The Hunt (2020)
- michemar

- 24 mar 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 24 ott

The Hunt
USA, Giappone, Cina 2020 horror 1h30’
Regia: Craig Zobel
Soggetto: Richard Connell (racconto ‘La partita più pericolosa’)
Sceneggiatura: Nick Cuse, Damon Lindelof
Fotografia: Darran Tiernan
Montaggio: Jane Rizzo
Musiche: Nathan Barr
Scenografia: Matthew Munn
Costumi: David Tabbert
Betty Gilpin: Crystal Creasey
Ike Barinholtz: Staten Island
Emma Roberts: Yoga Pants
Hilary Swank: Athena Stone
Justin Hartley: Trucker Shane
Glenn Howerton: Richard
Amy Madigan: Ma
Ethan Suplee: Gary
Macon Blair: Fauxnvoy
J.C. MacKenzie: Paul
Wayne Duvall: Don
Reed Birney: Pop
Sturgill Simpson: Vanilla Nice
Usman Ally: Crisis Mike
TRAMA: Dodici sconosciuti si svegliano in una radura. Non sanno dove si trovano o come sono arrivati lì. Non sanno di essere stati scelti per uno scopo specifico.
Voto 6 -

L’inizio, che è semplicemente l’introduzione ad un perverso gioco, come i personaggi stessi cominceranno ad intuire dopo qualche minuto, è disarmante. Dodici sconosciuti si risvegliano all'interno di un parco appartenente alla cosiddetta Tenuta (the Manor), scoprendo di lì a poco di essere stati scelti per essere prede in un gioco ideato da un gruppo di persone per puro divertimento sadico. Per rendere il gioco più interessante, a questi vengono concesse delle armi che possono recuperare da un'enorme cassa posizionata nel bel mezzo di una radura del parco. Nonostante ciò, la sfida si trasforma in un massacro e riescono a salvarsi apparentemente solo Staten Island e altre due prede scavalcando le recinzioni della Tenuta. I tre raggiungono una stazione di servizio dove fanno la conoscenza dei coniugi Ma e Pop, che li assicurano di trovarsi in Arkansas. Quando le prede scoprono l'inganno è ormai troppo tardi: i coniugi li hanno già avvelenati. Poco più tardi, dopo che sono stati ripuliti tutti gli interni della stazione, vi giunge anche Crystal, che fino ad allora non si era esposta direttamente. Questa donna nota delle macchie di sangue su delle banconote rendendosi conto che anche Ma e Pop stanno recitando. Crystal allora uccide i due coniugi, iniziando la sua escalation di vendetta, trasformandosi da preda a predatrice. Ripeto: è solo l’inizio di una straniante storia.

Non è una trama da puro e semplice passatempo orrorifico: le intenzioni, non molto nascoste, sono una feroce satira sociale dei tempi trumpiani dell’America odierna, con le sue divisioni classiste più evidenti del solito e il gusto presuntuoso di trascorrere il tempo con giochi sadici dettati dalla noia del benessere. Il film si apre con 15 minuti sapientemente concepiti e scritti da Nick Cuse e Damon Lindelof in cui non siamo mai sicuri chi rappresenti il protagonista, tanto che dopo il prologo, il primo volto che vediamo appartiene a Emma Roberts. È lei il personaggio principale? Eppure, non è detto, ci sbagliamo, dal momento che solo dopo qualche minuto il suo ruolo è già finito. L'azione quindi si concentra su un ragazzo più intelligente, più intuitivo. Ma anche lui, tuttavia, dura poco, come d’altronde il successivo. Perché, se non lo si era capito subito, è soprattutto un gioco ad eliminazione. Non certamente una novità nel genere, ma come sempre, c’è modo e modo.

Al centro del film, e quindi di questa assurda battuta all’ospite, non c'è super originale idea di esseri umani che cacciano altri esseri umani, perché prima di iniziare a sparare, a questo gruppo elitario viene data la possibilità di ottenere e usare armi per far credere che è solo un gioco molto sportivo. Per un po’ tutto sembra andare avanti secondo i piani, ma lo spiazzamento arriva quando qualche “aspirante vittima” va fuori dallo schema previsto e i giochi, così, si aprono a prospettive imprevedibili. Come, per esempio, il personaggio di Crystal (Betty Gilpin), che, ci viene in mente, è forse il vero protagonista, dato che si rende conto che l'unica via d'uscita dalla sua situazione è dare la caccia e uccidere tutti gli altri, incluso quella che pare sia il capobanda. Questa è Athena (Hilary Swank), personaggio emblematico e feroce che sale sul podio della scena.
Come concezione credo possa essere considerato una pura idea di uno statunitense, cittadino che vede in casa le armi sin da quando ha l’uso della ragione e maneggiare un fucile lo ritiene normale. Difficile concepire un film del genere altrove. Prova ne è che la data di uscita del film venne posticipata a causa di una combinazione di circostanza e cioè l’ennesima sparatoria americana. E che sia una satira sociale che mira (ops!) allo stereotipo repubblicano-conservatore è lampante, anche se in patria pare ci siano state proteste anche da parte di chi, come i progressisti, la pensa in maniera opposta. Fatto sta che il film, pur essendo di solo 90 minuti, risulta perfino lungo, dal momento che è tratto da un racconto breve. Anzi, un reality selvaggio!

Il regista è Craig Zobel, che già si si era fatto notare con il più che provocatorio Compliance e poi per un altro film “estremo”, Sopravvissuti. Evidentemente è un autore che predilige temi molto particolari e ambientati in situazioni assurde, proprio come in questo caso. Qualche critico ha trovato il film interessante, io, nel mio piccolo, un po’ meno, non mi ha entusiasmato.









Commenti