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Roma ore 11 (1952)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 29 ott 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 14 giu 2023


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Roma ore 11

Italia/Francia 1952 dramma 1h47’


Regia: Giuseppe De Santis

Sceneggiatura: Cesare Zavattini, Basilio Franchina, Giuseppe De Santis, Rodolfo Sonego, Gianni Puccini

Fotografia: Otello Martelli

Montaggio: Gabriele Varriale

Musiche: Mario Nascimbene

Scenografia: Leon Barsacq

Costumi: Elio Costanzi


Lucia Bosè: Simona

Carla Del Poggio: Luciana Renzoni

Maria Grazia Francia: Cornelia Riva

Lea Padovani: Caterina

Delia Scala: Angelina

Elena Varzi: Adriana

Raf Vallone: Carlo

Massimo Girotti: Nando

Irene Galter: Clara

Paolo Stoppa: padre di Clara

Armando Francioli: Romoletto

Paola Borboni: Matilde

Eva Vanicek: Gianna

Checco Durante: padre di Adriana

Alberto Farnese: Augusto


TRAMA: Alcune centinaia di ragazze rispondono a un annuncio di lavoro: una ditta sta cercando una dattilografa. Così da tutta Roma le giovani affluiscono davanti alla sede della ditta in attesa di essere ammesse al colloquio. La pressione della folla e il tentativo di un'aspirante dattilografa di passare davanti alle altre provoca un tragico crollo.


Voto 7

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Tra le opere più rappresentative del neorealismo è forse il miglior film di Giuseppe De Santis. Si basa su un fatto di cronaca realmente avvenuto a Roma nel 1951 e alla pellicola parteciparono anche tre ragazze coinvolte nella tragedia. Si basa infatti su un tragico incidente avvenuto il 15 gennaio 1951 in Largo Circense 37 - qui ambientato in via Savoia - quando una scala crollò a causa del peso di 200 donne in attesa di un colloquio di lavoro, con una donna uccisa e 76 ferite. Molte di loro erano rimaste intrappolate sotto le macerie e le ferite furono portate all’ospedale ma siccome molte di loro non erano in grado di pagare dovettero tornare a casa.

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La trama dell’adattamento scritta a più mani da autorevoli autori, narra di alcune delle storie di quelle donne e in particolare De Santis esplora efficacemente le vite di cinque delle ragazze e come erano arrivate lì, evitando efficacemente di creare una comune storia e i rischi di stereotipi che avrebbero banalizzato l’opera, che invece è un film che documenta i limiti e le contraddizioni di un'Italia alla disperata ricerca della propria strada dopo essersi rialzata dalle piaghe della guerra. Un’immagine spietatamente bisognosa di lavoro ed emancipazione anche sociale, soprattutto femminile. La dimostrazione viene dalla varietà dei ceti di provenienza delle donne in fila su quelle maledette scale: le giovani più disparate, nobili decadute, donne con il marito disoccupato, gestanti non sposate, prostitute che cercano di cambiar vita, figlie di benestanti cui la pensione non basta per sopravvivere. A furia di attendere pazientemente il loro turno, il film diventa l’esposizione e la narrazione dei fatti privati, di sfoghi, di pettegolezzi, di impressioni e di speranze. Perfino di litigi sulla posizione sulla scala. Fin quando la ringhiera cedette e la speranza divenne tragedia.

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Straordinaria è la sceneggiatura che scava nella vita privata di tante di loro e ad interpretarle il regista poté disporre di attrici tra le più note e belle del momento, alcuna delle quali in seguito diventarono grandi interpreti: Lucia Bosé, Carla Del Poggio, Maria Grazia Francia, Lea Padovani, Delia Scala, Elena Varzi, Paola Borboni. Tra gli attori spiccano i nomi di Raf Vallone, Massimo Girotti, Paolo Stoppa, Armando Francioli, Checco Durante.

“Cercasi dattilografa primo impiego miti pretese presentarsi ore 11, Largo Circense 37”. Il lapidario annuncio sul giornale già indicava che quelle ragazze non sarebbero mai state retribuite in maniera dignitosa. È l’Italia del dopoguerra.



 
 
 

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