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The Alleys (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 mag 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

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The Alleys

Giordania 2021 noir 1h56’


Regia: Bassel Ghandour

Sceneggiatura: Bassel Ghandour

Fotografia: Justin Hamilton

Montaggio: Eyad Hamam

Musiche: Nasser Sharaf

Scenografia: Anas Balawi, Rand Abdel Nour

Costumi: Hanadi Khurma


Hanadi Khurma: Ali

Baraka Rahmani: Lana

Monzer Reyahnah: Abbas

Nadira Omran: Aseel

Maisa Abd Elhadi: Anadi

Nadeem Rimawi: Tutu


TRAMA: In un claustrofobico quartiere di Amman, pettegolezzi e violenza controllano e regolano il comportamento delle persone. Qui, le vite dei residenti si intrecciano e si scontrano mentre alcuni cercano di rispettare le norme sociali e altri cercano di infrangerle.


Voto 6,5

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Gli eventi del film si svolgono nella zona orientale della città giordana di Amman, in un quartiere governato da pettegolezzi e violenza, da persone poco raccomandabili e piccoli ricattatori, pieno di locali notturni dove i turisti o gli uomini d’affari cercano compagnia occasionale, ma soprattutto dove un giovane molto intraprendente e di bell’aspetto racconta in giro che guadagna, e bene, collaborando con una importante impresa americana e per via del fuso orario è fuori a lavorare tutta la notte, quando invece passa il tempo ad agganciare potenziali clienti forestieri da portare nel night club del suo conoscente che lo ricompensa a dovere. Ali (questo è il suo nome) passa anche qualche ora del buio nella stanza della sua ragazza Lana, calandosi dalla terrazza nella finestra, e fa l'impossibile per stare con lei sognando di sposarla un giorno. Purtroppo per loro, Aseel, la madre della giovane, è assolutamente contraria e ostacola in ogni modo questo rapporto, principalmente perché non ha fiducia in quel giovanotto che giudica inaffidabile. Quando un giorno le viene recapitato sul cellulare un video girato dalla finestra di fronte di un palazzo abbandonato, le cui immagini mostrano chiaramente gli incontri segreti tra la fanciulla e il suo fidanzato, con tanto di ricatto da parte dello sconosciuto mittente, la situazione precipita. Sia per la scoperta che fa scandalizzare la donna, sia per il pagamento del riscatto: lei è la titolare del suo negozio di salone di bellezza ma non si può permettere di restare sotto scacco di chi è in possesso del video. Decide quindi di ricorrere ad Abbas, il terribile e spietato boss di una delle tante bande che infestano il sobborgo: solo lui ha la forza e il potere per mettere a tacere il ricattatore, chiunque sia, e per spaventare Ali affinché smetta di insidiare la sua amata Lana. Tutto ciò, infatti, succede e viene attuato, al prezzo però di curare la bellezza delle tante ragazze che lavorano per conto del boss, che tra l’altro, con l’aiuto prezioso del suo braccio destro, la bella ma sfregiata Anadi, nella sua attività si occupa anche di protezione e prostituzione. Ma, ovviamente, le cose non andranno facilmente come previsto.

Prima di tutto perché Ali non vuole perdere la sua bella Lana, altrettanto corrisposto dalla ragazza che resta spaventata anche dal progetto della madre che sta organizzando il suo matrimonio con un giovane che non ha mai conosciuto; e poi perché in lui è maturato un piano che non si fida neanche di raccontare al vero ed unico amico che abbia mai avuto, il barbiere del posto, un bravissimo giovane che avrà, nel finale, il ruolo determinante per l’evoluzione delle difficilissime vicende e per sistemare le cose definitivamente e con grande soddisfazione di tutti.

È sorprendente scoprire un film interamente giordano ma così simile ai tanti thriller di cui si sarà nutrita la fantasia del regista e sceneggiatore Bassel Ghandour. Sembra un noir dei bassifondi di una qualsiasi metropoli americana ed invece siamo ad Amman, con tutte le caratteristiche del Medioriente e dell’atmosfera del luogo, con piccole vie in salita e discesa, piccoli negozi, auto straniere importate chissà come e in quali condizioni, uomini disoccupati o con lavoretti temporanei, giusto sufficienti per tirare a campare. A meno di far parte di una delle gang che spadroneggiano il quartiere, sopra i quali la legge la detta Abbas, uomo che si impone con la severità e la violenza ma che non si fida di nessuno di quelli che lo circondano, fatta eccezione per il suo luogotenente donna, la quale ha un passato da far pagare a tutti gli uomini.

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Il regista divide l’opera del suo esordio in cinque capitoli e pone una voce narrante fuori campo per farci da guida e illustratore della situazione, per spiegare la mentalità e il comportamento dei tanti personaggi. È sorprendente, dicevo, ma allo stesso tempo il film fa tenerezza notando la semplicità e la grossolanità della sceneggiatura, che a volte ingrandisce a dismisura per comodità narrativa alcuni particolari e drammatizza, nel modo più orientale possibile, i rapporti tra i personaggi e i loro dialoghi, trasformando qualche occasione il noir che caratterizza il film nel mélo più inaspettato. E come ogni noir che si rispetti, il dramma irreparabile è dietro l’angolo, dietro uno dei tanti angoli bui della vita notturna di Amman. Oppure dietro la finestra senza luce da cui spiare i vicini. Toccherà ad un invisibile e quieto barbiere, tra tanti delinquenti, gabbare i potenti e fare giustizia e lasciare il buon ricordo di un’amicizia.

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Mentre la sceneggiatura di Bassel Ghandour segue i colorati abitanti attraverso i tumultuosi alti e bassi della loro vita quotidiana, il film si dipana tra mille svolte, ora violente ora drammatiche, in una commedia nera, come thriller misterioso e dramma criminale, mediante una serie di eventi sempre più frenetici che a volte sembrano volutamente stravaganti. Bravi gli attori e per apprezzare sia l’opera che il loro lavoro è necessario immergersi nella mentalità mediorientale, nelle caratteristiche dei personaggi, sempre fatalisti e assetati di tè. Ma solo un regista giovane poteva immaginare di scrivere e girare una storia in cui le donne giovani cercano il loro giusto spazio nella vita e di affrancarsi dalle usanze antiche che invece hanno afflitto le loro madri. Tanto che, a causa anche del linguaggio usato, il film è stato oggetto di polemiche politiche all’interno del Paese.

Di sicuro in occidente il film avrebbe avuto altre sembianze ma è apprezzabile l’idea e lo sforzo di un promettente cineasta sconosciuto che ha voluto e saputo portare a termine un buon lavoro.


 
 
 

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michemar

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