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Semina il vento (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 gen 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 12 ago

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Semina il vento

Italia, Grecia, Francia 2020 dramma 1h31’


Regia: Danilo Caputo

Sceneggiatura: Danilo Caputo, Milena Magnani

Fotografia: Christos Karamanis

Montaggio: Sylvie Gadmer

Musiche: Valerio Camporini Faggioni

Scenografia: Federica Bologna

Costumi: Angela Tomasicchio


Yile Yara Vianello: Nica

Feliciana Sibilano: Paola

Caterina Valente: Rosa

Espedito Chionna: Demetrio


TRAMA: Dopo anni di assenza, la giovane Nica fa ritorno a casa in Puglia. Gli ulivi della nonna sono minacciati da un'infestazione di insetti. Contro la volontà del padre, Nica combatterà per preservare gli alberi e mantenere le tradizioni familiari.


Voto 6,5


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Taranto e dintorni, dove da decenni si combatte tra l’inquinamento industriale e la necessità di lavorare, dove “La gente preferisce morire di tumore che di fame”, a cui negli anni scorsi si è aggiunta la tragedia della xylella, il batterio che ha distrutto parte considerevole della estesa coltivazione di ulivi che parte da lì per arrivare sino alla punta della Puglia. Questa è la cornice in cui si svolge la trama del film di Danilo Caputo che, come la Nica protagonista, è tornato nella sua terra memore delle antiche tradizioni come il falò di San Giuseppe e le cattive abitudini dovute alla noncuranza e dallo scarso rispetto per la natura.


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È dunque la storia di Nica, 21 anni, che ha deciso di abbandonare gli studi universitari di agronomia per tornare a casa, lì, dopo tre anni d’assenza, dove trova il padre sommerso dai debiti, la terra inquinata, gli ulivi devastati dal parassita. Mentre osserva le luci notturne della grande “fabbrica” estesa come una cittadina, e gli ulivi ormai spogli di foglie, divorati da quell’odiato insetto che sta annullando la produzione di olio di centinaia di chilometri quadrati, il suo viso accostato al finestrino dell’auto è triste e perplesso: quello che aveva saputo è vero, malinconicamente vero. Quel panorama che ama tanto e che aveva nel cuore non è più quello che aveva lasciato. Chissà in quali condizioni sono nel frattempo i terreni di famiglia ereditati dalla tenace nonna che aveva difesa in ogni maniera la sua proprietà, fino al punto di essere soprannominata “strega”, perché in un episodio in cui avevano cercato di effettuare un intervento preventivo in quei terreni, una quantità enorme di acqua aveva invaso proprio il luogo preciso dei lavori, che dovettero così fermarsi. Da dove proveniva quell’acqua? Dalla caverna sottostante che tutti chiamavano “cripta” in cui c’era una pietra magica chiamata “sposa” dove si recavano le promesse spose per una cerimonia pagana per restare ben presto incinte? Era veramente tutto così maledettamente magico tanto da far definire quell’anziana una strega da tutti i cittadini del piccolo comune? Oppure era semplicemente legata fortemente alla sua terra che era disposta anche a morire per essa e per l’amore per i suoi ulivi? Certo è che quando per vecchiaia la figlia Rosa, mamma di Nica, decise di trasferirla in un ricovero per anziani, bastò un solo mese per farla morire.


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La nipote ha il carattere da combattente della nonna, lo stesso amore per le piante, in più gli studi, anche se non terminati, le hanno dato sufficienti informazioni per formulare una interessante ipotesi di lavoro per far guarire le piante: trovare urgentemente un insetto antagonista di quelli che hanno portato la malattia della xylella. È la legge della natura, dice alla fidatissima amica di sempre Paola, è l’equilibrio su cui si regge la biodiversità della Terra, quindi ci deve per forza essere un rimedio naturale. Perché rassegnarsi? Perché non combattere anima e cuore per salvare quel patrimonio ecologico, culturale ed economico? Il perché lo capirà, incredula davanti a tanto egoismo e tanta ingordigia prodotti dal bisogno disperato di denaro. Infatti, tutti sembrano essersi arresi davanti alla vastità del disastro ecologico e suo padre aspetta solo di poter abbattere l’uliveto di famiglia per pura speculazione economica. Una sera, assieme alla cara amica, scopre l’incredibile segreto del padre Demetrio, spinto dalla estrema necessità che lo ha portato ad una decisione grave, ancor più grave per lei, che ormai non dorme più in casa per portare avanti l’esperimento – anche di notte – che pare possa dare ottimi risultati. Lei dorme vicino agli alberi per sorvegliare la riuscita che sarebbe la salvezza per tutti i coltivatori. Eccettuati coloro i quali sono riusciti ad ottenere la tanto sperata autorizzazione per espiantare gli alberi ed ottenere gli indennizzi promessi dal ministero: un modo come un altro per rimediare ai falliti raccolti degli ultimi anni.


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Nica è forte, è dotata dello spirito battagliero ereditato dall’amatissima nonna, lotta con tutte le sue forze per salvare quegli alberi secolari, dai tronchi dalle forme contorte che ne indicano i vari decenni di età, non più forti ma secchi, con i rami senza foglie, ma brulicanti di microscopici vermetti verdi che distruggono ogni cosa. Intanto, la “fabbrica” continua ad inquinare e deve trovare il modo di sversare i pericolosi fanghi tossici nei terreni di proprietari consenzienti dietro un buon compenso monetario. È evidente che l’inquinamento, come anche l’insetto, come dice l’amica, ormai è anche e soprattutto nella testa della gente e lei si troverà a dover affrontare ostacoli inaspettati, che deve combattere al di sopra delle sue possibilità. Ma non ha paura di nulla, ha tanto coraggio. È una ragazza ammirevole, silenziosa e determinata.


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Danilo Caputo, originario di quel luogo, ci narra come Nica dà battaglia alla situazione, al padre, alla madre che pensa solo ad aprire il negozio sognato, alla popolazione che dedica tutta l’attenzione alla festa religiosa in arrivo, alla mentalità dominante, all’arretratezza in campo ecologico, alla rassegnazione generale, come se la xylella sia una fatalità irrimediabile. Una novella e agguerrita Davide che deve sconfiggere il gigante Golia: il finale sarà drammatico ma anche irrisolto, dove vince l’inazione.


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Bravo Danilo Caputo, coraggioso e innamorato conoscitore della sua terra, bravo anche per aver atteso con pazienza l’attrice giusta: come ha rivelato ha dovuto aspettare molto tempo per trovare la sorprendente Yile Yara Vianello, una giovane attrice che ha saputo sicuramente rappresentare la Nica che il regista cercava e che ha altrettanto sicuramente destato interesse in chi l’ha bene osservata. Una buona promessa, una giovane grintosa che evidentemente ha capito il ruolo che doveva interpretare e lo ha reso molto bene.



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michemar

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