Sliding Doors (1998)
- michemar

- 11 dic 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 ago

Sliding Doors
UK, USA 1998 commedia 1h39’
Regia: Peter Howitt
Sceneggiatura: Peter Howitt
Fotografia: Remi Adefarasin
Montaggio: John Smith
Musiche: David Hirschfelder
Scenografia: Maria Djurkovic, Martyn John
Costumi: Jill Taylor
Gwyneth Paltrow: Helen Quilley
John Hannah: James Hammerton
John Lynch: Gerry
Jeanne Tripplehorn: Lydia
Zara Turner: Anna
Douglas McFerran: Russel
Paul Brightwell: Clive
Virginia McKenna: madre di James
Kevin McNally: Paul
Christopher Villiers: Steve
TRAMA: Giornata storta per Helen: arrivata in ritardo, viene licenziata in tronco; tornata a casa, becca il suo uomo a letto con un'altra. Mettiamo invece che un contrattempo cambi totalmente la giornata di Helen: cacciata dal lavoro con l'accusa di avere rubato un set di bottiglie di vodka, scende affranta in metropolitana e piomba finalmente a casa: il suo uomo, ora, è sotto la doccia, mentre l’amante è da poco andata via.
Voto 6,5

Non ho sentito la sveglia, ho fatto tardi e per recuperare sono andato a far colazione al bar e lì l’ho conosciuta.
Ho forato una ruota, mi son fermato sul ciglio della strada e nell’attesa ho sentito che un chilometro più avanti c’è stato un tamponamento a catena. Menomale!
Sono andato a cinema in un multisala e ho sbagliato ingresso e così ho visto un film bellissimo invece dell’altro, che, a quanto pare, era bruttino.

Quante volte la vita ci sorprende con gli eventi che ci accadono solo perché facciamo una scelta invece che un’altra? E quando invece lasciamo fare al destino, senza fare alcuna scelta? La vita è strana, diciamo spesso, anche perché non possiamo sapere in anticipo le scelte giuste, ne prendiamo una, spesso casualmente, e poi si resta sorpresi. Come il caso di Helen (Gwyneth Paltrow), che prende il metrò e la storia prosegue in un senso ma se lo perde le succedono tutt’altre cose.

In fondo è come se la vita abbia delle porte scorrevoli, anzi vado oltre: magari non funzionano e ci sbatto la testa. Insomma. i se, i ma, i forse ci condizionano senza che ce ne rendiamo conto. Così come il fatidico bivio, di qui o di là. Quando si spalancano le porte scorrevoli del destino non sappiamo cosa o chi ci viene incontro.

I registi e gli sceneggiatori sono sempre stati attratti dalla questione del destino e al proposito i film non mancano, forse abbondano. Tra i tanti troviamo autori seri e impegnati che studiano i risvolti in drammi e tragedie, ma non mancano esempi di cineasti che affrontano l’argomento con leggerezza. Tra i primi si può annoverare, un esempio tra i tanti, Krzysztof Kieślowski, culturalmente ossessionato dal destino e dal caso, tra i secondi (ma questa classificazione è labile) non si può escludere l’amabile Woody Allen, perennemente stabile in commedie solo apparentemente leggere, sempre divertenti ma con un fondo serissimo, afflitto dal senso del caso che può cambiare la vita delle persone. La scena in cui l’anello, come la palla da tennis, lanciata verso il Tamigi, rimbalza sulla ringhiera e poi ci lascia col fiato sospeso non sapendo se ricade di qui o di là, ne è una dimostrazione lampante. Il bivio della vita, il destino che cambia. Il delitto avrà il suo castigo? Oppure no?

Come andrà la vita di Helen se riesce a prendere la metropolitana? E se per vari contrattempi la perde? Quei minuti persi cosa comporteranno? Per cui, nella prima ipotesi lei rincontra James (John Hannah, bello e attraente), che le ha appena raccolto l’orecchino caduto nell’ascensore, e dopo una breve chiacchierata, si dirige verso casa dove trova il fidanzato Gerry (John Lynch, il perfetto antipatico) a letto con la sua ex, Lydia (Jeanne Tripplehorn). Il che la spinge verso quell’affascinante giovanotto appena conosciuto. Nella seconda non coglie in flagranza il traditore e la vita prende un’altra piega, che per sua fortuna la condurrà ugualmente da James. Perché sempre lì andrà a finire, da James, perché, in fondo, questo è pur sempre un film romantico.

Nell’ultima scena i due si guardano sorridenti, mentre le porte dell’ascensore, sempre galeotto, si richiudono. Come quelle della metropolitana, dove se ci sali andrà così, se si chiudono un secondo prima resti fuori e… chissà. Però, che bello e sorprendente è il mistero della vita!
Film che è diventato un cult e che, oltre a rilanciare alcune battute mitiche dei Monty Python (“Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola!”) lanciò definitivamente la bellezza di Gwyneth Paltrow.






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