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Spaccapietre (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 30 ott 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

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Spaccapietre

Italia/Francia/Belgio 2020 dramma 1h44’


Regia: Gianluca e Massimiliano De Serio

Sceneggiatura: Gianluca e Massimiliano De Serio

Fotografia: Antoine Héberlé

Montaggio: Stefano Cravero

Musiche: Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo

Scenografia: Giorgio Barullo

Costumi: Angela Tomasicchio


Salvatore Esposito: Giuseppe

Samuele Carrino: Anto'

Antonella Carone: Angela

Licia Lanera: Rosa

Vito Signorile: il padrone

Giuseppe Loconsole: Mimmo


TRAMA: Un operaio del Sud Italia alleva il figlio dopo la morte improvvisa della madre del bambino. Ha promesso a suo figlio che sua madre tornerà in vita, e ora deve trovare un modo per mantenere questa promessa.


Voto 6-

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Il 13 luglio del 2015 moriva, ad Andria (BAT), Paola Clemente, bracciante impiegata nella acinellatura dell’uva. Una donna, una moglie, una mamma morta di sfruttamento e di necessità nella patria di Giuseppe Di Vittorio, a pochi chilometri dalle discoteche e dalle masserie a cinque stelle della Puglia alla moda. Ufficialmente morta per malore, in pratica di fatica. Il grave evento mosse ancor di più le coscienze politiche e sindacaliste, tanto da far nascere una legge anti-caporalato. La storia ha interessato non poco i due registi, che vi hanno letto quella parallela della loro nonna, deceduta lavorando negli stessi campi nel 1958. E, come il Giuseppe del film, anche il loro nonno paterno, prima di partire per Torino negli anni '60, dove sono nati, faceva lo spaccapietre.

Dopo un grave incidente sul lavoro Giuseppe è disoccupato. Suo figlio Anto’ sogna di fare l'archeologo e pensa che l’occhio vitreo del padre sia il segno di un superpotere. È la meravigliosa fantasia dei piccoli, si sa. Sono rimasti soli da quando Angela, madre e moglie adorata, è morta per un malore mentre era al lavoro nei campi. Senza più una casa, costretto a chiedere lavoro e asilo in una tendopoli insieme ad altri braccianti stagionali, Giuseppe ha ancora la forza di stringere a sé il piccolo la sera e raccontargli una storia. Gli ha promesso che un giorno riavrà sua madre, e rispetterà quella promessa, a qualunque prezzo.

Se questa è grossolanamente la sinossi, ecco allora l’occasione che i due registi gemelli offrono – finalmente - a Salvatore Esposito di uscire dallo schema fisso dei suoi personaggi della criminalità campana o di parlare bocca a bocca con Marco D’Amore, affrontando così un ruolo molto differente, quello di uno spaccapietre che perde la moglie nei campi e si ritrova a badare anche al figlio con la promessa che un giorno andranno via dalla tendopoli dei braccianti per avere una vita più dignitosa.

Quasi una tragedia greca in cui il protagonista “Giuseppe, come Orfeo, compie con suo figlio una discesa agli inferi per riprendersi Angela”, la moglie (come dice una nota proprio dei De Serio).

Gli intenti dei due autori gemelli, Gianluca e Massimiliano, sono nobili, i risultati un po’ meno ma perlomeno apprezzabili, con la curiosità di vedere come, con un corpo così ingombrante, un attore riesca ad essere credibile anche in un ruolo molto drammatico. L’importante è che, seguendolo, non sembri solo un film di fantasia ma la durissima realtà di tanti operai, come quelli che lavorano duramente dall’alba al tramonto e poi si riparano in una tendopoli. Gli schiavi moderni.


 
 
 

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