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Spaccaossa (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 8 set 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 20 lug 2024

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Spaccaossa

Italia 2022 dramma 1h45’


Regia: Vincenzo Pirrotta

Sceneggiatura: Vincenzo Pirrotta, Ignazio Rosato, Salvo Ficarra, Valentino Picone

Fotografia: Daniele Ciprì

Montaggio: Agathe Cauvin

Musiche: Alessio Bondì, Fabio Rizzo, Aki Spadaro

Scenografia: Lino Fiorito

Costumi: Luca Costigliolo


Vincenzo Pirrotta: Vincenzo

Selene Caramazza: Luisa

Ninni Bruschetta: Francesco

Giovanni Calcagno: Michele

Filippo Luna: Mimmo

Aurora Quattrocchi: Giovanna

Simona Malato: Maria

Luigi Lo Cascio: Machinetta


TRAMA: Un'improvvisata organizzazione criminale pianifica nella periferia di Palermo truffe ai danni delle società assicurative. L'attività truce, che ha luogo in un magazzino abbandonato, consiste nel simulare finti incidenti, rompendo gambe e ossa di vittime consenzienti a cui va però solo una minima parte delle somme indennizzate da parte delle assicurazioni.


Voto 7


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Venezia79: Giornate degli Autori – Notti veneziane


In un magazzino di Palermo sito in una masseria di campagna, un gruppo di persone facenti parte di una organizzazione capeggiata con modi mafiosi da un titolare di un’agenzia assicurativa e quindi esperto di questioni inerenti agli indennizzi da infortuni e decessi traumatici, frantuma con un trolley pieno di pesi di palestra il braccio di un uomo. È la prima scena che si osserva e dimostra come questa pratica sia utilizzata dall’improvvisata organizzazione criminale che, dopo aver mutilato gli arti a vittime consenzienti, simula finti incidenti per riscuotere lauti indennizzi assicurativi. Vincenzo è un ex tossicodipendente che si è liberato dalla droga da quando è divenuto un procacciatore di potenziali vittime e cioè da quando lavora per quella associazione criminale, cercando persone abbisognose che accettano qualsiasi compromesso per una somma che li risollevi da un periodo nero della vita, vuoi per necessità, vuoi per debiti di gioco, vuoi per altre sciagure familiari oppure (da non credere!) per poter festeggiare la prima comunione di una bambina. O perché semplicemente disoccupati. Questi nominativi vengono messi in contatto tramite quell’uomo, così come fanno altri, e di seguito si mettono d’accordo per quello che sarà il loro compenso e per la data in cui si verificherà “’l’incidente” che li farà ricoverare al pronto soccorso di un ospedale vicino, in cui ci sono infermieri e dottori in combutta, ricompensati per le necessarie diagnosi che fruttino il massimo della copertura assicurativa prevista per quei casi. Vincenzo recluta persone tra i miserabili che abitano le spoglie vie di quella periferia di città, le stesse in cui Luisa, una tossica sbandata e senza famiglia, è solita rifornirsi di crack e sostanze simili.


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Non è sempre facile trovare gente disposta: devono concorrere diversi fattori. Prima di tutto l’indigenza e i debiti derivanti da prestiti da usura scaturiti proprio da qualcuno che fa parte dell’organizzazione, poi la prospettiva di un futuro molto difficile che non dà speranze ed infine, non trascurabile, il coraggio di farsi sottomettere ad un gesto che porta dolori fisici insopportabili. Certo, è garantito un pronto intervento dell’ambulanza del pronto soccorso dove ci sono complici che collaborano e che prestano subito le cure necessarie, ma la degenza nelle stanze della masseria è faticosa come una prigione e non si possono avere contatti con i familiari preoccupati. Il sistema prevede infatti prima un piccolo anticipo, che funziona più o meno esca, poi, ma solo al momento della liquidazione dei danni, il compenso che aggiusta le finanze di questa gente disperata, sempre però inferiore a quello pattuito. Ma fino a quel momento le vittime restano rinchiuse nella masseria. Michele, l’assicuratore e capo della banda, è implacabile e fa la voce grossa, e quello che decide in fatto di spartizioni del ricavato non è discutibile.


