Suburbicon (2017)
- michemar

- 5 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 ago 2022

Suburbicon
UK/USA 2017 commedia/dramma 1h45’
Regia: George Clooney
Sceneggiatura: Joel & Ethan Coen, George Clooney, Grant Heslov
Fotografia: Robert Elswit
Montaggio: Stephen Mirrione
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografia: James Bissell
Costumi: Jenny Eagan
Matt Damon: Gardner Lodge
Julianne Moore: Rose / Margaret
Oscar Isaac: Bud Cooper
Noah Jupe: Nicky Lodge
Glenn Fleshler: Ira Sloan
Megan Ferguson: June
Jack Conley: Hightower
Gary Basaraba: zio Mitch
Michael D. Cohen: Stretch
Karimah Westbrook: sig.ra Mayers
Leith Burke: sig. Mayers
Tony Espinosa: Andy Mayers
TRAMA: Gardner Lodge vive nella ridente Suburbicon con la moglie Rose, rimasta paralizzata in seguito ad un incidente, e il figlio Nicky. La sorella gemella di Rose, Margaret, è sempre con loro, per aiutare in casa. L'apparente tranquillità della cittadina entra in crisi quando una coppia di colore, i Meyers, con un bambino dell'età di Nicky, si trasferisce nella villetta accanto ai Gardner. L'intera comunità di Suburbicon s'infiamma e si adopra per ricacciare indietro "i negri” con ogni mezzo. Intanto, due delinquenti, irrompono nottetempo nell'abitazione dei Lodge e li stordiscono con il cloroformio, uccidendo Rose.
Voto 6,5

Perfettamente in linea con il suo modo di intendere cinema, cioè con chiari intenti sociali e politici, ecco un altro esempio che vede ancora una volta in prima linea George Clooney, impegnato a raccontare una storia e un ambiente con delle modalità che solo i suoi amiconi Coen hanno saputo adottare negli ultimi decenni, mantenendo trasparenti allo stesso tempo i proponimenti sociopolitici dell’attore-autore. Perché come sempre Clooney non è solo un attore di talento e di forte simpatia, oppure semplicemente un divo in grado di monopolizzare l’attenzione dei media, ma come ha più volte dimostrato nel corso degli anni, è anche un regista in grado di gettare uno sguardo personale su tematiche spesso controverse e complicate, spesso dimenticate o volutamente trascurate dall’establishment istituzionale. Il tema in questione stavolta è la xenofobia, particolarmente presente in Italia ultimamente ma caldo argomento in molti Paesi della terra, e si può dire da sempre negli USA.

Specialmente negli anni ’50, periodo in cui si svolge questa strampalata storia con personaggi altrettanto strampalati, che abbisogna di attori in grado di interpretare con seria ironia questi personaggi anche al limite dell’assurdo. E siccome Clooney può disporre tranquillamente sempre di grandi attori ne fa un utilizzo intelligente e provocatorio: ecco quindi nel cast gente del livello di Matt Damon, di Julianne Moore e di Oscar Isaac. Ognuno con ruoli uno più strambo dell’altro. Il terreno più fertile in questi casi è sempre una bella e linda cittadina, con tanto di villette con un piccolo giardino, colori pastello, visi ipocritamente sorridenti e qualche segreto da nascondere dietro alla smorfia falsamente felice della bocca. Il tran-tran è quello di sempre ma basta uno scricchiolio per far saltare gli equilibri. E ciò infatti succede con l’arrivo di una giovane famiglia di persone di colore. Di quel colore nero che fa sobbalzare l’attenzione degli abitanti: loro tra noi? come nulla fosse? come fossero uguali a noi? Succederà di tutto, fino all’inevitabile bagno di sangue.

Ed è così che George Clooney raggiunge la sua meta: il razzismo messo alla berlina dal comportamento abnorme e involontariamente comico dei protagonisti, per giunta in contrapposizione alla semplicità e all’incomprensione da parte dei bambini. Il genere scelto dal regista è il noir, genere prediletto dagli stessi Coen che qui firmano la sceneggiatura assieme a Clooney e al suo sodale Grant Heslov. La prestazione degli attori è molto consona all’idea di base del bel George, riuscendo perfettamente nell’intento di spiazzarci e nello stesso tempo farci riflettere, mentre si sorride amaro. Sembra un film spaesato ed invece è ben studiato per provocare riflessione, anche se con furba comicità grottesca.

Il film ha scosso l’attenzione della critica e del pubblico, dividendo in chi ha apprezzato sia il tema che il modo di presentarlo, suscitando invece in un’altra parte valutazioni molto scettiche. E non è escluso che se non sia piaciuto la prima volta poi, in seguito, venga molto gradito. Provare per credere.






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