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Solo sotto le stelle (1962)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 20 giu
  • Tempo di lettura: 3 min
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Solo sotto le stelle

Titolo originale

Lonely Are the Brave

Produzione

USA 1962

Genere

western

Durata

1h47’

Regia: David Miller

Soggetto: Edward Abbey (romanzo “The Brave Cowboy”)

Sceneggiatura: Dalton Trumbo

Fotografia: Philip H. Lathrop

Montaggio: Leon Barsha

Musiche: Jerry Goldsmith

Scenografia: Alexander Golitzen

Costumi: Stanley Kufel, Peter V. Saldutti

 

Kirk Douglas: John W. “Jack” Burns

Gena Rowlands: Jerry Bondi

Walter Matthau: sceriffo Morey Johnson

Michael Kane: Paul Bondi

Carroll O’Connor: Hinton

William Schallert: Harry

George Kennedy: vicesceriffo Gutierrez

Karl Swenson: reverendo Hoskins

William Mims: Burns

 

TRAMA: Disavventure di un cow-boy che non accetta i cambiamenti sociali in atto, col conseguente declino del mito della frontiera e degli ideali della Vecchia America. Anacronistico e disadattato, l’uomo vaga senza una meta, finché non finisce in prigione. Riuscito a fuggire, si rifugia in Messico.

 

VOTO 7


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Se un western, pur se moderno, è sceneggiato da uno scrittore come Dalton Trumbo vuol dire che non è un film che rientra nel genere classico come ci si aspetterebbe. Come ben si sa, lo scrittore era membro della Hollywood Ten, un gruppo di professionisti del cinema che si rifiutarono di testimoniare davanti alla Commissione per le attività antiamericane nel 1947 sull’adesione al comunismo, e fu condannato per resistenza all’operato del Congresso, venendo inserito nella Lista nera di Hollywood e nel 1950 fu condannato a 11 mesi di prigione. Traendo il copione da un romanzo, porta la sua esperienza e ribellione al sistema con un personaggio tosto e coraggioso, ma soprattutto eversivo verso il potere, convinto della libertà di pensiero e di comportamento. Un ribelle.



Nel Nuovo Messico degli Anni Sessanta, John W. “Jack” Burns (Kirk Douglas) lavora come bracciante in un ranch con il suo cavallo Whiskey. Non ha con sé un documento d’identità e non ha un indirizzo di casa perché dorme ovunque trovi un posto. Un giorno, attraversata l’autostrada a cavallo con grande difficoltà per lo spavento del traffico da parte dell’animale, va a far visita a Jerry (Gena Rowlands), la moglie del vecchio amico Paul Bondi (Michael Kane), che è stato incarcerato per aver dato aiuto agli immigrati clandestini. A Jack non piace una società che limita un uomo su ciò che può o non può fare. Questi due primi aspetti rivelano la natura dell’uomo: è una persona che si muove e agisce ancora come un cowboy del secolo precedente, libero sotto le stelle, ed inoltre non accetta le ferree regole di una società in cui sa integrarsi. Vuole essere libero e indipendente.



Per far evadere Bondi di prigione, Burns decide di farsi arrestare provocando una rissa in un bar. Quando la polizia lo lascia andare, ci riprova prendendo deliberatamente a pugni un poliziotto e stavolta va veramente in cella per aiutare il suo amico. Eppure, Jack è un veterano di guerra, avendo prestato servizio nell’esercito in Corea, inclusi sette mesi in un centro di addestramento disciplinare per aver colpito un ufficiale superiore. Aveva ricevuto un paio di medaglie per il suo valore durante le battaglie ma oggi, pur se considerato bene dalla polizia, è l’uomo indipendente di sempre e non si arrenderà mai, a costo di rischiare la vita. Il sogno è quello di raggiungere il Messico, per una nuova esistenza.



Nei panni del cowboy disadattato, Kirk Douglas è grandioso, e ammise che quel personaggio è rimasto nel cuore come il suo ruolo preferito, nonostante le tante critiche che l’attore mosse in seguito al regista David Miller, avendolo definito competente ma banale, lasciando Douglas e l’intero cast – in particolare la grande Gena Rowlands – a girare intorno al personaggio del protagonista, senza dare forza all’intero film. Ma ciò non toglie che resta un’opera che coinvolge emotivamente, che appassiona per seguire le gesta di una persona “verticale”, convinta delle sue idee e di portarle avanti.



Un uomo solo, sotto le stelle, una coperta e un cavallo. Come si suol dire, con il cielo come un tetto, un romanticismo virile che rare volte si è ammirato nel cinema. Ma anche parabola triste sulla fine di un mondo e riflessione amara sulla decadenza della figura del cowboy. E il compianto Douglas ne è la fotografia esemplare.



Riconoscimenti

BAFTA 1963

Candidatura miglior attore straniero a Kirk Douglas

 


 
 
 

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