risposta all’ondata di femminicidi di quel periodo in Messico. Red Shoes, ha affermato in conferenza stampa, è un incontro di arte e memoria collettiva. Nel suo viaggio, cerca la solidarietà tra le persone verso una città in cui l’omicidio e la scomparsa delle donne è un evento quotidiano. È un invito alla riflessione nelle città e nei paesi in cui si tiene, dal momento che ci induce a parlare di un problema sempre più nascosto come la violenza contro le donne.

ree

A ciò vanno aggiunte le parole del regista: “La storia inizia con la morte di una donna in circostanze misteriose e, sebbene vi sia una chiara intenzione di affrontare la questione del femminicidio, abbiamo voluto farlo in modo implicito e circostanziato. Quello che voglio dire è che il nostro obiettivo non era dire le cose apertamente, perché l’intenzione principale è sempre stata quella di fare un dramma sottile e un film affermativo, dove il punto di vista non è quello della vittima ma quello del padre, che soffre per l’assenza della figlia, ma anche per la propria colpa, per i propri rimpianti. Un uomo – sottolinea il regista – deve superare una serie di ostacoli per recuperare tutto ciò̀ che ama: la redenzione e il dolore sono temi universali che ci portano al massimo dell’estasi e della disillusione. Temi che i personaggi del film sono in grado di superare, facendo penitenza. Questa è una storia sul conflitto con i padri, argomento che interessa anche me da vicino: il film è, infatti, un piccolo tributo al mio stesso padre, a tutti i padri e ai rapporti che non siamo mai in grado di concludere. Una storia che mette anche in luce il duro contrasto tra il Messico rurale, luminoso quanto dimenticato, e il Messico urbano, vibrante e buio, doloroso e vivo.”

Bellissimo film, doloroso quanto sincero, scarno di dialoghi ma fitto di silenzi significativi e sguardi che parlano, rosso di scarpe e di corridoio d’albergo.


 
 
 

Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page