Strangerland (2015)
- michemar

- 26 apr 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 15 mag 2023

Strangerland
Irlanda/Australia 2015 dramma 1h52’
Regia: Kim Farrant
Soggetto: Fiona Seres
Sceneggiatura: Michael Kinirons, Fiona Seres
Fotografia: P.J. Dillon
Montaggio: Veronika Jenet
Musiche: Keefus Ciancia
Scenografia: Melinda Doring
Costumi: Emily Seresin
Nicole Kidman: Catherine Parker
Joseph Fiennes: Matthew Parker
Hugo Weaving: det. David Rae
Maddison Brown: Lily Parker
Lisa Flanagan: Coreen
Meyne Wyatt: Burtie
Nicholas Hamilton: Tom Parker
Martin Dingle Wall: Neil McPherson
TRAMA: Catherine e Matt Parker stanno cercando di adattarsi alla loro nuova vita a Nathgari, una remota cittadina nel deserto australiano. Alla vigilia di una massiccia tempesta di polvere, Catherine e Matt hanno l'esistenza sconvolta quando i loro due figli adolescenti Lily e Tom scompaiono nel deserto. Con polvere rossa e tenebre che coprono ogni cosa, l'intera cittadina si unisce alle ricerche condotte dal poliziotto David Rae. Ben presto, diventa chiaro che ai due ragazzi possa essere accaduto qualcosa di terribile: sospetti, voci diffuse e antiche storie aborigene portano gli abitanti del posto a rivoltarsi contro i Parker, spinti sempre più al limite della sopravvivenza.
Voto 6

Contrasti. Contrasti intensi. Contrasti all’interno della coppia, della famiglia, tra padre e figlia. Nei confronti degli abitanti della cittadina dove sono trasferiti. Nella natura selvaggia dell’outback australiano, dove i toni dei colori sono caricati dal sole assillante, dalla sabbia che sta arrivando con la tempesta di vento, nell’accostamento del verde secco e delle colline brulle e rossicce battute da una luce che toglie il respiro. Contrasti di colori che si riflettono nella fotografia di P.J. Dillon, per poi spegnersi nel marrone della polvere sabbiosa che arriva con violenza a coprire tutto, persone e oggetti. Contrasti che si trascinano da anni nella famiglia di Catherine e Matthew: dormono separati, lui dice che fa troppo caldo per stare nello stesso letto, lei non lesina inviti allettanti per stare insieme almeno una notte. Lei è permissiva con i due figli, tollerando il comportamento lascivo della figlia minorenne Lily, mentre Matt è severissimo e lo spazio che ha stabilito tra sé e la figlia nasconde certamente episodi scomodi da ricordare. Fa il farmacista e dedica ormai poco tempo alla famiglia.

L’instabilità relazionale tra i quattro si ripercuote ovviamente nella vita quotidiana e i due coniugi non si accorgono che i figli non frequentano da tempo la scuola. Tom, il piccolo, soffre di insonnia, particolare molto strano per un ragazzino, e spesso la notte si alza, scavalca il recinto e cammina nella campagna. Quando una notte lo segue anche la sorella ribelle non è un buon segno e la tragedia ha inizio. Il filo d’unione della famiglia è spezzato da tempo e solo l’ipocrisia e la mancanza di volontà di ammettere il fallimento affettivo impediscono di confessare la disgregazione che sta avvenendo, e che anzi ha già avuto luogo. Se ognuno non ha preso in maniera definitiva la propria strada è solo in quanto Matthew non intende mostrare alla gente del luogo, dove sono appena arrivati, la reale situazione.

La fuga dei due adolescenti – il maschietto è poco più di un bambino – e la mancanza di notizie nei giorni seguenti apre gli squarci dei vecchi attriti che sopivano nel buio dell’anima, che nell’occasione vengono fuori prepotentemente e danno inizio all’inevitabile regolamento di conti, soprattutto tra marito e moglie. È Catherine quella che sbanda di più, che esterna maggiormente l’instabilità psicologica, che si avventura scriteriatamente alla ricerca inutile dei figli. David Rae, il buon poliziotto del posto, nel tentativo di chiarire la situazione e aiutare i due genitori, scopre pian piano i segreti nascosti e fa fatica a trattenere l’ira incontrollabile che nasconde Matt dietro il suo viso impenetrabile. Succederà di tutto.

La regista debuttante nel lungo Kim Farrant è una giovane australiana intraprendente che non ha avuto paura di buttarsi a capofitto in un’avventura di certo non semplice e sceglie come primo lavoro, dopo corti e dopo aver studiato recitazione negli USA e scrittura nella sua patria, un aspro e drammatico film girato nella sua terra natale, come sempre e iconograficamente contemplata, bruciata dal sole e arida, rossa fino a perdita d’occhio: il mitico outback australiano. Lei punta tutto sulla descrizione della personalità della mamma, un personaggio complesso che soffre per l’instabilità familiare, colma di ripensamenti e sull’orlo del crollo psicologico, magnificamente (del resto come sempre) interpretato da una Nicole Kidman che si prende in spalla tutto il film. È l’ennesima prova dell’immenso talento di questa attrice che in Italia, a causa del doppiaggio, perde buona parte del suo appeal recitativo. Ma è proprio nel tratteggiare i caratteri dei vari personaggi che la regista dà il meglio, mentre è la sceneggiatura di Michael Kinirons, Fiona Seres ad accusare momenti di caduta proprio quando ci si aspetta che la corda tesa possa resistere. Accanto alla superlativa Nicole Kidman, un ingessato Joseph Fiennes ed un magnifico Hugo Weaving. In più la bellezza selvaggia di quel continente che pare sempre misterioso e pieno di incognite, e di trappole che arrivano direttamente dalle antiche tradizioni degli aborigeni locali. Ennesimo popolo indigeno che si è visto arrivare come falchi i bianchi che si sono impossessati della ricchezza e del potere sociopolitico.

Un film sicuramente non facile, sia da sviluppare da parte della regista che da guardare, motivo per cui non a tutti è piaciuto, anzi spesso ha avuto giudizi negativi. Ma è un film, disturbante perché distrugge il cliché della felice famiglia-tipo, che meriterebbe almeno una visione. La sufficienza la merita senza dubbio.






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