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Scarface (1983)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 14 mar 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 21 ott 2024

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Scarface

USA 1983 gangster 2h50'


Regia: Brian De Palma

Sceneggiatura: Oliver Stone

Fotografia: John A. Alonzo

Montaggio: Gerald B. Greenberg, David Ray

Musiche: Giorgio Moroder

Scenografia: Edward Richardson

Costumi: Patricia Norris


Al Pacino: Tony Montana

Steven Bauer: Manolo Ribera

Michelle Pfeiffer: Elvira Hancock

Mary Elizabeth Mastrantonio: Gina Montana

Robert Loggia: Frank Lopez

Paul Shenar: Alejandro Sosa

Harris Yulin: Mel Bernstein

F. Murray Abraham: Omar Suarez


TRAMA: Tony Montana, profugo cubano negli Stati Uniti, scala i vertici della malavita con crudeltà e determinazione. Diventa il re del narcotraffico, spalleggiato dall'amico Manolo. Dopo aver ucciso anche il suo boss, Lopez, ne sposa la donna, Elvira. Raggiunto l'apice, iniziano però per Tony i guai: personalità instabile, il nuovo boss offende l'importante alleato boliviano, Sosa. Il rapporto con Elvira naufraga e per di più la sorella Gina, di cui è morbosamente geloso, va a sposare proprio Manolo.


Voto 7,5

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Il remake di Brian De Palma del classico film di Howard Hawks del 1932 è cruento, eccessivo, scandaloso, brillantemente realizzato e vanta un'interpretazione indimenticabile e istrionica di Al Pacino. Alla sua uscita, il film sembrò una svolta decisiva per il regista, lontano dai giochi voyeuristici alla Hitchcock con le finestre e i sosia. Non si dimentichi che spesso il regista è stato accostato come un discepolo del maestro del brivido. Ma ora molto è cambiato nel suo cinema e questo film lo dimostra ampiamente. Visto oggi, infatti, può essere considerato la quintessenza della sua opera globale: un trattato sulla fragile condizione delle individualità maschile nella politica e nel potere.


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Il film comincia con un documentario che mostra le masse di rifugiati cubani che sbarcano nel Nord America, aggiungendo una dimensione politica che trasforma completamente il modello dell'originale. Tony Montana si rende presto conto che il crimine e l'omicidio sono la via migliore per uscire dal ghetto degli immigrati. La sua ascesa e caduta di gangster moderno sono rese con uno stile spettacolare e vistoso. De Palma coglie ogni opportunità per enfatizzare le mode e le follie musicali degli anni ‘70 come contrappunto agli spargimenti di sangue e ai tradimenti. I giornalisti si affrettarono a battezzare il film, sceneggiato da Oliver Stone, la prima epopea gangster post-moderna. Per la sua splendida consapevolezza di sé, il film è una grandiosa storia vecchio stile, con una forza catartica e apocalittica, specialmente nel lungo finale distruttivo.


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Brian De Palma porta a un estremo nuovo e drammatico uno dei temi classici del genere gangster: l'ossessione dell'eroe per il controllo del territorio e l'inesorabile perdita di questo potere. Tony sogna il comando assoluto, sul suo corpo, sui cuori e sulla fedeltà di quelli che gli sono vicini e sul territorio del suo impero criminale. Ma dopo aver sniffato montagne di cocaina non riesce nemmeno a vedere, nella sua televisione a circuito chiuso, quelli che sono venuti a ucciderlo. Più di altri film catastrofici fatti a partire dal decennio precedente, questo controverso (perché tale è) capolavoro di De Palma offre la possibilità di vedere un microcosmo sociale esplodere in migliaia di frammenti mentre un dirigibile si libera nell'aria annunciando uno slogan amaro e beffardo “Il mondo è tuo”.


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Il regista, universalmente riconosciuto grande autore nel genere noir, gangster e thriller, chiama per la prima volta (dieci anni dopo si riuniranno per il magnifico Carlito’s way) un grande attore quale Al Pacino, che avrà così modo di interpretare al meglio questo indimenticabile Tony Montana, un personaggio tra i più violenti non solo della produzione del regista ma dell'intera storia del cinema. Tant’è che la distribuzione ebbe notevoli problemi con la censura, sia per le scene che per il linguaggio e si dovettero perfino operare alcuni tagli, concessi a malincuore dal regista che aveva paura di snaturare la storia e i personaggi; inoltre bisognò convincere la critica e la commissione di censura che non era un elogio della droga e del suo traffico, anzi, tutt’altro.


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Inoltre, occorre ribadire la mano di uno sceneggiatore chiamato Oliver Stone e l’affacciarsi alla ribalta della incantevole e luminescente Michelle Pfeiffer che ebbe il lancio definitivo della sua carriera.


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Riconoscimenti

Golden Globe 1984:

Candidatura miglior attore in un film drammatico a Al Pacino

Candidatura miglior attore non protagonista a Steven Bauer

Candidatura miglior colonna sonora



 
 
 

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