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Ted Bundy - Fascino criminale (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 23 mar 2024
  • Tempo di lettura: 3 min
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Ted Bundy - Fascino criminale

(Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile) USA 2019 dramma 1h50’

 

Regia: Joe Berlinger

Soggetto: Elizabeth Kendall (autobiografia)

Sceneggiatura: Michael Werwie

Fotografia: Brandon Trost

Montaggio: Josh Schaeffer

Musiche: Marco Beltrami, Dennis Smith

Scenografia: Brandon Tonner-Connolly

Costumi: Megan Stark Evans

 

Zac Efron: Ted Bundy

Lily Collins: Liz Kendall

Kaya Scodelario: Carole Ann Boone

John Malkovich: giudice Edward D. Cowart

Jeffrey Donovan: John O'Connell

Haley Joel Osment: Jerry Thompson

Angela Sarafyan: Joanna

Jim Parsons: Larry Simpson

Dylan Baker: David Yocom

Grace Victoria Cox: Carol DaRonch

Brian Geraghty: Dan Dowd

James Hetfield: agente Bob Hayward

Terry Kinney: detective Mike Fisher

 

TRAMA: Ted Bundy è affascinante, carismatico e bello. E Liz Kendall, una mamma single, non riesce a resistere al suo fascino. Insieme, sembrano la coppia perfetta ma tutto crolla il giorno in cui Ted viene arrestato con l'accusa di essere un serial killer. Nel vortice della paranoia, Liz sarà costretta a realizzare di aver vissuto insieme a uno psicopatico senza accorgersene.

 

Voto 6,5


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Chi non è informato dei crimini di Ted Bundy, chi non immagina minimamente chi è, e cioè uno tra i più malvagi serial killer mai esistiti, durante la prima abbondante metà del biopic di Joe Berlinger, potrebbe credere che quel giovane e belloccio studente di legge arrestato nello Utah nel 1975 sia un bravo giovanotto e penserà che sia effettivamente innocente: lui è il compagno premuroso di una ragazza madre, è dotato di parlantina brillante, non ha l’aria di un efferato assassino di giovani donne.



Il film - tratto dall’autobiografia della compagna di Bundy, Liz Kendall - non mostra i suoi crimini e assume il suo punto di vista, mentre osserviamo come lentamente l’orrore s’infiltra gradualmente nella fiducia verso il partner e il sospetto diventa atroce consapevolezza. Questo accade perché il regista costruisce il film sull’idea di un ritratto di mostro che si rivela accattivante, dal sorriso che strega, con l’affabulazione che convince chiunque, per giunta confezionato con una colonna sonora ammiccante.



“Poche persone hanno l’immaginazione per la realtà”, dice la didascalia di Johann Wolfgang von Goethe iniziale, ed in effetti la biografia del killer lo dimostra. Ted Bundy fu ritenuto l’autore di almeno trenta omicidi di giovani donne tra il 1974 e il 1978 e potrebbe avere colpito anche a partire dagli anni '60: ricordato dai media come un uomo affascinante anche se era solito attirare la loro attenzione fingendo di essere disabile o in difficoltà oppure impersonando figure autoritarie per poi aggredirle e stuprarle in luoghi appartati.



Ma l’orrore non è tutto e solo questo, perché il soggetto in questione va oltre l’immaginazione e si affaccia nel macabro più profondo (qui, per fortune, mai esibito): talvolta, egli ritornava sulla scena del crimine per avere rapporti sessuali con i cadaveri in decomposizione, almeno finché questi non fossero in una condizione tale da rendere questi atti impraticabili. No, il film tutto questo non lo mostra, ci mancherebbe, in compenso fila liscio come un legal thriller avventuroso ma sempre sconcertante. Insomma, vedibile.



Il bello? È Zac Efron, che con il suo bel faccino da bravo ragazzo trova facile rappresentare il personaggio dalla doppia vita e merita l’approvazione. Lei è Lily Collins, altra presenza di ingenuità e bellezza, ma la vera sorpresa nel film è la ricomparsa di Haley Joel Osment, che, cresciuto, non è più ovviamente il ragazzino dotato del “sesto senso” ed è un giovanotto rotondetto. Presenza importante ma secondaria quella di John Malkovich.

Il titolo originale la dice lunga su chi sia effettivamente Ted: estremamente malvagio, incredibilmente malvagio e vile.


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Senza essere memorabile, il film comunque ha raccolto 5 premi e 5 candidature nei festival americani.



 
 
 

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