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Proprio perché non è sempre facile e perché qualcuno pensa di potersi opporsi all’egemonia del capobanda, tra i soggetti accalappiati capita anche quello che pretende di più del pattuito e si rifiuta di firmare la cessione della polizza: uno di questi è Machinetta (Luigi Lo Cascio), nome affibbiatogli perché trascorre tutta la giornata alla slot machine. Il compito di obbligarlo alla firma è di Vincenzo, il protagonista, che è in fondo colui che lo ha contattato sin dall’inizio. L’affare è suo, quindi, spetta a lui portare a termine il compito e se non ci riesce si troverà sicuramente trascurato dagli altri, tanto che adesso è in difficoltà con il resto del gruppo. La sua debolezza nel concludere e quella che ha verso la tossica Luisa, che aiutata da lui ricambia con l’affetto che può e che quindi diventa, alla vista degli altri, un punto debole, lo mettono in gravi difficoltà ed il capo, negli ultimi tempi, non lo coinvolge più di tanto. Il che vuol dire smettere di guadagnare. Questa serie di errori fa sì che egli si trovi ai margini della banda e trova in Luisa la sua unica possibilità e la convince a farsi spaccare un braccio, anche se lei, accettando subito la proposta per amore, non capisce bene la situazione e non intuisce la cattiveria dell’anziana madre di Vincenzo, che nel frattempo la ospita in casa. L’irreparabile e le complicazioni che inevitabilmente possono succedere in affari loschi come questi accadono veramente e la situazione peggiorerà velocemente.


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Se il regista e attore Vincenzo Pirrotta voleva spiegare e mostrare in maniera netta e chiara quello che si muove nel sottobosco della periferia di Palermo ci riesce pienamente e spietatamente, acuendo la narrazione in maniera efficace anche per merito della solita bella fotografia di Daniele Ciprì e per una adeguata sceneggiatura scritta a più mani, che sono quelle dello stesso attore/regista e, tra gli altri, del duo comico Ficarra e Picone, che da diverso tempo non solo stanno migliorando la qualità artistica della loro produzione filmica ma stanno anche aumentando il loro impegno civile negli ambiti che frequentano. Storia miserabile e disperata, è un film apprezzabile anche per l’uso del dialetto siciliano tanto funzionale all’ambiente e allo sviluppo dell’azione, spinta di continuo dalla voglia di arricchirsi con la truffa e di aumentare il possesso dei “piccioli”, il danaro, che è il fine che muove questi imbroglioni. Il soggetto del film non è per nulla fantasia ma muove da fatti realmente accaduti.

Infatti, le cronache del tempo riferivano che nell'agosto del 2018, con l'operazione Tantalo, la Polizia di Stato di Palermo disarticolò un'organizzazione criminale dedita alle frodi assicurative attraverso le mutilazioni di arti di vittime compiacenti e arrestò 11 persone. Le indagini erano iniziate per far luce sulla morte di un uomo, conseguente alle fratture provocate. Fu posto sotto sequestro un appartamento dove venivano recluse le vittime fino alla riscossione del premio assicurativo e un magazzino nella periferia della città dove avvenivano le mutilazioni di proprietà di un membro della banda.


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Il regista: “La vicenda degli spaccaossa mi accompagna da quando una notizia di cronaca ha conquistato i miei pensieri assumendo le fattezze di un cancro da espellere. Per farlo, sentivo la necessità di raccontarlo. Sia perché avveniva a Palermo, la mia città, e poi perché man mano che mi addentravo nella storia, avvertivo la sensazione di compiere una discesa agli inferi. Mi colpì la storia della banda di delinquenti ma ancor di più̀ mi impressionò il mondo dei tormentati e afflitti che erano coinvolti e che venivano adescati; il più delle volte erano proprio loro a richiedere di farsi spaccare le ossa per motivi spesso futili o disperati. È stato un lavoro molto intenso, ricco di emozioni. Per me si è trattato del debutto alla regia di un film e sono orgoglioso di aver avuto al mio fianco dei grandissimi professionisti. Un lavoro corale, svolto con grande impegno da tutti in momento storico molto complicato.”


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Oltre al bravo regista, da apprezzare la presenza di Selene Caramazza che dopo l’esordio sul grande schermo in Cuori puri sta svolgendo una buona carriera: stavolta è in un ruolo delicato e non facile per saper dosare la fisicità di una tossicodipendente senza diventare macchietta, dal modo di muoversi e parlare, al bisogno espresso di appoggio morale e affettivo, al taglio moderno di capelli alla Giovanna d’Arco. Un fragile personaggio collaterale che evidentemente il regista ha voluto aggiungere alla spina dorsale della trama, anche per dare un tono umano a quello di Vincenzo, uomo grande e grosso ma mai delinquente fino all’osso, tra l’altro ostaggio dell’ambiente e di una ferrea madre (Giovanna, l’immancabile Aurora Quattrocchi) che prega con la TV ma ordina al figlio di sacrificare il suo unico affetto. E, ciliegina sulla torta, il piccolo ruolo di un altro palermitano di razza come il grande Luigi Lo Cascio.


Riconoscimenti

2023 – David di Donatello

Candidatura miglior regista esordiente

2023 – Nastri d’Argento

Candidatura miglior regista esordiente



 
 
 

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