Ritratto di famiglia con tempesta (2016)
- michemar

- 28 nov 2019
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 24 apr 2020

Ritratto di famiglia con tempesta
(Umi yori mo mada fukaku) Giappone 2016 dramma 1h58’
Regia: Hirokazu Kore-eda
Sceneggiatura: Hirokazu Kore-eda
Fotografia: Yutaka Yamazaki
Montaggio: Hirokazu Kore-eda
Musiche: Hanaregumi
Scenografia: Keiko Mitsumatsu
Costumi: Kazuko Kurosawa
Hiroshi Abe: Ryota Shinoda
Kirin Kiki: Yoshiko Shinoda
Yōko Maki: Kyoko Shiraishi
Taiyo Yoshizawa: Shingo Shiraishi
Satomi Kobaiashi: Kinatsu Shinoda
Sōsuke Ikematsu: Kento Machida
Lily Franky: Koichiro Yamabe
Trama: Un ex scrittore vive sugli allori dei riconoscimenti passati, sperperando i soldi che guadagna come detective privato in scommesse e alcol. Dopo la morte del padre, l'uomo è costretto a stringere nuovamente contatti con la madre, l'ex moglie e il figlio, e lentamente troverà il modo di rimettere in carreggiata se stesso e la sua vita.
Voto 7,5

Nel corso degli anni, fino ad arrivare ai recenti Un affare di famiglia (recensione) e Le verità (recensione), abbiamo imparato il cinema, delicato e raccontato con il cuore, di Hirokazu Kore-eda. Il suo sguardo è quasi perennemente rivolto alla famiglia (a volte anche nei titoli) e alle non facili vicende interne, e famiglia non nel senso di istituzione ma come nucleo umano, piccolo o allargato agglomerato di persone con i difetti, le ansie, i dissidi quotidiani. E anche di più: passando dalle separazioni ai ricongiungimenti, dalle promesse non mantenute ai pentimenti. Case in cui spesso troviamo anche la nonna, il fratello, lo zio e via discorrendo. Per lui è il pretesto per parlarci degli avvenimenti ordinari che fanno parte integrante della vita, ovviamente vista e raccontata con sguardo orientale. Forse si ripete ma questo non bisogna considerarlo un difetto, perché il suo è un discorso lungo, lento, sfaccettato, che abbisogna di tempo e di tanti esempi, di persone con carattere differente e, in particolare, di situazioni tutte diverse e contemporaneamente di gente piuttosto ordinaria, come anche in questa occasione. Non è gente benestante, al massimo ha un lavoro dignitoso, ma tante volte sono individui che arrancano nella società, giovani e anziani, con questi ultimi tutti ben voluti, considerati saggi e ascoltati nella famiglia.

Qui Kore-eda ci racconta di come nella vita capita che ci si allontani dalla via maestra, ritenendo giusto il proprio comportamento, con la convinzione della giustezza del proprio sentire, senza accorgersi che invece si è intrapresa una deviazione errata. È la storia di Ryota, un uomo che lavora in un'agenzia investigativa convinto che il suo destino sia diventare un romanziere a causa o merito di un piccolo premio letterario vinto, ma che nel frattempo sta sprecando il denaro suo e quello che si fa prestare dal collega, dagli amici (pochissimi, anzi non se ne vedono) e quello che ruba ai parenti, giocando alle corse e alla lotteria: in questa maniera non si accorge che sta perdendo la famiglia. Tanto che la moglie divorzia da lui e se ne va con il figlio ragazzino. Il gioco è un vizio tossico, che fa male quanto la droga: entrambi portano fuori dalla famiglia. Poi più cerchi di rientrare più vieni ricacciato lontano, perché le promesse valgono il tempo di una illusione. Eh sì, pare proprio che sia in atto una tempesta mentale e familiare e un giorno forse solo un vero ciclone potrà riportare le cose al loro giusto posto. Una tempesta vera, fisica, dopo la quale per lo spavento ci si ritrova guardandosi ancora una volta negli occhi.

Il film ruota intorno a questo uomo, presente quasi per intero per tutta la durata, ma il vero personaggio del film, il vero perno morale e affettivo è la sua mamma Yoshiko (l’immancabile e indimenticabile Kirin Kiki, che Dio l’abbia in Cielo!), donna che riesce a catalizzare la famiglia interrotta e non far mancare il necessario al figlio scapestrato. La sua ospitalità, che sappiamo essere proverbiale in quella terra, in una pericolosa giornata di tifone in arrivo, diventerà l’occasione per la riunione seppur momentanea della famigliola, con la speranza che possa essere il pretesto per la difficile riunificazione. È lei che dispenserà, con frasi affettuose e sagge nella notte tempestosa, piccoli aforismi che condenseranno la morale e il messaggio dell’opera del regista nipponico.
Anche tuo padre incolpava la vita delle debolezze che lo affliggevano.
Non ho mai capito perché gli uomini non riescono mai ad amare il presente: o si affannano a rincorrere quello che hanno perso, o continuano a sognare l’impossibile.
Non si può raggiungere la felicità se non puoi, se non sai cosa lasciar andare e cosa trattenere.
Io non ho mai provato un amore che sia più profondo del mare e più azzurro del cielo, nonostante l’età a cui sono arrivata (sono le parole della canzone che sta ascoltando alla sua amata radio portatile che lei non abbandona mai, e che diventeranno il poetico titolo originale del film, Ancora più profondo del mare). E tu, hai mai provato? – chiede al figlio. Più o meno – risponde Ryota. Come la maggior parte delle persone, che nonostante questo si gode la vita felice. No, anzi, forse è proprio che non abbiamo provato che riusciamo a vivere serenamente giorni dopo giorno.
La vita è semplice. Se riesci a lasciarla andare è semplice.

Il principio morale insomma che Hirokazu Kore-eda ci dice è che “non tutti possono diventare ciò che vogliono essere”. Quando si affronta nel modo sbagliato i ruoli di figlio, marito, padre e fratello, prima o poi il destino viene a chiedere il conto. È inevitabile.
‘After the Storm’, dice il titolo internazionale del film, ‘Dopo la tempesta’, proprio come cantava il nostro poeta, allorquando la quiete riportava il mondo alla pace e alla vita quotidiana con la gallina sulla via. Poetico come è tutto il cinema di questo meraviglioso e tranquillo regista, il quale con tutta la filosofia naturale che ammanta quelle bellissime terre ci confeziona ogni volta quadri di una esposizione familiare, di famiglie che sembrano diverse ma nella sostanza sono sempre la stessa. E per giunta con gli stessi attori, come fossero davvero la sua unica e vera famiglia.
Poi, finalmente, dopo il tifone, il vento si placa e una mattina tersa accoglie tutti, e tutti tornano alla loro vita.






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