The Gentlemen (2019)
- michemar

- 16 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 mag 2023

The Gentlemen
UK/USA 2019 azione/poliziesco 1h53’
Regia: Guy Ritchie
Sceneggiatura: Guy Ritchie
Fotografia: Alan Stewart
Montaggio: James Herbert, Paul Machliss
Musiche: Christopher Benstead
Scenografia: Gemma Jackson
Costumi: Michael Wilkinson
Matthew McConaughey: Michael "Mickey" Pearson
Charlie Hunnam: Raymond Smith
Henry Golding: Occhio Asciutto
Michelle Dockery: Rosalind Pearson
Jeremy Strong: Matthew Berger
Eddie Marsan: Big Dave
Colin Farrell: Coach
Hugh Grant: Fletcher
Jason Wong: Phuc
Samuel West: Lord Pressfield
Eliot Sumner: Laura Pressfield
Franz Drameh: Benny
Danny Griffin: Aslan
TRAMA: Mickey Pearson, americano trapiantato a Londra, ha costruito un impero basato sul traffico di marijuana. Quando si sparge la voce che vorrebbe vendere il suo impero e ritirarsi dagli affari, si scatena una guerra senza quartiere fatta di sabotaggi, ricatti e corruzioni, nel tentativo di sottrargli i suoi lucrosi affari. Ma lui non è disposto a ritirarsi in buon ordine.
Voto 6

Forse è un film di gangster o forse è solo una favola, almeno per come la dipinge coloritamente Guy Ritchie. Di certo così sembra dal punto di vista del narratore iniziale, un certo Fletcher (Hugh Grant), che si vanta di sapere molto, moltissimo, forse tutto di un criminale/signore della droga che opera in Inghilterra e si propone di ricattare qualcuno di sicuro interessato alla faccenda. Lo vuol fare con un sistema abbastanza anomalo: una sceneggiatura che ha scritto, dove espone tutto, facendo nomi di persone e di circostanze. Questa sceneggiatura si intitola “Bush”, in questo caso un eufemismo per la marijuana, essendo questo un racconto incredibilmente complicato sulla guerra del territorio nel business dell’erba. Anche perché, come tutti sanno, la legalizzazione sta arrivando e velocemente.

È indubbiamente un incipit strano, anche a vedere come si acconciano i personaggi: quasi tutti hanno una barbetta che li rende non immediatamente riconoscibili, eppure è un cast di attori notissimi. Tanto per cominciare, i fan di Downton Abbey resteranno di sasso vedendo Michelle Dockery (la Lady Mary Crawley della serie) che vomita parolacce con sufficiente frequenza e vigore per tenere il passo con i numerosi co-protagonisti maschili, e non solo, dal momento che sa anche sparare bene, e siccome il regista è noto per i suoi film abitati da maschiacci adatta su di lei un personaggio fortemente simile alla fantasia maschile, più una caricatura di donna forte piuttosto che di un personaggio reale. In pratica, il film riporta Ritchie alle sue radici, distribuendo violenza e volgarità che si fondono in un mood alla Tarantino, con tanto di umorismo che ribolle assieme al testosterone che ammanta l’intera opera. Inoltre si diverte, come suo stile consueto, a far deviare l’attenzione degli spettatori per dare una svolta a sorpresa.

È un gioco? Per lui, sicuramente sì, e lo può essere anche per il pubblico, soggiogato da tanti personaggi vistosamente abbigliati. Il Mickey/Matthew McConaughey, gangster americano con vestiario e tè da gentleman inglese, Colin Farrell in tute da ginnastica in fantasia scozzese, occhiali e barbetta più o meno lunga per alcuni, copricapi curiosi. E tutti parlano uno slang perfettamente integrato all’ambientazione. Insomma, un campionario variegato che non ti aspetti costituito da un cast di attori di prim’ordine, che si saranno anche divertiti sul set.

Il film è simpatico e a tratti soggiogante, e la migliore fotografia la dà lo stesso Guy Ritchie: “In un primo momento il film avrebbe dovuto chiamarsi ‘Toff Guys’, facendo riferimento a un'espressione dello slang usata per indicare qualcuno di origini aristocratiche in grado di trasudare un'aria di superiorità. Il tutto nasce dai miei incontri con persone di potere, inglesi o americane, agli antipodi e dal loro modo di comportarsi. I miei personaggi vivono in un'epoca in cui sono attratti magneticamente dalle cose belle della vita e in cui, stanchi oramai degli affari, desiderano altro. Hanno lavorato sodo e si sono fatti strada nella giungla urbana e, come nel caso di Mickey, sono come in bilico tra due diversi universi, di cui uno idealistico e fatto di cose che nulla hanno a che vedere con le attività quotidiane. Inoltre, come indica il titolo, si reputano tutti gentiluomini o aspirano a esserlo. peccato, però, che si comportino diversamente.”






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