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The Calling (2014)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 19 apr 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 20 apr 2021


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The Calling

USA/Canada 2014 thriller poliziesco 1h48'


Regia: Jason Stone

Soggetto: Inger Ash Wolfe (romanzo)

Sceneggiatura: Scott Abramovitch

Fotografia: David Robert Jones

Montaggio: Aaron Marshall

Musiche: Grayson Matthews

Scenografia: Oleg M. Savytski

Costumi: Georgina Yarhi


Susan Sarandon: det. Hazel Micallef

Gil Bellows: det. Ray Green

Ellen Burstyn: Emily Micallef

Topher Grace: Ben Wingate

Donald Sutherland: padre Price

Christopher Heyerdahl: Simon

Kevin Parent: Spere


TRAMA: Sulla strada per la pensione, alle prese con un mal di schiena che la rende dipendente dagli antidolorifici e reduce da un recente divorzio, Hazel si ritrova a doversi occupare dell'omicidio di una donna malata terminale, uccisa nella sua abitazione. Inevitabilmente costretta a confrontarsi con un serial killer che ha terrificato tutto il paese, Hazel vedrà l'intera sua vita andare fuori controllo.


Voto 7

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La detective Hazel Micallef non ha avuto molto di cui preoccuparsi nella sonnolenta cittadina di Fort Dundas fino a quando una serie di raccapriccianti omicidi nella campagna circostante la porta faccia a faccia con un serial killer guidato da una vocazione più alta. Ma anche molto misteriosa, perlomeno nella prima parte delle indagini della poliziotta.


Ci risiamo. È ancora la assolata, polverosa, diffidente provincia americana, che d’inverno invece è quasi totalmente coperta dalla abbondante neve che cade regolarmente. Ora è solo gelo e manto bianco, mentre la vita si trascina monotona, tanto che la stazione di polizia locale, diretta appunto da Hazel, è composta da pochissimi elementi. Proprio per questo motivo arriva un rinforzo, Ben Wingate, un giovane poliziotto, timido e apparentemente inesperto trasferitosi da Toronto, meravigliando non poco i colleghi residenti. Lui, candidamente, confessa di aver lasciato la vita di città attirato da quella più tranquilla di una bella cittadina, provocando il sarcasmo di Hazel (“La moglie di chi si è scopato?”), ma in realtà il giovanotto: “È stata una mia scelta. Perché questo posto è carino.” “Non è carino, no, non lo è affatto! La cosa singolare è che lei sia arrivato proprio quando abbiamo il nostro primo omicidio dopo quattro anni.” È un posto infatti dove ognuno preferisce farsi i fatti propri in modo da vivere in pace e di più. Ma stranamente è sempre il posto dove quando meno te lo aspetti, succede qualcosa, e non di piacevole.

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La Micallef è una detective di questa cittadina dove non succede mai nulla e proprio per questo, quando una anziana donna sua amica non le risponde al telefono, capisce che è il caso di fare un sopralluogo: è l’inizio dell’allarme, perché è sicuramente un omicidio e già dalle prime deduzione si evidenziano particolari molto strani, soprattutto inconsueti. Altri omicidi seguiranno, tutti anomali, dove ognuna delle vittime ha una strana espressione, dal momento che la bocca viene lasciata dall’assassino con una inequivocabile espressione che indica un messaggio a chi indagherà. Un messaggio da interpretare. Un serial killer, quindi, si aggira nella zona e a quanto pare la bibbia (ancora una volta) lo ispira.

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Il capitano consultato dalla nostra detective non crede alla ipotesi dell’omicida seriale e quasi deride le sue supposizioni. Hazel soffre già di suo parecchio, per via dei dolori che la torturano da anni, e non ha alcuna intenzione di perdere tempo a discutere con il superiore. Ragion per cui decide di occuparsi personalmente delle indagini, anche perché i corpi ritrovati sono in aumento e bisogna fare in fretta per capire quale sia la logica che lega le tanti morti. La chiave di lettura e di conseguente soluzione è il segreto che va intuito e senza questa la sequela continuerà. Cosa sta cercando di trasmettere alla polizia l’assassino? Come succede spesso, ad un serial killer piace lasciare piccole e invisibili tracce per fa sapere cosa sta attuando, sperando, chissà nell’intimo, di poter giustificare le sue scelte, di dare un senso al suo comportamento, di rendere noto al mondo le sue gesta. Tutto sta nel capirlo in tempo e fermarlo prima di aver completato il disegno. Lo intuirà prima degli altri l’ultimo arrivato, Ben, il quale ha il lampo di intuizione necessario: quelle bocche, che paiono smorfie di dolore nel momento della morte, indicano invece sillabe che, messe una volta in ordine (ma quale ordine?), compongono una breve frase in latino: una breve preghiera!

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Schema classico? Sì, vero, ma con i dovuti accorgimenti funziona sempre, come questa volta. E buona parte della riuscita del film è dovuta al fatto che poggia quasi totalmente sulle spalle di una magnifica attrice, bravissima a lasciarsi alle spalle trucchi e abbellimenti femminili per presentare la sua trasandata Hazel, che non ha affetti familiari oltre alla sua vecchia e bella mamma (in questi casi nessuna può essere meglio di Ellen Burstyn), che non dà peso all’abbigliamento e alla bella presenza di donna, che ingurgita bottiglie di bourbon per mandare giù un numero indefinito di compresse per zittire i dolori della schiena. Sono le sue espressioni di donna scettica, di persona schietta, di chi sceglie nonostante gli ostacoli burocratici di andare fino in fondo per seguire il suo intuito, di poliziotta sempre in divisa e colbacco, a dominare il film. Susan Sarandon guarda in faccia gli interlocutori con la mimica di chi non crederà mai a quello che sente, perché lei un’idea ce l’ha già. Tranne quando va a chiudere il cerchio dal sacerdote cattolico, padrePrice (un notevole Donald Sutherland), da cui riceverà preziose informazioni sulla frase latina che sono riusciti a interpretare. Ovviamente ci voleva un attore dal physique du rôle adatto per rappresentare un invasato e radicale cattolico che avesse la faccia da predicatore convincente e il regista lo trova in Christopher Heyerdahl, che desta sin dalla prima inquadratura più di un sospetto.

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Jason Stone, all’esordio nel lungometraggio (è più autore di serie TV), dirige con diligenza confidando sulla notevole esperienza di un cast affidabile, motivo per cui il film fila liscio e appassiona fino in fondo, nonostante non ci sia niente per restare sorpresi: è il caso classico del giallo in cui l’assassino si presenta presto e la trama deve solo seguire le indagini, che fino ad un momento prima del finale sono sempre un attimo in ritardo rispetto alle mosse del colpevole. E ciò non è detto che riesca bene a tutti i registi. Jason Stone ci è riuscito.


Susan Sarandon? Uno spettacolo!



 
 
 

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