Teneramente folle (2014)
- michemar

- 28 nov 2022
- Tempo di lettura: 4 min

Teneramente folle
(Infinitely Polar Bear) USA 2014 dramma 1h30’
Regia: Maya Forbes
Sceneggiatura: Maya Forbes
Fotografia: Bobby Bukowski
Montaggio: Michael R. Miller
Musiche: Theodore Shapiro
Scenografia: Carl Sprague
Costumi: Kasia Walicka-Maimone
Mark Ruffalo: Cameron "Cam" Stuart
Zoe Saldana: Maggie Stuart
Imogene Wolodarsky: Amelia Stuart
Ashley Aufderheide: Faith Stuart
Nekhebet Kum Juch: Kim
Manoah Angelo: Thurgood
Muriel Gould: Gaga Stuart
H. Tod Randolph: Ruth-Ann McKay
Beth Dixon: Pauline Stuart
Keir Dullea: Murray Stuart
Wallace Wolodarsky: Peter
Chris Papavasiliou: Fabrini
TRAMA: Un padre affetto da disordini maniaco-depressivi cerca di riconquistare la moglie prendendosi cura delle loro esuberanti figlie. Le bambine non gli renderanno di certo il compito facile.
Voto 6,5

La coppia dei genitori di questa bella famiglia è composta da Cameron, è un padre che ha avuto un esaurimento nervoso fino a soffrire di problemi mentali e in più è disoccupato, e da Maggie, una madre lavoratrice che non riesce a mantenere la famiglia perché entrambi, seppure una buona estrazione sociale e l'alto livello di istruzione, sono al verde. Quando lei, già laureata, accetta una borsa di studio per frequentare un master universitario di 18 mesi in Business Administration a New York e deve quindi lasciare le due figlie a Boston con il padre, questi, che si è curato e si sente meglio, si trova forzatamente a doversi prendere cura da solo delle due eccentriche e vivaci ragazze che non gli renderanno il compito facile.

Il titolo originale, particolare simpatico e divertente, nasce dalla storpiatura che la piccola Faith fa della malattia del padre: Cam non è evidentemente un orso polare, bensì soffre di disturbo bipolare e di sindrome maniacodepressiva, la sua vera diagnosi, purtroppo. I due adulti si sono innamorati e sposati in un periodo, gli anni 70, in cui tutto il mondo intero pareva teneramente folle, ma negli anni a seguire, con due figlie che ormai crescono e si avverte l'insistente necessità di un po' di sicurezza economica, l’uomo, a causa delle preoccupazioni e dell’amore per la famiglia, è peggiorato perdendo completamente il controllo di sé. Ciononostante, in questo momento importante della vita professionale di Maggie, lei deve affidare all’altro le bimbe. Con qualche titubanza e un tocco di incoscienza. Ne succederanno delle belle, tra intemperanze del padre, uscite folli e divertenti, vivacità delle ragazzine, voglia di riuscire a mantenere la famiglia, momenti di panico e altri di gioia.

La regista esordiente Maya Forbes affronta la depressione maniacale creando un dramma familiare di enorme importanza e, per esperienza personale avendo vissuto una storia simile proprio in famiglia, ha scelto di far recitare una sua figlia, Imogene Wolodarsky, nei panni di una delle figlie, Amelia, e ha cercato di rendere chiara l’idea che il protagonista è in ogni caso un padre il cui amore per le sue figlie non può essere messo in dubbio e che anzi sarebbe anche un custode ideale per le figlie se non fosse per i suoi episodi patologici, che lui cerca sempre di superare. Proprio per amore. E deve ringraziare il suo intuito quando ha saputo scegliere l’interprete adatto per un ruolo così particolare: Mark Ruffalo è stato in grado di sviluppare il personaggio di uomo e di padre che capisce la sua situazione e che si impiega in mille maniere, anche commoventi, per dimostrare che è pur sempre un buon genitore. Brava e intelligente la regista a seguirlo nei momenti non facili con una camera da presa nervosa e instabile, come il comportamento del suo Cam.

Anche con la presenza della bella Zoe Saldana e la adattabilità delle piccole attrici, il film è quasi tutto sulle spalle dell’ottimo attore americano, capace di adattarsi sempre sui tanti tipi di ruoli che gli offrono, dai drammatici ai supereroi con cui ha avuto tanta celebrità. Lui, che è noto per l’impegno nel campo dei diritti civili, affronta efficacemente il ruolo del malato con lo scopo di mostrare gli alti e bassi di una lotta difficile. È però giusto chiarire anche che il film non è un vero dramma come si potrebbe dedurre, invece gli intenti di Maya Forbes sono quelli di portare gioiosamente il problema all’attenzione mediante un film piuttosto leggero, senza scavare a fondo nella tragedia quotidiana delle famiglie in difficoltà per questa malattia. Diventa così un’opera solo seriosa e dolceamara, che fa tenerezza, emoziona e diverte anche.
Evviva Cam!

Dice la regista: “Amo i film personali sulle famiglie, i film che ci legano gli uni agli altri e alla nostra umanità. Per quindici anni ho lavorato a Hollywood come sceneggiatrice ma non ho mai potuto scrivere il tipo di film che mi permettesse di esprimermi al meglio. Nel 2007, ho deciso però di portare a termine una sceneggiatura sulla mia personale infanzia. Quando avevo sei anni, il mio mondo è imploso. Mio padre rimase vittima dei suoi attacchi maniaco-depressivi e i miei genitori si separarono. Io e mia sorella ci trasferimmo con mia madre da una casa in campagna a un piccolo appartamento nella cittadina di Cambridge. Mentre mia madre cercava disperatamente un lavoro decente, io e mia sorella frequentavamo la scuola pubblica, che viveva un periodo molto agitato ed era senza fondi. La famiglia di mio padre, una delle più benestanti del New England, non ci avrebbe mai aiutato finanziariamente a causa delle bizzarre regole familiari sui soldi: nessuno avrebbe mai dovuto chiedergliene, altrimenti avrebbero fatto di tutto per farti vergognare. Eppure, alla fine, è andata bene. Siamo diventati un'insolita famiglia, proprio come le tante altre che per sopravvivere vivono in maniera non convenzionale. Quando ho finito la sceneggiatura, sapevo ciò che volevo vedere sullo schermo: un film divertente, triste, veritiero e caloroso.”
























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