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Still Alice (2015)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 27 feb 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 29 set 2023


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Still Alice

USA/Francia 2015 dramma 1h41'


Regia: Richard Glatzer e Wash Westmoreland

Soggetto: Lisa Genova (romanzo)

Sceneggiatura: Richard Glatzer, Wash Westmoreland

Fotografia: Denis Lenoir

Montaggio: Nicolas Chaudeurge

Musiche: Ilan Eshkeri

Scenografia: Tommaso Ortino

Costumi: Stacey Battat


Julianne Moore: Alice Howland

Kristen Stewart: Lydia Howland

Kate Bosworth: Anna Howland

Alec Baldwin: dott. John Howland

Hunter Parrish: Tom Howland

Shane McRae: Charlie Jones

Stephen Kunken: Benjamin

Seth Gilliam: Frederic Johnson


TRAMA: Alice Howland è moglie, madre e professoressa di linguistica alla Columbia University di New York. Alice ha una bella vita e tanti ricordi, che una forma rara e precoce di Alzheimer le sta portando via. Confermata la diagnosi dopo una serie di episodi allarmanti, che l'hanno smarrita letteralmente in città, Alice confessa al marito malattia e angoscia. La difficoltà nel linguaggio e la perdita della memoria non le impediranno comunque di lottare, trattenendo ancora un po' la donna meravigliosa che è e che ha costruito tutta la vita.


Voto 7

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La trasposizione del romanzo omonimo di Lisa Genova è la storia di una inarrestabile deriva: la vicenda di una donna intelligente e speciale che si accorge giorno dopo giorno di perdere le sue facoltà, i suoi ricordi, con la mente che la abbandona. I legami più cari sono lì, vicino, ma sembrano allontanarsi nella mente: le emozioni, le persone care, il tempo. Lei è un’affermata professoressa di linguistica, ha un premuroso marito accademico, tre figli con cui ha un rapporto normale e una bella casa in città: ha solo cinquant'anni, un'esistenza privilegiata, tutto fila liscio, con i soliti problemi esistenziali di tutte le famiglie. Magari con una figlia, Lydia, ha qualche difficoltà di contato, dato il carattere e l’irrequietezza della giovane ma nel complesso non ci si può lamentare. Quando all’improvviso arriva una diagnosi che cambia le carte in tavola e che, come sempre, si vuole ignorare o rifiutare. È una diagnosi di Alzheimer precoce, che inizialmente lei riesce a nascondere e a ingannare con qualche trucco del mestiere e l'ausilio della tecnologia.

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I due registi evitano di fare un film (il solito film) sulla malattia, a loro non interessa quel convenzionale, piuttosto puntano l’attenzione sulle reazioni psicologiche e sulla reazione che può avere il soggetto interessato. La sua voglia di reagire, il senso di impotenza verso una forza più potente che si cela all’interno che la vuole distruggere, la ricerca del coraggio per vivere la propria vita ugualmente: son queste le reazioni che indaga la macchina da presa. Come il rimettere a fuoco quelle immagini e quei ricordi che sbiadiscono, come superare gli smarrimenti dei momenti difficoltosi, come cercare nella mente i nomi delle persone che si incontrano. È una malattia grave, una patologia che spaventa chiunque ma forse più chi le sta vicino che lei stessa, che trova comunque la forza di tirare avanti.

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A interpretare Alice è Julianne Moore, se possibile più brava del solito, con l'obiettivo che le sta addosso per carpirle ogni emozione, ogni smarrimento. Non è quindi solo un film sulla malattia, altrimenti come tanti altri sarebbe stato solo compassionevole, invece è la cronaca dell'abbandono a cui Alice non vuole arrendersi e combatte con tutta se stessa. Se i due registi preferiscono tenere desta l’attenzione soprattutto su di lei, gli altri importanti personaggi che la attorniano diventano dei comprimari, perché la battaglia è solo e soprattutto sua.

Magari il film non è proprio perfetto, ogni tanto ha un calo ma va bene così, tanto che la Moore vince un Oscar, ma anche il Golden Globe, il British Academy Film Awards, lo Screen Actors Guild Awards, e quindi la regola pare rispettata. Lei raggiunge ciò che merita ma è proprio questo il fatto e cioè è che è lei che tiene in piedi totalmente il film, che fa fatica a tenere lo spettatore e che altrimenti sarebbe stato solo un buon film ordinario. Da non sottovalutare anche come sempre la pregevole prova di Kristen Stewart (nel ruolo di Lydia), mai banale nei ruoli che le vengono affidati.

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“Noi diventiamo ridicoli, incapaci, comici, ma non è questo che noi siamo. Questa è la nostra malattia e come qualunque malattia ha una causa, ha un suo progredire e potrebbe avere una cura.

Ma io so di essere viva. Ho delle persone che amo, delle cose che voglio fare nella vita. Me la prendo con me stessa perché non riesco a ricordarmi le cose, ma ho ancora dei momenti nella giornata di pura allegria, di gioia.”


Riconoscimenti

2015 - Premio Oscar

Miglior attrice protagonista a Julianne Moore

2015 - Golden Globe

Miglior attrice in un film drammatico a Julianne Moore

2015 - BAFTA

Miglior attrice protagonista a Julianne Moore



 
 
 

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