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Rosetta (1999)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 16 mar 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

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Rosetta

Francia/Belgio 1999, drammatico, 1h35’


Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne

Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne

Fotografia: Alain Marcoen

Montaggio: Marie-Hélène Dozo

Musiche: Jean-Pierre Cocco

Scenografia: Igor Gabriel

Costumi: Monic Parelle


Émilie Dequenne: Rosetta

Fabrizio Rongione: Riquet

Anne Yernaux: la madre

Olivier Gourmet: il padrone

Bernard Marbaix: gestore del campo

Frédéric Bodson: capo del personale


TRAMA: La giovane Rosetta viene licenziata e a nulla serve la sua reazione a questa decisione. Alla ragazza non resta altro che tornare al campeggio della periferia dove abita con la mamma, donna debole e dedita all'alcol. Per mettere insieme qualche soldo Rosetta vende vestiti fino a quando non trova un altro lavoro. Quando la mamma fugge la figlia si rifugia da Rigaud che lavora con lei. Il giorno dopo al panificio Rosetta perde il posto.


Voto 8


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Quindici anni prima della Sandra di Due giorni, una notte (recensione) (con una fantastica Marion Cottillard) e le sue fasi temporali per la rincorsa disperata di una donna che non vuol perdere il posto di lavoro, ecco l’ennesima eroina dei fratelli Dardenne. Ancora un Belgio marginale e miserabile, ancora una storia di disperazione sociale, ancora una donna più forte della società che non l’aiuta: Rosetta.

Rosetta è una ragazza che pare sia in guerra con tutti, forse anche con se stessa, sicuramente con datori di lavoro “alquanto distratti” (semicit.), con una madre troppo dedita alla bottiglia e al sesso facile, con un mondo che non la vede. I Dardenne, come con Sandra, le appiccicano la macchina da presa traballante, per filmare di continuo il suo passo sostenuto, mentre si arrabatta per sopravvivere, tra la vendita di abiti usati e la pesca (sarà mai miracolosa?), tra i litigi con la madre e con il guardiano del camping dove (soprav)vive. La inquadrano così da vicino che il suo volto sembra ingigantito, prende tutto lo schermo che a volte non basta neanche. Corri, Rosetta, corri, qualcuno si accorgerà che hai bisogno? qualcuno ti darà un’occasione? Sandra e Rosetta sono due linee quanto mai parallele che cercano la libertà, perché il lavoro è libertà, ed è anche dignità, è vita, è l’affermazione positiva dell’esistere sulla terra.


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Non ci sono attimi di pausa, come se lei non avesse tempo, deve freneticamente attuare i programmi che si prefissa, dalla mattina alla sera. Ogni occasione può rivelarsi buona per racimolare qualche banconota. La animano rabbia e continua delusione, che invece di farla arrendere le danno maggiore grinta e quindi sempre armata dei suoi stivali, degli ami, delle bottiglie, parte ogni giorno come una Giovanna d’Arco piena di volontà. La sua armatura sono proprio quegli stivali, come se contengano un potere straordinario che le danno forza. Di certo non ispira sul momento tanta simpatia, anzi il suo piglio arcigno e furibondo non agevolano lo spettatore, che però alla fine finisce per affezionarsi e fare il tifo per lei, spingendola emotivamente.


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Questo cinema dei Dardenne è un cinema di guerra e azione, ma non è quello dei blockbuster, è un cinema che fa venire i crampi allo stomaco, che fa venire la rabbia e non te la guarisce: noi respiriamo affannosamente con lei. E a loro operazione riesce appieno, perché riescono a renderci participi dei sentimenti di Rosetta, così come riescono a farlo con tutte le loro eroine invisibili agli occhi degli altri. Grande merito comunque va alla sorprendente esordiente Émilie Dequenne, la quale indubbiamente si impegna al massimo per interpretare un personaggio difficile e complesso, costretta a diventare adulta per colpa di quel personaggio negativo che è sua madre e a causa di una società che non le dà alcuna occasione di riscatto né alcuno spazio vitale per una esistenza normale.


Tra gli attori non mancano i fedelissimi dei fratelli registi: Fabrizio Rongione e Olivier Gourmet, ma il viso di Émilie Dequenne non si dimentica.


Cannes 1999: Palma d’Oro e Premio della Giuria Ecumenica al film, Premio miglior attrice Émilie Dequenne.



 
 
 

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