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Stronger - Io sono più forte (2017)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 nov 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 14 giu 2023


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Stronger - Io sono più forte

(Stronger) USA 2017 biografico 1h59’


Regia: David Gordon Green

Soggetto: Jeff Bauman, Bret Witter (autobiografia)

Sceneggiatura: John Pollono

Fotografia: Sean Bobbitt

Montaggio: Dylan Tichenor

Musiche: Michael Brook

Scenografia: Stephen H. Carter

Costumi: Leah Katznelson, Kim Wilcox


Jake Gyllenhaal: Jeff Bauman

Tatiana Maslany: Erin Hurley

Miranda Richardson: Patty Bauman

Richard Lane Jr.: Sully

Clancy Brown: Jeff Bauman Sr.

Lenny Clarke: zio Bob

Patricia O'Neil: zia Jenn

Katharine Fitzgerald: zia Karen

Danny McCarthy: Kevin Horst

Frankie Shaw: Gail Hurley

Jimmy LeBlanc: Larry

Carlos Sanz: Carlos Arredondo

Cassandra Cato-Louis: Maya

Michelle Forziati: Jill Hurley

Sean McGuirk: Bill Hurley

Karen Scalia: Lori Hurley


TRAMA: Dopo l'attacco alla maratona di Boston del 15 aprile 2013, Jeff Bauman vede la sua foto fare il giro del mondo. Ha perso entrambe le gambe a causa dell'esplosione ma il suo coraggio lo ha spinto a collaborare con la polizia per rintracciare gli attentatori, trovando in tal modo la forza di affrontare il suo devastante trauma personale.


Voto 6

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Il riferimento storico è l’attentato alla maratona di Boston, che è stato un atto a scopo terroristico compiuto il 15 aprile 2013 durante la maratona annuale della città, nel quale 3 persone rimasero uccise e oltre 200 ferite. Il cinema si è occupato ben due volte di questo tragico avvenimento: il primo film è stato Boston - Caccia all'uomo di Peter Berg del 2016, l’anno seguente David Gordon Green ne ha girato questo secondo, riportando alla memoria ancora una volta il racconto motivante della vera storia di Jeff Bauman, un uomo comune che ha conquistato il cuore della sua città e del mondo intero diventando un simbolo di speranza dopo essere sopravvissuto all'attentato.

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La trama del film cerca inizialmente di inquadrare il carattere e la vita ordinaria di Jeff Bauman, un nativo di Boston ben intenzionato ma con poca fortuna nella vita lavorativa, tanto che momentaneamente lavora al banco di un negozio di gastronomia, vivendo in un piccolo appartamento con sua madre alcolizzata, Patty. Un giorno, in un bar incontra la sua ex ragazza Erin, sempre attratta dalla sua gentilezza ma costantemente frustrata dalla mancanza di impegno nella vita del giovanotto, ed invece Jeff, dopo aver appreso che lei correrà la maratona per raccogliere fondi per l'ospedale in cui lavora, prende una bella iniziativa chiedendo a tutti i clienti del bar una donazione e promette a Erin che la aspetterà al traguardo. Il giorno della maratona, si avvicina all’arrivo, poco prima che giunga la ragazza, ma una bomba esplode proprio vicino a lui. Dopo essere stato portato d'urgenza in ospedale, entrambe le gambe di Jeff vengono amputate sopra il ginocchio. Quando riprende conoscenza, Jeff dice a suo fratello di aver notato e il viso dell'attentatore prima dell'esplosione. L'FBI non perde tempo e Jeff sarà in grado di fornire loro una descrizione dei sospettati, che verranno arrestati nel giro di pochi giorni. Jeff è su tutti i media nazionali e la notizia sul web fa il giro del mondo e all’uscita dall’ospedale viene salutato come un eroe!

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Dal punto di vista artistico, il film cade nel solito tranello del classico biopic edificante, con l’inevitabile retorica che i registi americani di medio livello non si curano mai di evitare, sentimento che nell’occasione viene accentuata dalla ben conosciuta forza attoriale, tante volte mimetica, del grande Jake Gyllenhaal, felice di poter spingere ancora una volta sul pedale della recitazione. Il regista, dal suo canto, sfrutta la sua predilezione per lo sguardo attento sul cittadino comune, sugli ultimi, su quell’America ottusa e disperata già raccontata nel suo bel Joe del 2013. Ma per un film che narra questa drammatica vicenda con tanto di uomo ordinario che si trova in quella difficilissima situazione umana, si può anche essere comprensivi se la trasposizione cinematografica diventa un’immagine-slogan che a suo tempo commosse l’America e non solo.

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Il film però non è la scarna narrazione delle conseguenze di un atto terroristico, è anche, e forse maggiormente, il processo di recupero dell’uomo ferito gravemente nel fisico e nella psiche, di come Jeff ha saputo affrontare e superare le difficoltà oggettive: è, nella seconda metà del film, la storia di un essere umano che deve vincere la sua personale battaglia. Senza trascurare che è necessario, da parte dello spettatore, non trascurare la personalità di Erin ed osservarla negli atteggiamenti e di come si ripropone al giovane da cui si sentiva attratta. Ora, dopo la tragedia, non è facile dedurre se lei sia con lui perché lo ama o perché prova pietà, dolore e senso di colpa. I dubbi non sono del tutto infondati, anche perché nella realtà i due si separarono nel 2017.

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Il regista David Gordon Green ha voluto precisare che Jeff Bauman ha lavorato molto su se stesso prima di ripercorrere la sua vicenda e il dolore provato, affidando le sue vicissitudini prima a un libro e solo dopo a un film. Ha infatti negli anni rifiutato più volte l'idea di un lungometraggio basato sulla sua vita fino a quando non è riuscito a mettere nero su bianco con autenticità e onestà il trauma subito, le emozioni provate e le sfide affrontate. Lo sceneggiatore John Pollono, cresciuto nello stesso angolo di New England in cui i Bauman vivevano, ha poi approfondito le dinamiche e i valori familiari di Jeff che, non essendo un atleta, si è ritrovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Lo sceneggiatore, in più, tenne a dire: “Non è un film sul terrorismo: è semmai la storia di un uomo e degli ostacoli che ha dovuto superare per riportare la sua esistenza sui giusti binari. Lottando contro oscurità e depressione, Jeff non si è abbattuto: con l'umorismo crudo tipico del New England, ha dimostrato di essere un vero combattente. E tutti noi suoi conterranei ne siamo orgogliosi.

Si può giustamente affermare che gli americani, la retorica patriottica, ce l’hanno proprio nel sangue.

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Ecco assieme l'attore ed il vero Jeff Bauman.


Buon film che può stare comodamente nella fascia della sufficienza, garantita dalla grinta di Jake Gyllenhaal e dalla dolcezza di Tatiana Maslany.



 
 
 

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