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The Creator (2023)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 9 feb 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

The Creator

USA/Thailandia 2023 fantascienza 2h13’

 

Regia: Gareth Edwards

Sceneggiatura: Gareth Edwards, Chris Weitz

Fotografia: Greig Fraser, Oren Soffer

Montaggio: Hank Corwin, Scott Morris, Joe Walker

Musiche: Hans Zimmer

Scenografia: James Clyne

Costumi: Jeremy Hanna, Preeyanan'Lin' Suwannathada

 

John David Washington: Joshua Taylor

Madeleine Yuna Voyles: Alphie

Gemma Chan: Maya

Allison Janney: colonnello Howell

Ken Watanabe: Harun

Sturgill Simpson: Drew

Ralph Ineson: generale Andrews

Veronica Ngo: Kami

Amar Chadha-Patel: Omni / sergente Bui / Sek-On

Marc Menchaca: McBride

Robbie Tann: Shipley

Michael Esper: capitano Cotton

Leanna Chea: comandante Daw

 

TRAMA: Un futuro post-apocalittico che coinvolge un mondo colpito da una guerra tra umani e intelligenza artificiale.

 

Voto 7

Dunque, mentre ai giorni nostri non si fa che parlare di Intelligenza Artificiale e mentre i politici, spaventati o mossi da interessi nazionali, si riuniscono per regolamentare e porre dei binari, anzi meglio, dei limiti ad eventuali usi e abusi di questa innovativa e avanzata tecnologia che può in effetti essere utilizzata con malevoli e criminali intenzioni, mentre tutto ciò avviene, è chiaro che necessita legiferare nel merito affinché, vista la potenza e le applicazioni pratiche, sia incanalata ad aiutare l’umanità a curare i mali della modernità e non a peggiorarli. Con il rischio intuibile che venga usata anche come arma o strumento di produzione di arme molto letali e di massa. Nel mentre, si diceva, che la fantasia degli scrittori, degli sceneggiatori e dei registi si scatena in scenari imprevedibili e sviluppati su ipotesi senza limiti. Siamo, più che mai, nel genere della cosiddetta science-fiction che tanto seguito trova tra i lettori e gli appassionati di cinema.

Gareth Edwards (Monsters, Godzilla, Rogue One: A Star Wars Story, uno specialista, insomma) e Chris Weitz (regista e sceneggiatore di vario genere che va dai fantasy a commedie e drammi e sci-fi, appunto) scrivono e girano una storia che è molto più avanti ed elegge l’IA a regina assoluta del futuro tecnologico e padrona delle guerre più disastrose della Storia. Per meglio spiegare questo concetto conviene espandere la trama, affinché sua più chiara.

Nel mezzo di una futura guerra tra la razza umana e le forze dell’Intelligenza Artificiale, in un futuro lontano in cui l’IA si è molto sviluppata, Joshua (John David Washington), un incallito ex agente delle forze speciali in lutto per la scomparsa di sua moglie Maya (Gemma Chan), viene reclutato per dare la caccia e uccidere il Creatore, l’inafferrabile architetto di quella potente tecnologia avanzata che ha evoluto un’arma misteriosa con il potere di porre fine alla guerra ma anche all’umanità stessa,  che nel frattempo è composta da uomini e androidi molto simili agli altri, ma facilmente distinguibili. Un’arma, quindi, che va oltre ogni immaginazione e che porterebbe alla catastrofe totale. Forse non è una novità per la letteratura e il cinema di fantascienza, che si occupano moltissimo di questa tremenda evoluzione e sempre, da Star Wars e dintorni, in decenni di film, c’è la guerra totale tra entità malefiche e difensori della Terra e dell’Umanità. Così come sono tanti gli eroi che, nel bene e nel male, salvano o soccombono con il tripudio degli uomini e del pubblico in caso di vittoria del Bene.

