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Ritratto di signora (1996)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 3 mar 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 11 mag 2023


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Ritratto di signora

(The Portrait of a Lady) UK/USA 1996 dramma 2h24’


Regia: Jane Campion

Soggetto: Henry James (romanzo)

Sceneggiatura: Laura Jones

Fotografia: Stuart Dryburgh

Montaggio: Veronika Jenet

Musiche: Wojciech Kilar

Scenografia: Janet Patterson

Costumi: Janet Patterson, Edgar Pomeroy


Nicole Kidman: Isabel Archer

John Malkovich: Gilbert Osmond

Barbara Hershey: Madame Serena Merle

Mary-Louise Parker: Henrietta Stackpole

Martin Donovan: Ralph Touchett

Valentina Cervi: Pansy Osmond

Christian Bale: Edward Rosier

Viggo Mortensen: Caspar Goodwood

Shelley Winters: Mrs. Touchett

John Gielgud: Mr. Touchett

Richard E. Grant: Lord Warburton

Shelley Duvall: contessa Gemini

Roger Ashton-Griffiths: Bob Bantling


TRAMA: Inghilterra, fine Ottocento. Donna decisa e indipendente, Isabel Archer rifiuta un matrimonio di interesse. Quando un cugino però le lascia una grossa somma di denaro, attira l'amicizia di Madame Merle che la convincerà, ingannandola, a sposare un misterioso e affascinante sconosciuto.


Voto 7

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Basato sul romanzo del 1881 di Henry James e interpretato magnificamente da una diafana Nicole Kidman nel ruolo della sua eroina, questo ritratto prende tutte le qualità più eleganti di Lezioni di piano (vincitore di tre Oscar) – vedi la meticolosità di dettagli, la ricchezza del linguaggio, la sensazione che ogni cosa che osserviamo sia carica di significati - e li trasforma in un’opera che rispecchia pienamente, ancora una volta, il cinema di Jane Campion, così pregnante di femminilità forte e tragica nello stesso tempo, assecondata dalla bella sceneggiatura scritta da Laura Jones che aveva già collaborato con la regista tre anni prima in Un angelo alla mia tavola. Ogni particolare, si diceva, ha un senso, un messaggio sottinteso: una tazza da tè in porcellana leggermente scheggiata indica la fragilità emotiva della delicata protagonista, una mosca intrappolata in un bicchiere rovesciato è il simbolo della prigionia fisica che avvertono i personaggi più deboli. per esempio.

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Nicole Kidman, che ebbe modo di conoscere la Campion quando aveva 14 anni e viveva nella sua nativa Australia, offre una performance tormentata e dolorosa nei panni di Isabel, una donna di 23 anni che, appena arricchita grazie all'eredità di uno zio, soccombe a un cacciatore di fortune che incontra in Italia, Gilbert Osmond, interpretato da John Malkovich, magistrale attore che sa entrare come pochi in personaggi come questo, melliflui, ingannatori, somiglianti a pericolosi rettili che girano intorno alle prede studiandone l’indole per poterne approfittare nel momento giusto. È proprio per questo che osservandolo in questo film non si può fare a meno di accostarlo al Visconte Sébastien di Valmont de Le relazioni pericolose. Sembra trasportato da lì a qui, tanto è simile.

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Sin dall’inizio della trama si scopre facilmente quanto Isabel sia uno spirito libero e non “una semplice pecora nel gregge”, ragazza che nonostante veda ai suoi piedi due pretendenti quali Lord Warburton (Richard E. Grant) e Caspar Goodwood (Viggo Mortensen) e un cugino malato, Ralph Touchett (Martin Donovan), che la adora ricambiato, si impegna a rifiutarli tutti per non restare prigioniera del matrimonio. Ma gli equilibri che cerca di mantenere cominciano a vacillare quando entra in scena Gilbert: occhi socchiusi, labbra increspate, che dispensa complimenti vacui, che offre di sé la parte dei sentimenti e del gusto per la vita ma non stabilità finanziaria. Un dandy, un esteta. Ma vuoto e furbo. Percepiamo immediatamente – merito della sceneggiatura e di questo attore – che lui è una persona di cui è difficile liberarsi, che difatti riuscirà a sottomettere la preda presa nel mirino. Per giunta, proprio quei due meriti fanno sì che il personaggio e l’atmosfera che si crea siano tanto complessi fino al punto che resta persino poco chiaro il motivo per cui Isabel ne resti soggiogata.

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Come nel film di Stephen Frears, anche qui c’è la dama che trama e ama maneggiare i fili dei personaggi per arrivare a realizzare i suoi disegni: è la furba e manipolatrice Madame Serena Merle (Barbara Hershey), che agisce nel sottobosco e dietro le quinte, vipera anch’essa alla pari del suo protetto Gilbert. Tra queste figure poco raccomandabili, fatta eccezione solo per i pretendenti rifiutati, Isabel resta in balia tra il dovere di moglie e la voglia di evadere e di dedicarsi al suo vero amore, il cugino malato. Indecisione che Jane Campion utilizzerà fino al finale, lasciandoci nel dubbio della scelta decisiva che la protagonista vorrà adottare dopo che l’insistenza di Caspar la metterà in crisi: indecisa tra accettare il pressante invito di quest’ultimo o tornare ai suoi obblighi matrimoniali.

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Le prestazioni di Nicole Kidman, Barbara Hershey e John Malkovich sono notevolissime, specialmente la prima, come sono anche notevoli la fotografia e i costumi, degni comprimari di un film che certamente non è il migliore di Jane Campion, ma lascia un segno nel suo mondo femminile e femminista.


Premio Oscar 1997

Candidatura miglior attrice non protagonista a Barbara Hershey

Candidatura migliori costumi

Golden Globe 1997

Candidatura migliore attrice non protagonista a Barbara Hershey



 
 
 

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