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Sulla mia pelle (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 15 feb 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 23 feb

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Sulla mia pelle

Italia 2018 biografico 1h40’


Regia: Alessio Cremonini

Sceneggiatura: Alessio Cremonini, Lisa Nur Sultan

Fotografia: Matteo Cocco

Montaggio: Chiara Vullo

Scenografia: Roberto De Angelis


Alessandro Borghi: Stefano Cucchi

Max Tortora: Giovanni Cucchi

Jasmine Trinca: Ilaria Cucchi

Milvia Marigliano: Rita Calore

Andrea Lattanzi: Emanuele Mancini

Tiziano Floreani: Luca

Orlando Cinque: mar.llo Roberto Mandolini

Gaetano Aronica: p.m. Emanuele Di Salvo

Marco Giuliani: avv. Giorgio


TRAMA: Il racconto degli ultimi giorni di Stefano Cucchi e della settimana che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia.


Voto 8


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Uno straordinario e compenetrato Alessandro Borghi, dimagrito fino ad essere pelle e ossa come purtroppo abbiamo potuto notare dalle ultime fotografie del giovane protagonista di questa tremenda storia vera, è uno Stefano Cucchi veramente attendibile, perfino nel modo di parlare, con il suo strascicato accento romano appesantito dall’uso delle droghe che lo affliggevano. Anche se continuava ad affermare ai familiari che avevo smesso e mai più ripreso.

È un film che colpisce duramente e non per quello che verrebbe da pensare facilmente e cioè che la vita e le disavventure di Stefano erano pessime vicende o che il regista abbia voluto esagerare per colpire il pubblico. No. Il particolare che colpisce di più è che ciò che vediamo sullo schermo è pura verità, è quello che è accaduto realmente, a maggior ragione in quanto il regista Alessio Cremonini si è imposto di essere e rimanere fedelissimo ai fatti veri così come risultano dagli atti ufficiali, dalle indagini effettuate dal Tribunale che si è occupato dei fatti. Il regista non si è sbilanciato nello spettacolarizzare i tristi avvenimenti, né ha caricato di effetti le immagini del film per colpire maggiormente lo spettatore per ottenere consensi o suscitare discussioni o soprattutto per supportare con le immagini una teoria o l’altra per colpire le Forze dell’Ordine, che qui ovviamente sono sotto accusa. Non è e non vuole essere un film di parte come qualcuno potrebbe pensare. Non è la santificazione agiografica di una vittima della violenta polizia italiana, non è un atto d’accusa per la gloriosa Ama dei Carabinieri. In verità il film viaggia sui binari certi di fatti accertati e verbalizzati, scegliendo la strada del film-cronaca, un’opera asciutta anche se ad alto tasso di drammaticità.


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Il senso della tragedia, forse perché sappiamo purtroppo come sono andati i fatti, aleggia sin dall’inizio, allorquando due carabinieri dopo l’arresto per motivi legittimi portano di forza il giovane Stefano in una stanza da cui esce molto malandato, in quanto picchiato così duramente da aver evidenti problemi a rimanere in piedi. Non riceverà più percosse ma quelle subite in quella unica occasione saranno determinanti, in quanto mai rimedio sarà posto, mai cure verranno adottate da parte dei vari sanitari che lo visiteranno da quel momento in poi. Non cure per farlo migliorare quindi e diversi esami radiologici e visite mediche non produrranno una situazione migliore per farlo guarire. Morirà lentamente, spegnendosi come una candela consumata, fine accentuata anche per la disidratazione che lo affliggerà. Forse non si è reso conto neanche lui della fine che stava facendo, tanto debilitato e ferito.


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È un film duro, durissimo, che non fa respirare, che mette addosso una tristezza infinita perché quello che si vede si sa che è accaduto veramente, è pura realtà e viene spontaneo chiedersi: ma come è possibile che oggi possano accadere ancora queste cose? Di casi simili ne abbiamo sentiti tanti e l’affare “Stefano Cucchi” è solo uno che forse ha fatto più scalpore di altri, è la punta dell’iceberg. Facili cliché portano spesso a ricondurlo ad una frase fatta che a me personalmente dà fastidio: omicidio di Stato, definizione che vuol dire tanto ma anche nulla. In questo caso come negli altri la responsabilità è di precise persone che hanno abusato del loro potere, che poi per il buon nome del Corpo sono stati protetti da colleghi, medici, superiori e da una buona dose di diffusa omertà gravissima. Ma qui il discorso può portarci lontano. Vediamo l’opera artistica.


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Bravissimo Alessandro Borghi, reso tanto simile al povero Stefano: simpatico o no quest’ultimo non c’entra nulla; possiamo condannare il suo stile di vita, possiamo avere pietà per lui, possiamo condannarlo dal punto di vista sociale, ma non possiamo esimerci dal comprenderlo nella sua disgrazia. Bravo Borghi, si è impegnato al massimo ed è riuscito benissimo nel compito affidato. Ha indossato il personaggio immedesimandosi alla perfezione dando un risultato eccezionale, maggiormente esaltato quando nei titoli di coda – non uscite dalla sala o non spegnete Netflix sui titoli! – si ascoltano le originali parole pronunciate dalla vera voce di Cucchi: impressionante!

Bravo il regista Alessio Cremonini per un lavoro dal taglio quasi documentaristico, come un vero cinema d’inchiesta, che non sbaglia alcuna inquadratura. Tutto ciò che andava mostrato lo ha mostrato, senza mai voler colpire lo spettatore per impietosirlo: quindi nessuna scena di violenza, nessuna ferita in primo piano, nessuna agonia da spettacolo. Regia misurata e precisa, ben accompagnata dalla fotografia di Matteo Cocco bella e fortemente incisiva, dai colori decisi e realistici, in cui ogni particolare ha la sua importanza. Bravo Cremonini pure per aver scelto Jasmine Trinca resa tanto simile alla vera Ilaria. Inoltre si ha ancora una conferma del fatto che i migliori attori brillanti sono degli eccezionali attori drammatici: Max Tortora ne è l’ennesima dimostrazione.


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Il film va visto sia perché è fatto bene sia perché è una vicenda che va realizzata chiaramente nella mente di cittadini consapevoli. Non si può far passare in secondo piano vicende di questa gravità, si rende necessario parlarne e materializzare azioni a seconda della propria arte. Come ha affermato la sorella Ilaria Cucchi al debutto del film “Per tanti anni si è cercato di cancellare questa storia, la verità nella sua drammatica semplicità. Quando ho saputo dell’intenzione di realizzare questo film ero spaventata perché stavo mettendo la nostra storia e il nostro dolore nelle mani di qualcuno che non conoscevo nemmeno. Oggi posso dire che non potevo metterlo in mani migliori. Questo film è ciò che dovevo a mio fratello.”


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Riconoscimenti

Festival di Venezia 2018

Premio Pasinetti speciale al film e ai migliori attori

David di Donatello 2019

Miglior regista esordiente

Miglior produttore

Miglior attore protagonista a Alessandro Borghi

David giovani ad Alessio Cremonini

Candidatura per il miglior film

Candidatura per la migliore sceneggiatura originale

Candidatura per il migliore attrice non protagonista a Jasmine Trinca

Candidatura per il miglior musicista

Candidatura per il miglior truccatore

Candidatura per il miglior montatore

Ciak d'oro 2019

Miglior attore a Alessandro Borghi

Migliore opera prima

Miglior produttore


 
 
 

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