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Scoop (2006)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 25 giu 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

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Scoop

UK/USA 2006 thriller/commedia 1h36’


Regia: Woody Allen

Sceneggiatura: Woody Allen

Fotografia: Remi Adefarasin

Montaggio: Alisa Lepselter

Scenografia: Maria Djurkovic

Costumi: Jill Taylor


Woody Allen: Sid Waterman

Scarlett Johansson: Sandra Pransky

Hugh Jackman: Peter Lyman

Ian McShane: Joe Strombel

Charles Dance: Mr. Malcom

Romola Garai: Vivian

Kevin McNally: Mike Tinsley

Julian Glover: Lord Lyman

Fenella Woolgar: Jane Cook

Anthony Head: detective

Richard Johnson: Mr. Quincy


TRAMA: Sondra Pransky, studentessa americana in giornalismo, è in visita da un'amica a Londra. Qui si imbatte in quello che sembra essere lo scoop della sua vita. Durante le indagini, trova sulla sua strada la magia, l'omicidio, il mistero e forse anche l'amore nei panni dell'aitante aristocratico Peter Lyman.


Voto 7

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Che la figura della Morte sia più volte presente nella scrittura di Woody Allen è cosa risaputa, tanto che una delle prime opere, negli anni ’60, un abitante di Brooklyn si giocava il momento della sua dipartita con una interminabile partita a ramino con la figura mortale, alla stessa stregua della scena bergmaniana de Il settimo sigillo; poi se ne era parlato qua e là in altre opere e film. Invece in questa occasione eccola quasi materializzata (per modo di dire) già nell’introduzione, quando osserviamo nella nebbia buia del fiume che i deceduti stanno attraversando per essere portati su una barca nell’Aldilà: i passeggeri ex vivi non sono ovviamente molto allegri ma chiacchierano volentieri e tra loro c’è Strobel, un giornalista che in vita cercava sempre lo scoop della vita, a cui una signora, già segretaria del giovane aristocratico e rampante Peter Lyman, confida che il suo datore di lavoro è il famoso serial killer dei tarocchi che tutti cercano e che da qualche tempo sta facendo strage di prostitute a Londra.

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Strombel è esaltato all'idea della eclatante notizia e vorrebbe pubblicarla o per lo meno portarla a conoscenza di qualcuno che lo possa fare. Dato che è nel suo carattere non fermarsi davanti a nulla, il giornalista si tuffa dalla barca, per tornare tra i vivi. Ma vi torna proprio quando un prestigiatore da quattro soldi, il Grande Splendini, sta facendo un esperimento su un palco e il reporter riesce a confidare alla bella Sandra Pransky, la volontaria del gioco, il suo segreto.

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Sembra di raccontare una storiella in cui si inizia elencando i personaggi: c’è un revenant che dà il là ad un’indagine da thriller, un mago da strapazzo che non vuole azzardare più di tanto e una incantevole ragazza americana in vacanza nella capitale inglese che, una volta messa al corrente dal giornalista del terribile segreto, vuol compiere lo scoop che la faccia divenire una star della stampa di inchiesta. Il fatto che lei chieda aiuto a Sid Waterman, vero nome del prestigiatore, manda quest’ultimo nel panico, essendo piuttosto riluttante a mettersi sulla pista di un efferato maniaco, oltretutto se questi è un ricco nobile della città molto conosciuto. L’espediente è quello di far finta di essere padre e figlia di una facoltosa famiglia che si occupa di petrolio in America. Oltretutto lui non crede alla confidenza (“Questo ragazzo è un serial killer come io suono per i New York Jets”). Ama la vita tranquilla e “Emozione nella mia vita significa una cena senza bruciori di stomaco” e ciò è tutto dire.

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Per rimanere pienamente nell’atmosfera del thriller, Allen non disdegna di fare un omaggio al maestro Hitchcock nella divertente e ansiogena sequenza in cui entra nella cantina blindata di Peter Lyman, alla pari di quella ben più nota di Notorious; inoltre il personaggio del bell’uomo (Hugh Jackman) ricorda non poco il Cary Grant de Il sospetto. Tra la commedia e il giallo, la trama offre momenti di tensione e altri molto spassosi con i soliti dialoghi alleniani che conosciamo, sparati a raffica senza disdegnare di mettere in risalto la bellezza dell’attrice di turno, la stessa Scarlet Johansson reduce un anno prima del bel Match Point. Woody ha spesso agito in questa maniera: ogni tanto adotta per un paio di film una giovane e attraente attrice rendendola protagonista assieme a lui. In più, un attore prestante come Hugh Jackman che li sovrasta come un David di Michelangelo quando escono dall’acqua della piscina del club esclusivo in cui devono agganciare l’attenzione dell’uomo: come nei migliori film di spionaggio, Sandra deve attirare romanticamente e sensualmente il sospettato nella trappola per poterne carpire i segreti.

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Opera tra le minori di Woody Allen? Non sono mai di questo parere, perché, come ho scritto più volte, da lui ci si aspetta sempre il massimo ma anche quando il livello è inferiore al solito è sempre al disopra della media: se il film non fosse firmato da lui, oggi diremmo che quel regista ha realizzato una commedia simpatica e riuscita. Dell’artista newyorkese si riescono ad apprezzare sempre le battute: chi mai potrebbe scrivere che “Come nascita sono di confessione ebraica, ma crescendo mi sono convertito al narcisismo”? È unico ed è l’unico capace di mantenere la media di quasi un film all’anno, con o senza la sua presenza, se c’è sempre qualcuno che lo possa rappresentare nelle sue fobie e manie psicologiche che ci fanno compagnia dalla fine degli anni ’60. E non sono sempre fissazioni, perché è uno dei pochi cineasti che scrive continuamente della vita, dell’amore, perfino delle classi (in lingua originale è rimarchevole come in questa occasione suonino così differenti gli accenti di Brooklyn e di Londra). E in più, stavolta recita anche da par suo. E bravo anche perché fa durare i film solo e sempre un’ora e mezza circa.


 
 
 

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