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Rob Roy (1995)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 6 mar 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 11 mag 2023


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Rob Roy

UK/USA 1995 biografico 2h19’


Regia: Michael Caton-Jones

Sceneggiatura: Alan Sharp

Fotografia: Karl Walter Lindenlaub

Montaggio: Peter Honess

Musiche: Carter Burwell

Scenografia: Assheton Gorton

Costumi: Sandy Powell


Liam Neeson: Robert Roy "Rob Roy" McGregor

Jessica Lange: Mary McGregor

John Hurt: James Graham, marchese di Montrose

Tim Roth: Archibald Cunningham

Eric Stoltz: Alan MacDonald

Andrew Keir: duca di Argyll

Brian Cox: Killearn

Brian McCardie: Alasdair McGregor

Gilbert Martin: Will Guthrie

Vicki Masson: Betty

Jason Flemyng: Gregor

David Hayman: Tam Sibbalt


TRAMA: Negli altopiani della Scozia nel 1700, Rob Roy cerca di guidare la sua piccola comunità verso un futuro migliore, prendendo in prestito denaro dalla nobiltà locale per acquistare bestiame da allevare e ottenere ricavi dal mercato. Quando i soldi vengono rubati, Rob è costretto a uno stile di vita da Robin Hood per difendere la sua famiglia e il suo onore.


Voto 6,5

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Rob Roy lavora come guardiano del bestiame per conto di un marchese, ma decide di mettersi in proprio. Chiede dunque al nobile mille sterline in prestito e le ottiene a interesse da usuraio. Il denaro, però, viene subito rapinato da uno squattrinato bastardo della nobiltà. Il debito sarebbe cancellato se lui accettasse di testimoniare contro un altro nobile, sospettato di tramare per la restaurazione degli Stuart. Ma non ci sta.


È la forza dei personaggi e il talento degli attori che li interpretano che danno al film la sua anima. Dopotutto, quasi tutti amano un film con ammirevoli eroi e detestabili cattivi. Ma c'è di più in questo film, perché la storia è ben sviluppata, emozionante e viscerale, e funziona altrettanto bene come un dramma epico o un'avventura storica. La sceneggiatura del film di Alan Sharp è liberamente ispirata all'omonimo romanzo storico di Walter Scott, autore di romanzi epici di grandi eroi come il celebre Ivanhoe.

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In definitiva, è di minore importanza quanto il film sia basato su fatti storici e quanto sia stato abbellito e arricchito dalla penna dello sceneggiatore: come un eroe della Scozia del XVIII secolo, Robert Roy MacGregor è noto per aver camminato attraverso le nebbie delle Highlands, vivendo secondo il codice che ha reso il suo nome una leggenda. E così, il film prende il mito scheletrico e costruisce una persona reale intorno a quelle ossa e, per come è incarnato con vigore e temperamento da Liam Neeson, diventa un protagonista straordinario, un uomo inizialmente ingenuo, che la fede nell'onore, l’amore per la sua Mary, la famiglia e un clan rendono una figura mitica che attira tutta l’empatia possibile dello spettatore. E come da schema prevedibile, il film ha gli inevitabili personaggi negativi, ad iniziare da Archibald Cunningham, uomo dalla lama mortale, interpretato da Tim Roth, uno dei migliori attori caratteristi di quel momento, reduce dal successo di Pulp Fiction e dal bellissimo esordio di James Gray Little Odessa. Qui è proprio un personaggio cattivo, un sociopatico che uccide e stupra senza scrupoli o rimorsi, e il cui obiettivo principale nella vita diventa, nell’occasione, dare la caccia all’eroe della storia, provando gusto nell’avventura.

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Egli dipende dal marchese di Montrose (John Hurt), un lord scozzese abituato al vizio e a farsi largo senza perplessità eliminando ogni ostacolo. Come il suo scagnozzo, il suo unico obiettivo è accumulare ricchezza, non badando minimamente alle vittime che restano sul suo percorso, perfino chiudendo un occhio sulle azioni immorali di Cunningham finché il risultato sia raggiunto. Il quarto personaggio importante è la moglie di Rob, Mary (Jessica Lange). Il suo rapporto con il marito è uno dei capisaldi su cui si fonda lo spirito e il carattere dell’eroe scozzese e la sua forza interiore la rende una figura di peso nella trama: infatti, non è il semplice ruolo di donna devota che deve farsi trovare pronta accanto al suo uomo, ma è importante quanto il marito stesso.

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Il regista Michael Caton-Jones ha il merito di saper fondere abilmente i diversi elementi cinematografici in un insieme soddisfacente, sa sviluppare la profondità dei personaggi affinché la narrazione diventi appassionante e avventurosa, rispettando i classici canoni del genere. In più, cosa che non sempre accade in questo tipo di cinema, ci introduce con chiarezza nello sfondo storico senza renderlo secondario, illustrando a dovere la lotta di classe che predomina il periodo. Non è, però, tutto oro ciò che luccica, ovviamente, perché il film indubbiamente dura troppo, risultando spesso ridondante, difetto che gli si può perdonare tenendo presente che il regista è scozzese e l’affetto per il protagonista è lampante. Anche buona parte del cast è di quella bellissima terra: Andrew Keir, Brian Cox, Brian McCardie, David Hayman sono tutti scozzesi.

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La fotografia di Karl Walter Lindenlaub rende giustizia alla bellezza degli sfondi e delle immagini, accompagnata da un maestro delle colonne sonore come Carter Burwell che ha fuso molto bene canzoni popolari tradizionali scozzesi con il suo sempre apprezzabile materiale originale per formare una combinazione affascinante.

Un buon film a cavallo tra il mito, la leggenda e la Storia.



 
 
 

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