The Big Sick - Il matrimonio si può evitare… l'amore no (2017)
- michemar
- 27 giu 2023
- Tempo di lettura: 4 min

The Big Sick - Il matrimonio si può evitare… l'amore no
(The Big Sick) USA 2017 commedia 2h
Regia: Michael Showalter
Sceneggiatura: Emily V. Gordon, Kumail Nanjiani
Fotografia: Brian Burgoyne
Montaggio: Robert Nassau
Musiche: Michael Andrews
Scenografia: Brandon Tonner-Connolly
Costumi: Sarah Mae Burton
Kumail Nanjiani: Kumail Nanjiani
Zoe Kazan: Emily Gardner
Holly Hunter: Beth Gardner
Ray Romano: Terry Gardner
Adeel Akhtar: Naveed
Zenobia Shroff: Sharmeen
Bo Burnham: Cj
Anupam Kher: Azmat
Aidy Bryant: Mary
Kurt Braunohler: Chris
Rebecca Naomi Jones: Jessie
Vella Lovell: Khadija
Shenaz Treasury: Fatima
David Alan Grier: Andy Dood
Linda Emond: dott.ssa Cunningham
TRAMA: Kumail, un comico nato in Pakistan, e la studentessa americana Emily si innamorano a dispetto delle diverse culture a cui appartengono e che spesso sono fonte di scontro. Quando Emily contrae una misteriosa malattia, Kumail dovrà far fronte alla crisi con i genitori di lei, confrontandosi anche con la propria famiglia e con i desideri del suo cuore.
Voto 6,5

Il film si basa sulla vera storia dei due sceneggiatori Kumail Nanjani e Emily V.Gordon, che ha colpito l'interesse del produttore Judd Apatow. E difatti è un’opera che sembra firmata dal regista produttore, sembra proprio farina del suo sacco. La trama, realmente avvenuta, racconta di quando il comico stand-up Kumail fa conoscenza con la futura moglie Gordon (qui è Gardner) durante un suo spettacolo da monologhista e delle conseguenze tragicomiche a cui il giovane di origini pakistane è andato incontro. L'incontro tra i due avvenne nel 2006 quando, mentre vivevano a Chicago e lui stava cominciando la sua carriera da comico mentre Emily, da poco laureata, quella di terapista. Nonostante nessuno dei due cercasse una relazione seria, l'incontro si trasformò ben presto in una relazione in piena regola, complicata dai valori conservatori della famiglia musulmana di Kumail (tutto prevedibile, senza evidentemente toccare tasti qualunquistici), che per lui aveva in serbo un tradizionale matrimonio combinato.
Per mesi, i due continuarono a vedersi in segreto fino al giorno in cui nella primavera del 2007 Emily scoprì di essere gravemente malata. Nel tentativo di capire cosa avesse realmente, i medici hanno decisero di tenerla in coma farmacologico, lasciando così Kumail a fare i conti con una realtà del tutto inaspettata, tanto drammatica quanto caotica e folle. Il ricovero della ragazza fece arrivare di corsa dalla Carolina del Nord i suoi genitori, con cui il giovane dovette relazionarsi per la prima volta. Fortunatamente, bastarono 12 giorni ai medici per capire cosa affliggesse Emily e salvarle la vita e così, tre mesi dopo, i due si sposarono felicemente. Ma a colpire in particolar modo Apatow fu un aspetto singolare della storia: l'innamoramento vero e proprio di Kumail, il momento decisivo per capire che amava veramente l’altra, avvenne proprio mentre Emily era in coma. Non è una storia davvero particolare e nello stesso tempo romanticissima?

Il film ha una strana caratteristica, essendo sì di qualità ma che potrebbe renderlo un successo diciamo “dormiente”, nel senso che, se si ha la pazienza di seguirlo, (indubbiamente all’inizio può dare l’idea di una sciocca commedia sentimentale, come tante) si riescono a scoprire le molte qualità. È divertente, toccante e soprattutto empatico. Il modo in cui affronta le differenze culturali/religiose (tema non nuovo) è intelligente e ricorda quale terra da melting pot sia l’America e quanto sia bello e umano l’incontro delle diverse culture (altro che “contaminazione”!). Anche se alcuni aspetti della narrazione sono stati inventati per rendere migliore il film, l’attore e la moglie sceneggiatrice hanno infuso la sceneggiatura con dettagli autentici e percepiamo fin dall'inizio che, sebbene il quadro sia quello di una commedia romantica, c'è tanto di vero e realistico.
I guai, quando arrivano, e arrivano sempre, anche per rendere attendibile e più divertente la narrazione, arrivano sempre nel momento in cui il legame che nasce tra due persone sincere ma di estrazione sociale e di differente provenienza culturale viene disturbato dall’intervento dei genitori: di qui due americani (che bislacchi Beth e Terry Gardner) che non avrebbero mai immaginato la strada intrapresa dalla figlia indipendente e dall’altra la coppia orientale, scandalizzata dagli avvenimenti. Conoscendo come va a finire la storia, queste difficoltà si possono interpretare come elementi comici e di intrattenimenti per arricchire la trama, ma sono invece veri. E se nella maggior parte dei film romantici la coppia protagonista trascorre molto tempo assieme, qui la situazione si allontana dallo schema classico, dato che la povera Emily passa buona parte del film allettata in una clinica. Che, come detto, determina maggiormente la voglia dell’uno verso l’altra.

Uno degli altri pezzi forti del film è la simpatia e la bravura dei due attori protagonisti. Kumail Nanjiani (stesso nome di interprete e personaggio, ad ulteriore testimonianza di quanto tutto sia autentico) sembra così inadatto a recitare che risulta invece la carta vincente, con grande senso di autoironia, di tempi e di gesti silenziosi, come un grande comico. Lei è la eccellente Zoe Kazan, degna compagna di Paul Dano, nipote dell’illustre Elia, che con la sua bellezza mancante è la ragazza affabile e simpatica a cui affideresti il tuo portafoglio: bravissima! Incredibilmente formano una coppia affiatata e altamente contaminata dalla giusta chimica che sta tra il comico e il romantico. Investiti da una sceneggiatura divertente, attirano la simpatia di ogni spettatore ed il film prende il volo: basta avere pazienza, dopo il primo sconcerto delle scene introduttive.

La regia funziona perché asseconda le intenzioni dello script e la sintonia della coppia protagonista, ma anche perché il film conquista principalmente per il suo grande cuore e la sua capacità di coinvolgere le nostre emozioni senza spegnere il cervello: quante commedie appena sufficienti ci fanno solo distrarre e mettere in pausa i neuroni, lasciandoci al termine con le mani vuote? Qui non succede e si apprezza l’intera operazione.
I premi raccolti sono stati tanti e soprattutto è giunta la candidatura quale migliore sceneggiatura (inevitabile) agli Oscar del 2018.
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