Seberg – Nel mirino (2019)
- michemar

- 27 set 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 15 giu

Seberg – Nel mirino
(Seberg) UK, USA 2019 dramma biografico 1h42’
Regia: Benedict Andrews
Sceneggiatura: Joe Shrapnel, Anna Waterhouse
Fotografia: Rachel Morrison
Montaggio: Pamela Martin
Musiche. Jed Kurzel
Scenografia: Jahmin Assa
Costumi: Michael Wilkinson
Kristen Stewart: Jean Seberg
Jack O'Connell: Jack Solomon
Anthony Mackie: Hakim Jamal
Margaret Qualley: Linette Solomon
Colm Meaney: Frank Ellroy
Zazie Beetz: Dorothy Jamal
Vince Vaughn: Carl Kowalski
Yvan Attal: Romain Gary
Gabriel Sky: Diego Gary
Stephen Root: Walt Breckman
TRAMA: Jean Seberg, diva della New Wave francese, alla fine degli anni Sessanta entra nel mirino del Cointelpro, il programma di sorveglianza segreto dell'Fbi. La causa è da ricercare nel coinvolgimento politico e romantico dell'attrice con l'attivista dei diritti civili Hamik Jalal: distruggere lei avrebbe significato per i federali assestare un duro colpo ai danni del movimento Black Power. Jack Solomon, giovane e ambizioso agente, ha il compito di sorvegliarla e seguirla, ignorando come il destino della Seberg si sarebbe poi intrecciato pericolosamente con il suo.
Voto 6,5

La figura di Jean Seberg è rimasta avvolta nell’aurea del mito e della tragedia. Americana di nascita dello stato dell’Iowa, ma diva assoluta della Nouvelle Vague francese e ricordata per sempre per il bellissimo e ribelle Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard del 1960, ebbe una vita travagliata, conclusa come non poteva andare diversamente, e cioè tragicamente. Era sempre stata mentalmente indipendente e spesso spiazzante, così come il film cerca di svelarcela. Bella e irrequieta, con un sorriso dolce e dai lampi nello stesso tempo ingenui e provocanti. Politicamente sempre sveglia e attenta alle correnti progressiste, se non proprio rivoluzionarie. E per questo “attenzionata”, come si suol dire oggigiorno quando una persona desta l’interesse delle forze di polizia.

Quando infatti negli USA si avvicinò addirittura al movimento dei Black Panther, da cui era affascinata, anche per una certa storia d’amore con un suo importante esponente, perfino finanziandolo, l’FBI entrò in allarme e la controllò senza pausa. Fra i pedinamenti e le cimici dell’organizzazione di J. Edgar Hoover, la sua vita divenne un inferno dal momento che se ne accorse. Situazione insostenibile che la indusse a verificare ogni angolo delle case che abitava, le cornette dei telefoni che usava e così via, in un interminabile processo di esaurimento nervoso che la distruggeva e che, soprattutto, la portò alla fine della sua breve vita.

Suicidatasi con i barbiturici a soli 40 anni, lasciò un breve biglietto d’addio inequivocabile: “Forgive me. I can no longer live with my nerves.” (Perdonatemi. Non posso vivere più a lungo con i miei nervi).

Anche Jodie Foster provò a portare sullo schermo la storia dell’attrice, ma solo nel 2019 Benedict Andrews, regista teatrale e cinematografico australiano, è riuscito a realizzare il progetto che però è rimasto riuscito solo in parte, non sviluppando mai a fondo alcuni argomenti importanti che potevano derivare dal soggetto e dalla vita complessa della protagonista. Era anche non facile trovare l’interprete giusta, che desse un minimo di somiglianza e così la scelta è caduta su una valentissima attrice dei nostri giorni che va crescendo di film in film, che si mette continuamente alla prova con i ruoli più disparati, pur se spesso viene accusata di non avere molte variazioni nelle sue espressioni, ma che secondo me sa recitare molto bene con atteggiamenti minimali: Kristen Stewart.

Indubbiamente lei mi è sembrata il tipo più adatto: ragazza che mette assieme spavalderia e fragilità, proprio come doveva sembrare a tutti Jean. E forse è proprio lei l’attrazione principale del film, almeno per me. Perché non era un film facile da girare e il risultato ha dimostrato entrambe le cose: le oggettive difficoltà e la bravura dell’attrice. Accanto a lei un buonissimo cast che prevede anche Jack O'Connell, Anthony Mackie, Vince Vaughn e l’emergente Margaret Qualley.






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