Joshua e la sua squadra di agenti d’élite si muovono attraverso le linee nemiche, nel cuore oscuro del territorio occupato dall'IA, fino a scoprire un’amara verità: l’arma definitiva che gli è stato ordinato di distruggere è inserita in un androide che ha le sembianze di una bambina. La fantascienza si mescola con il thriller allorquando l’ex agente, ora pienamente operativo, si accorge, o perlomeno intuisce e sospetta, che quella bimba è la figlia che la sua donna Maya portava in grembo nel momento che furono attaccati e le fu portata via. Cosa ne è ora della sua amatissima? È morta, è viva, è in realtà appartenente anch’ella all’armata nemica? Difficilissimo sarà la sua missione e spesso sarà sul punto di perdere la vita. La sua ricerca affannosa, mentre asseconda gli ordini dei superiori, riguarda soprattutto nel rintracciare Maya e quando viene in contatto con la bella piccola Alphie avverte la sensazione di essere arrivato a conoscere la figlia tanto attesa. Ma lo è, non lo è? Ora, sa solo che deve salvarla e trovare tracce della mamma. Poi la tremenda scoperta e quindi i dubbi sulle sue decisioni finali e decisive tra il dovere e il sacrificio, tra il compito urgente e gli affetti.

Tante battaglie, voli, attacchi, mezzi di trasporto militari dalle dimensioni gigantesche, armi sofisticate tecnologie avanzate per combattere: una cornucopia sfavillante di invenzioni registiche e di effetti speciali, molto ben immaginate e filmate. Nulla di nuovo all’orizzonte ma quando il cinema di questo genere è fatto bene, a sostegno di una buona storia, il film si fa guardare e apprezzare. Se inoltre si arriva al gran finale, nella baraonda ben organizzata dal regista per giungere alla vittoria o alla sconfitta, con ansia e tensione, il miracolo è compiuto. What else?

Gareth Edwards si è subito distinto, pur rischiando grosso toccando miti come Star Wars e Gozilla e qui ci mette del suo facendo venire facilmente in mente il Vietnam. Non so se ciò si verificherà in molti, ma a me è successo. Proprio come richiama, con sequenze riuscite e spettacolari, l’atmosfera di Piccolo Buddha di Bertolucci o i voli e gli attacchi di Avatar. Senza trascurare alcuni particolari pregevoli che vanno dagli arti monchi dell’antieroe Joshua agli androidi che al posto delle orecchie hanno delle cavità che vanno da una parte all’altra (per questo subito per noi e loro riconoscibili), oppure la scannerizzazione del terreno in dotazione alla enorme nave aerea di attacco o l’idea dello spazioporto (!). Una buonissima regia di un autore che sta crescendo di film in film, aiutato senz’altro dal collega con cui ha scritto la sceneggiatura. Di ottimo livello sia gli effetti speciali, spettacolari, che il sonoro coinvolgente.

Per John David Washington non c’è da sorprendersi: è sicuramente uno dei giovani che stanno emergendo e il fatto che sia figlio d’arte conta poco, perché se è bravo non ci sono limiti. Magari lo fanno recitare troppe volte con quell’espressione continuamente attonita ma lui è capace anche di ben altro, basterà ridare uno sguardo al lavoro fatto con il grande Spike Lee (BlacKkKlansman).

La bellissima e statuaria Gemma Chan ha modo di mettersi poco in evidenza ma riesce senz’altro ad imporsi all’attenzione: è brava e lo ha dimostrato altrove. Ken Watanabe è un piacere rivederlo dopo le sue disavventure di salute e si accolla il ruolo dell’estremo cattivo, il male che gestisce la parte avversa, il gran capo Harun. Speriamo di rivederlo presto e sempre in gamba, fa niente se è invecchiato (forse anche a causa della malattia).

La piccola Madeleine Yuna Voyles, nel ruolo della piccola Alphie, è l’ennesima dimostrazione di come possono essere bravi e stupefacenti i miniattori. Ma chi sorprende tutti e spiazza il pubblico è senz’altro Allison Janney in abiti aggressivi e decisi, quelli di Howell, un colonnello spietato che non ha mezze misure e che impartisce ordini come un incallito militare. Chi l’avrebbe mai immaginata in quei panni? Capelli corti e biondi, faccia da dura, ordini secchi senza appello.

In conclusione, un film interessante dove si vedono cose risapute ed altre innovative, con robot come cloni e una società totalmente soggiogata dalla IA. Pur essendo un classico blockbuster, con il Bene e il Male, uomini e macchine evolute, sentimenti instillati negli androidi, ha le sue peculiarità, tra cui il predominante algoritmo che oggi già condiziona l’informazione e le preferenze.

La coppia Gareth Edwards / Chris Weitz ha compiuto un buon lavoro.


Riconoscimenti

2024 – Premio Oscar

Candidatura al miglior sonoro

Candidatura ai migliori effetti speciali



 
 
 

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