The Children Act - Il verdetto (2017)
- michemar
- 14 feb 2020
- Tempo di lettura: 3 min

The Children Act - Il verdetto
(The Children Act) UK/USA 2017 dramma 1h45’
Regia: Richard Eyre
Soggetto: Ian McEwan (romanzo)
Sceneggiatura: Ian McEwan
Fotografia: Andrew Dunn
Montaggio: Dan Farrell
Musiche: Stephen Warbeck
Scenografia: Peter Francis
Costumi: Fotini Dimou
Emma Thompson: Fiona Maye
Stanley Tucci: Jack Maye
Fionn Whitehead: Adam Henry
Ben Chaplin: Kevin Henry
Eileen Walsh: Naomi Henry
Anthony Calf: Mark Berner
TRAMA: Fiona Maye è un'eminente giudice di Londra che, con saggezza e compassione, presiede numerosi e delicati casi di diritto familiare. A causa del suo lavoro, ha pagato un caro prezzo personale e il suo matrimonio con il professore americano Jack è oramai giunto alla fine. Mentre affronta le difficoltà del suo privato, Fiona si ritrova a dover seguire il caso di Adam, un brillante ragazzo che rifiuta di sottoporsi alla trasfusione di sangue che salverà la sua vita.
Voto 6,5

Il film diretto da Richard Eyre è basato sul romanzo La ballata di Adam Henry di Ian McEwan, che è anche lo sceneggiatore del film. La storia è quella di una giudice dell’Alta Corte britannica specializzata in diritto di famiglia, Fiona Maye (quasi come la ex atleta fiorentina!), che si trova davanti alla prova più dura della sua carriera, che infatti la mette in crisi anche come persona. Fiona è una donna sicura di sé, convinta di fare sempre la cosa giusta sia nel lavoro che nella vita, ma l’arrivo del caso di Adam, un diciassettenne malato di leucemia, che rifiuta la trasfusione perché testimone di Geova, la manda in crisi. In un momento già non facile per lei, dato che sta avendo problemi con il marito, la donna si trova ad avere a che fare con il giovane, che pare aver deciso in accordo con i genitori di rispettare le regole della sua religione. Combattuta tra il rispettare credenze di Adam e l’imporgli il trattamento che gli salverebbe la vita, Fiona decide di incontralo per parlare direttamente con lui. Il momento in cui i due si conoscono, però, cambia le cose in un modo inaspettato, sconvolgendo le vite di entrambi. Fiona è costretta a confrontarsi con sé stessa, prendendo in esame la sua vita e il modo in cui l’ha condotta fino a quel momento, mentre cerca di capire quale sia veramente “l’interesse del bambino”, un principio che parrebbe semplice, ma che si rivela estremamente difficile da applicare, mentre Adam è diviso tra principi religiosi e pulsioni adolescenziali.


L’adattamento della sceneggiatura di McEwan ha asciugato adeguatamente lo scritto del libro, evitando i ragionamenti silenziosi dei personaggi, che avrebbero appesantito la traduzione in immagini e la scelta si rivela giusta. Il film si basa principalmente sul dibattito morale ed etico di un giudice coscienzioso, di un credo religioso sin troppo rigido nella sua applicazione quotidiana, di una legge che nel Regno Unito è nata per proteggere i minori dalle decisioni ritenute errate dei genitori ed infine sulla magistrale interpretazione di un’attrice mai sufficientemente apprezzata e premiata: Emma Thompson, che in questa occasione (ma non è ovviamente l’unica) dà un’esibizione straordinaria delle sue capacità di resa del ruolo in cui si cala. Basta osservare con attenzione alcune scene, in particolare in una in cui lei entra in scena di spalle e ci pare fortemente concentrata sulle carte che ha sul tavolo. Carte che riguardano il caso spinoso di due neonati siamesi che lei deve decidere, con una sua sentenza, se separare o no. Quando il marito le parla, non si gira neppure, pare non ascoltarlo né pare prestargli attenzione, non si mostra neanche allo spettatore. Fiona Maye, giudice della Corte suprema britannica, non accetta distrazioni, avendo fatto del suo lavoro e dell’esercizio della Legge la sua ragione di vita. Nessuna emozione può distrarla dai suoi impegni che sono (così dà a vedere) l’impegno principale della sua vita. è per questo che ha sempre tenuto a freno le emozioni, rovinando così i rapporti umani. A cominciare da quello importante con il marito Jack, un dimesso e triste Stanley Tucci, sempre ammirevole nell’adattarsi ai vari personaggi che interpreta: lui, visto l’orario di tarda serata, la invita ad andare a letto con lui come facevano in tempi migliori, ma tutto è inutile. Fiona ancora una volta trattiene le emozioni, o perlomeno le dissimula. L’impressione che ci dà è quella di una donna algida, che ha sacrificato il matrimonio per la sua missione di giudice, sfidando perfino il marito che le ha provocatoriamente annunciato che la tradirà, reagendo con l’assoluto silenzio.

È il finale che ci renderà più umana la figura del giudice, quando, fradicia di pioggia, si sfoga in un monologo che dimostra lo smarrimento in cui è precipitata la sua vita e l’insicurezza in cui è piombata. Il pianto liberatorio finalmente ci rivela la donna che ha dovuto nascondere in tanti anni. La regia di Richard Eyre (di cui abbiamo tutti apprezzato il drammatico Diario di uno scandalo) è intelligente e discreta, lasciando scorrere in immagini le pagine del romanzo di partenza e assecondando la scelta narrativa dello scrittore. Al resto ci pensano i bravi attori e il pesante dibattito che ci lascia il racconto.
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