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Serenity - L'isola dell'inganno (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 ott 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 18 nov 2023


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Serenity - L'isola dell'inganno

(Serenity) USA/UK 2019 thriller 1h46’


Regia: Steven Knight

Sceneggiatura: Steven Knight

Fotografia: Jess Hall

Montaggio: Laura Jennings

Musiche: Benjamin Wallfisch

Scenografia: Andrew McAlpine

Costumi: Danny Glicker


Matthew McConaughey: John Mason / Baker Dill

Anne Hathaway: Karen Zariakas

Diane Lane: Constance

Jason Clarke: Frank Zariakas

Djimon Hounsou: Duke

Jeremy Strong: Reid Miller

Charlotte Butler: Lois

David Butler: Jack

Rafael Sayegh: Patrick Zariakas

Kenneth Fok: Lionel

Garion Dowds: Samson

Redd Pepper: Playmouth DJ


TRAMA: Baker Dill è il capitano di una barca da pesca che, portando in giro turisti, conduce un'esistenza tranquilla in un'amena località tropicale chiamata Plymouth Island. la sua routine viene però interrotta il giorno in cui l'ex moglie Karen lo rintraccia per chiedergli aiuto. La donna ha bisogno di salvare lei e il loro figlio dal nuovo violento marito e per tale ragione lo invita a portarlo in mare aperto per un'escursione di pesca solo per gettarlo in mezzo agli squali e farlo morire.


Voto 5,5

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Sceneggiatore e produttore affermato, Steven Knight ha negli anni dimostrato anche ottime cose in qualità di regista, mettendo in scena l’originale Locke con Tom Hardy, ma la sua qualità migliore resta senza dubbio quella nello scrivere. E lo dimostra anche in questa occasione che può vantare due protagonisti d’eccezione come gli attori entrambi vincitori di un Oscar Matthew McConaughey e Anne Hathaway. Con loro degli altrettanto bravi comprimari come Jason Clarke, Diane Lane e Djimon Hounsou.

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McConaughey è un ex soldato con un passato turbolento e una moralità dubbia, che di nome in realtà da John Mason ma che ora si presenta come Baker Dill, uomo che ha deciso di ritirarsi su di un’isola al largo delle coste della Florida, dall’aspetto vagamente tropicale, abitata da una manciata di persone e dalla tranquillità a tratti inquietante. Qui Baker si dedica prevalentemente alla pesca, sviluppando un’ossessione morbosa per un tonno gigante, che lui soprannomina “Justice” e che tenta invano di catturare. Impegnato in una relazione con Constance (Diane Lane) e convinto di essere sparito per sempre da chi lo conosceva, un giorno la sua vita si complica: la tranquillità viene sconvolta dall’arrivo dell’ex moglie Karen, seguita da loro figlio Patrick, che è in fuga dal suo attuale marito, il violento Frank. Lo ha rintracciato con una proposta tanto pericolosa, quanto strana: liberarsi dell’uomo, facendolo ubriacare in alto mare e gettandolo in pasto agli squali, in cambio di un’ingente somma di denaro. Baker accetta l’ingrato compito. Ma ben presto, si rende conto di essere al centro di una complessa macchinazione, mentre attorno a lui realtà e immaginazione si vanno sempre più confondendo.

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In pratica, il protagonista si ritrova a passare da una vita monotona ma vivacizzata solo dalla sua fissazione della cattura del grande tonno – come una sorta di capitano Achab nella lotta verso quel pescione – fino al punto di indebitarsi per le attrezzature necessarie, all’incontro scomodo da conveniente con la ex moglie. Inutile negare che l’affare non vorrebbe accettarlo ma quei soldi gli fanno gola, perché solo con la ingente somma pattuita può finalmente sistemare i suoi problemi finanziari. Se questo rappresenta il nocciolo della trama, il saltuario regista Steven Knight non fa quel salto necessario per alzare il livello qualitativo di un film che, nonostante il buonissimo cast, non prende mai il volo, con il risultato che, pur considerando positive alcune trovate che cercano di sorprendere a più riprese lo spettatore, si resta nella medietà. Peccato, perché il potenziale del cast e il punto di partenza promettevano bene, anche se Matthew McConaughey sembra meno incisivo del solito, non rendendo efficacemente il suo personaggio e Anne Hathaway forse, con quel neo posticcio, non è l’ideale per rappresentare la fatalona bionda che vorrebbe essere. Chiaro problema di regia.

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L’idea del regista: “L'idea per il film mi è venuta tre anni fa mentre mi trovavo a bordo di una barca da pesca. Il capitano dell'imbarcazione era un personaggio di per sé molto particolare. I pescatori sono piuttosto ossessivi riguardo alla cattura del pesce e tale caratteristica mi ha incuriosito. Ho dunque cercato di saperne di più sul capitano, sulla sua storia, su chi fosse, sul perché fosse lì e su dove fosse stato prima. Un anno dopo, quasi casualmente, il produttore Guy Heeley mi ha accennato del proposito di realizzare un film che, seppur in mare aperto, fosse ambientato in un contesto molto ristretto. Ed è così che è nato il film, che in un certo qual senso è figlio indiretto di ‘Locke’, che a sua volta era ambientato nello spazio angusto di un’automobile. A prima vista, è la storia dell'ossessione di un pescatore per la cattura di un pesce ma in realtà nasconde ben altro: sono infatti molteplici i livelli di lettura e il pubblico potrà assaporarlo sia come un thriller convenzionale sia come qualcosa di diverso. Sono sempre stato interessato alle storie di brave persone che commettono gesti cattivi per una buona causa e alle storie in cui entrano in gioco la scelta e il libero arbitrio: Dill fa delle scelte ma lentamente inizierà a chiedersi se dipendono da lui o se gli vengono imposte.”


Non che sia tutto da buttare, sia beninteso, tanto che nonostante tutto, il film si fa guardare.



 
 
 

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